Genova. Venerdì 7 dicembre, il sindaco-commissario Marco Bucci lo ha ripetuto più volte, sarà portato in Procura a Genova il progetto per la demolizione del ponte Morandi. Il passaggio è fondamentale affinché i periti che collaborano con i pm possano capire, in base al piano di demolizione (esplosivi, smontaggi, tempistiche, logistica) come preservare al massimo i reperti necessari alle indagini ancora non raccolti e come farlo senza interferire con l’intervento stesso di demolizione.
La presentazione del piano di demolizione, però, contempla anche il fatto che ci sarà una scelta da fare, entro venerdì. E i giochi, attorno alla short list di progetti che il collegio di esperi ha presentato a Marco Bucci, si fanno più complicati. Perché in base al progetto che sarà scelto per la demolizione si potrebbe capire qualcosa di più di quello scelto per la ricostruzione.
Tenendo conto che i due soggetti dati favoriti – salvo sorprese – per la realizzazione del ponte di Genova sono la cordata Salini Impregilo-Fincantieri-Italferr e Cimolai, con le idee di viadotto delle due archistar Piano e Calatrava, è importante ricordare che i primi non hanno presentato un progetto di demolizione e ricostruzione complessivo (ma solo di edificazione, che necessiterebbe di 12 mesi di tempo dall’inizio dei cantieri) mentre i secondi sì.
E’ vero che se anche fosse scelta un’opzione di demolizione pura, e in questo caso le due cordate più papabili, sono quelle capitanate da un lato dalla Siag dall’altra da Vernazza, non è escluso che poi si potrebbe tirare in ballo comunque Cimolai (o altra azienda che abbia proposto anche la demolizione) per la seconda fase. Ma perché complicarsi la vita?
La scadenza di venerdì, quindi, è più importante che mai. E non solo per il futuro ponte. In base al progetto di demolizione si potrà anche capire come sarà definita la zona “arancione” dei cittadini e delle imprese interferite – lo ha spiegato oggi il sindaco – e quindi gli eventuali indennizzi previsti per loro.