Genova. Dopo l’allarme occupazione scatta la protesta. Sarà un lunedì di presidi in città, con i lavoratori di Wind-Tre a De Ferrari e gli autotrasportatori in sciopero che presidieranno i varchi portuali.
Solo qualche giorno fa Wind-Tre, primo operatore della telefonia mobile dopo la fusione tra Wind e H3G, ha annunciato nel nuovo piano industriale la cessione del ramo d’azienda dei call center. Un’operazione che coinvolge 900 lavoratori, 180 solo a Genova nella sede di via Pietro Chiesa a Sampierdarena. “Ci hanno spiegato che avrebbero già individuato l’azienda a cui appaltare il settore – aveva spiegato Sonia Montaldo, Slc Cgil – e che la scelta deriva dalla necessità di efficientare l’azienda visto che a fine anno arriverà sul mercato un quarto operatore con una politica di prezzi molto aggressiva. Ovviamente abbiamo respinto al mittente ogni ipotesi di cessione e già da domani proclameremo lo stato di agitazione a livello nazionale. Ovviamente a breve termine non c’è nessun rischio visto in caso di cessione di un ramo d’azienda i dipendenti passano tutti con il loro contratto all’azienda che acquisisce il ramo, ma ciò che è accaduto un anno fa con Almaviva non può non preoccupare”.
Per questo i dipendenti genovesi daranno vita ad un presidio in piazza De Ferrari, nelle vicinanze del negozio Wind. Si tratta della prima azione di protesta: negli scorsi giorni si sono svolte le assemblee dei lavoratori, che hanno deciso di aderire ad uno sciopero nazionale.
Sciopero che giù coinvolge l’autotrasporto. La protesta, proclamata da Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti, è nazionale e vuole contrastare le misure della Commissione Europea che intendono modificare la regolazione dei tempi di guida e di riposo per i camionisti ed escluderli dall’applicazione della Direttiva sui distacchi che varrebbe solo se il periodo speso dal conducente in un dato Paese supera i 5 giorni.
“In pratica – spiegano i sindacati – se le norme venissero applicate, il tempo di riposo settimanale passerebbe da 45 a 24 ore, estendendo il tempo di guida. Tale modifica impatterebbe negativamente sull’organizzazione del lavoro, sulle normative nazionali e sui tempi di vita e lavoro dei camionisti e quindi sulla sicurezza stradale. Accanto a questi problemi ve ne sono altri che potrebbero favorire la discriminazione sulla base della nazionalità, in termini di retribuzioni e condizioni di lavoro, incoraggiando le aziende meno virtuose ad utilizzare forza lavoro a basso reddito”.