Probema annoso

Allagamenti nel sottopasso di via Brin, Autostrade sotto accusa: “Scarsa manutenzione e opere inadatte”

Comune e Regione invitano la società a intervenire, Piciocchi minaccia sanzioni ma Aspi controbatte: "Il problema dipende da privati". Negli scorsi anni diverse persone hanno rischiato di annegare

Cronaca

Genova. Sarebbero imputabili ad Autostrade i continui allagamenti del sottopasso ferroviario di via Brin, a Certosa, episodi che si verificano praticamente ad ogni forte pioggia. È quanto risulta dalla relazione tecnica che il vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici Pietro Piciocchi ha letto in aula rispondendo a un’interpellanza presentata dal consigliere Francesco De Benedictis (Fratelli d’Italia). Nei giorni scorsi la Regione ha invitato formalmente la società ad attivarsi per risolvere il problema. Ma la direzione di tronco genovese respinge le accuse al mittente e segnala che l’origine della criticità è a monte, in un terreno privato su cui ad oggi è impossibile operare in via definitiva.

“Dopo l’ultimo evento alluvionale di circa un mese e mezzo fa abbiamo chiesto agli uffici di imprimere un’accelerazione per risolvere una problematica che dipende da una serie di situazioni di non corretta regimazione delle acque che si trovano a monte, in terreni privati, e addirittura risalgono alla costruzione della galleria dell’autostrada A7“, ha spiegato Piciocchi.

Il problema è legato all’urbanizzazione della valletta del rio Zella, incanalato all’incrocio tra via Mansueto e via Zella in un pozzetto collegato alla tombinatura. L’opera era stata eseguita da Anas e integrata poi da Autostrade con una vasca di trattenuta a monte quando è stato realizzato il raddoppio della A7 con la nuova galleria Zella, nel 1967. In occasione di forti precipitazioni, però, i detriti trasportati a valle ostruiscono il pozzetto e la vasca non funziona anche perché risulta ostruita a sua volta da materiale che dovrebbe essere rimosso per garantirne l’utilità. Un lavoro necessario di manutenzione periodica che invece non avviene, da quanto sostengono i tecnici.

In questo modo l’acqua stramazza su una proprietà privata, un’area di cantiere della ditta Sama Immobiliare, trascinando con sé fango e detriti che si riversano su via Mansueto e scendono fino a via Brin fermandosi nel sottopasso e trasformandolo in una piscina.

“Le competenze per intervenire sono regionali – ha aggiunto Piciocchi -. Nei giorni scorsi si è tenuto un sopralluogo da parte della polizia regionale. Gli interventi devono essere eseguiti da Aspi, noi continueremo a insistere con gli strumenti sanzionatori a nostra disposizione finché il problema non sarà risolto”.

Come riportato dai tecnici del settore Difesa del suolo della Regione, intervenuti sul posto lo scorso 22 marzo insieme al Comune e alla polizia locale, le vasche realizzate a monte della tombinatura non sarebbero nemmeno idonee perché “le opere di trattenuta, oltre a dover essere regolarmente oggetto di manutenzione, devono essere dimensionate in modo da garantire il contenimento” della portata di piena.

Per cui, si legge nella comunicazione inviata ad Autostrade, “è assolutamente necessario” che la società predisponga “adeguate opere di intercettazione del materiale nelle zone di imbocco e/o eventuali vasche di sedimentazione a monte”, oltre a “provvedere alla regolare manutenzione delle stesse nonché della tubazione”. Il Comune di Genova, d’altra parte, ha sempre la facoltà di intervenire “al fine di prevenire e di eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana” addebitando poi i costi ad Aspi.

Autostrade, però, contesta in parte la ricostruzione dei tecnici di Comune e Regione. “La società è proprietaria solo di un sotto-attraversamento di 30 metri che si allaccia alla condotta comunale – spiegano dalla direzione -. In occasione di fenomeni meteo molto intensi scendono dal versante grandi quantità di materiale detritico e solido, compresi alberi e rami, provenienti da una zona di proprietà privata adibita peraltro a stoccaggio di materiale con baracche fatiscenti. Ogni anno eseguiamo pulizie profonde, anche in aree non di nostra competenza, ma in seguito a forti piogge è inevitabile che si crei subito un tappo“.

Nei prossimi giorni Autostrade (che non era stata invitata al sopralluogo dello scorso 22 marzo, ma ha partecipato a una seconda ricognizione sul posto il 5 aprile) risponderà alla Regione per proporre un’opera di mitigazione che risolva definitivamente il problema, ma lo scoglio è rappresentato proprio dalla proprietà dei terreni soprastanti al tracciato autostradale. Possibili soluzioni? Un esproprio o un vincolo di servitù per poter realizzare i lavori e impedire una volta per tutte che il rio Zella esondi per le strade di Certosa.

Insomma, una storia non diversa da molte altre sul territorio genovese, con rimpalli di responsabilità e complicazioni che sorgono puntualmente ogni volta che siano coinvolte proprietà private. Oltre ai disagi per la viabilità, spesso l’allagamento del sottopasso è stato fonte di pericoli per la cittadinanza. Nel novembre 2019, durante un nubifragio notturno che aveva messo in ginocchio la Valpolcevera, i sommozzatori dei vigili del fuoco avevano salvato ben sette persone che rischiavano di annegare. Nell’ottobre 2021 un altro uomo era stato messo in salvo dai pompieri.

 

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