Genova. Solitamente vengono avvistate tra la fine di aprile e i primi giorni di maggio, periodo in cui avviene il cosiddetto “Bloom”, la fioritura dovuta al periodo riproduttivo. Il cambiamento climatico, tra le altre cose, ha però rivoluzionato i cicli di vita di moltissimi organisimi, comprese le “velelle”, idrozoi simili alle meduse che ogni anno tingono mare e spiagge di blu e in alcuni casi preoccupano, perché vengono scambiate per chiazze di petrolio.
Le velelle, conosciute anche come “barchette di San Pietro”, sono già state avvistate lungo le coste liguri, al largo di Pegli e a Ceriale in particolare. Le ha notate Arpal, che monitora il macrozooplancton gelatinoso, tra cui la Velella veletta, nell’ambito delle attività legate alla Strategia Marina, una direttiva comunitaria che si basa su un approccio integrato e si propone di diventare il pilastro ambientale della futura politica marittima dell’Unione Europea.
Il monitoraggio di Arpal ha cadenza bimestrale lungo 4 assi localizzati tra 3 e 12 miglia nautiche dalla costa davanti a Vado ligure, Genova Voltri, Portofino e Punta Mesco. In caso di avvistamento, gli operatori hanno il compito di annotare coordinate, data e ora, condizioni meteo-marine, specie osservate, abbondanza, densità e tipo di aggregazione.
Proprio nel corso del monitoraggio dello scorso weekend, i tecnici hanno appunto avvistato le caratteristiche “chiazze” bluastre cui questi idrozoi danno vita quando risalgono dalle acque profonde, seguendo le correnti, dopo il ciclo riproduttivo. In anticipo rispetto al solito, dunque, anche se non deve sorprendere: durante i monitoraggi svolti per la Marine Strategy a febbraio ne erano state avvistate già molte, soprattutto tra le 6 e le 12 miglia nautiche.
La “Velella velella” è una parente stretta delle meduse, per la precisione un idrozoo, che forma colonie di polipi galleggianti. È caratterizzata dal colore blu, che le fornisce una schermatura alla luce ultravioletta, e da una piastra chitinosa con la caratteristica “vela” sopra. Il diametro di una singola velella misura pochi centimetri, ma l’aggregazione tra diverse unità forma grandi chiazze bluastre che si estendono sulla superficie marina anche per chilometri.
Contrariamente a quanto si possa pensare accomunandola alle meduse, non è urticante, e dunque entrarvi in contatto non provoca danni. Il successivo spiaggiamento a riva provoca però odori sgradevoli legati alla decomposizione.