Genova. I numeri della guerra esplosa, ancora, in Israele e Palestina, sono in continuo aumento, di ora in ora, tanto che iniziano a perdere parte del loro senso. Oltre 250, poi 700 morti da parte israeliana, 2500 feriti, 260 giovani vittime in un rave. Almeno 400 i palestinesi uccisi nella Striscia di Gaza e un numero indefinito di civili e miliziani nel territorio israeliano.
Una strage senza precedenti destinata a un’ulteriore escalation visto che domenica pomeriggio il consiglio di sicurezza guidato dal premier Benjamin Netanyahu ha attivato lo stato di guerra dopo gli attacchi subiti sabato da Hamas, il gruppo radicale palestinese della Striscia di Gaza che ha lanciato migliaia di razzi contro Israele e ha avviato un assalto via terra nelle cittadine israeliane al confine proprio con la Striscia. Hamas e l’esercito di Israele sono in scontro da ore, soprattutto nel sud del Paese, vicino alla Striscia ma i fronti potrebbero estendersi a macchia d’olio. E si ipotizza un attacco di terra, oltre che attraverso i bombardamenti, dalla portata devastante a Gaza nel corso delle prossime 24-48 ore.
Una situazione di estrema tensione che si ripercuote anche su Genova dove si è alzato il livello di attenzione per la possibilità di azioni terroristiche soprattutto nel caso l’esercito israeliano dovesse “sfondare” a Gaza.
Secondo le indicazioni date dal ministero dell’Interno, stamani si è svolto in prefettura un comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, al quale hanno preso parte oltre al prefetto, il questore, il comandante provinciale dei carabinieri, della guardia di finanza, il Comune di Genova e i rappresentanti della comunità ebraica.
La questura, attraverso la digos, già da sabato sta attuando la cosiddetta “vigilanza dinamica”. Non presidi fissi ma un occhio particolare e l’eventuale invio di squadre presso alcuni obiettivi sensibili.
Inutile dire che tra questi c’è la sinagoga di Genova, in via Bertora (dietro via Assarotti) dove si trova anche la sede dell’associazione Italia Israele Apai, ma osservata speciale è la casa del rabbino capo Giuseppe Momigliano, o di altre figure chiave per la comunità ebraica. C’è poi tutta una serie di aziende israeliane o che hanno relazioni con lo stato d’Israele (Leonardo, in primis, ma recentemente anche Iren).
Secondo uno studio della Camera di Commercio che risale allo scorso anno le imprese genovesi che hanno dichiarato di avere rapporti commerciali con Israele sono 42, per lo più concentrate nel settore della meccanica.
Intanto a Genova si moltiplicano le iniziative istituzionali di solidarietà nei confronti di Israele appunto. Nel fine settimana una scritta luminosa è comparsa sul ledwall del palazzo della Regione Liguria in piazza De Ferrari. La bandiera di Israele con la stella a sei punte sventola dalla finestra dell’ufficio di rappresentanza del sindaco di Genova.
Voce fuori dal coro quella dei vertici locali di Prc-Sinistra Europea: “La frase proiettata sul palazzo della Regione “Con Israele e con la democrazia” è in un ossimoro, solo un pietoso omaggio alla narrazione tossica occidentale, e statunitense in primis. Noi piangiamo tutte le vittime civili, ma la solidarietà va al popolo palestinese e a chi in Israele si batte per la fine dell’occupazione e dell’apartheid. Fermiamo questo interminabile massacro: costruiamo la pace sul rispetto dei diritti e della sicurezza dei popoli. Tutti, non solo di quelli amici”, afferma il segretario locale Giovanni Ferretti.