La nuova norma

Aggressioni ai sanitari, ora si procede senza denuncia. L’Ordine: “Episodi in crescita e il sommerso è enorme”

Pubblicato in gazzetta il decreto che consente di procedere d'ufficio per lesioni ai danni di medici e infermieri. Il presidente dell'ordine delle professioni infermieristiche di Genova: "Necessario comunicarlo chiaramente ai cittadini"

infermiera

Genova. Gli episodi di violenza a danno del personale medico sanitario diventano ufficialmente episodi per cui è possibile procedere d’ufficio, ovvero a prescindere dalla decisione del professionista di sporgere denuncia.

Lo prevede il decreto legislativo 31 del 19 marzo 2024, che modifica il codice penale in tema di procedibilità d’ufficio per il reato di lesioni personali e di procedibilità a querela del reato di danneggiamento. Il testo è stato pubblicato in gazzetta, il che significa che le modifiche diventano immediatamente esecutive: l’autorità giudiziaria potrà avviare l’azione o il procedimento senza richiesta formale o denuncia anche nel caso di lesioni personali ai professionisti sanitari, sia che si tratti di lesioni lievi sia gravi o gravissime.

Una decisione importante a tutela di infermieri, operatori sociosanitari e medici quotidianamente oggetto di aggressioni sia fisiche sia verbali durante lo svolgimento del loro lavoro. Secondo una recente ricerca commissionata dalla Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, nel 2023 sono stati 126mila gli infermieri che hanno subìto aggressioni fisiche e verbali, con una media di 10-12 episodi l’anno per circa la metà del campione preso in considerazione (460.000 infermieri). Di questi la maggior parte sono infermiere (il 72%), e nel 90% dei casi la violenza si è consumata nell’ambito del servizio sanitario pubblico, e dunque pronto soccorso (il 42%), reparti ospedalieri e ambulatori.

Numeri che rispecchiano quanto accade anche in Liguria, dove una decina di giorni fa si è registrato l’ultimo caso: tre infermieri aggrediti da una donna che, all’ospedale Galliera, ha dato in escandescenze perché non veniva visitata. Soltanto l’ultimo, appunto, di una lunga lista di episodi simili: un mese prima era successo all’ospedale San Martino, vittime due oss e un infermiere. E la lista è ancora lunga.

“A livello di ordine professionale siamo contenti per questo sviluppo ulteriore che il decreto ha determinato attraverso la procedibilità d’ufficio – dice Carmelo Gagliano, presidente dell’ordine delle professioni infermieristiche di Genova – gli episodi di violenza sono in costante crescita, e occorre intervenire in modo puntuale con questo nuovo strumento e dare anche contestualmente notizia ufficiale delle conseguenze cui si va incontro e delle misure che le aziende ospedaliere o la Regione intraprendono contro chi se ne rende responsabile”.

Gagliano chiarisce che per un singolo episodio di violenza che viene alla luce tramite denuncia, una decina d’altri finiscono nel dimenticatoio. Questo perché, spiega, “noi infermieri in prima persona non riteniamo di dover sempre procedere con la denuncia, perché in molti casi gli autori sono persone che non stanno bene. Diciamo che in questi casi lo riconosciamo come parte del lavoro, e salvo casi particolari il nostro impegno deontologico ed etico è di valutare attentamente questi fenomeni prima di procedere, il che significa che sono sempre sottostimati. Campagne mediatiche in questo senso sarebbero ugualmente utile, soprattutto perché capita spesso che gli autori della violenza contro i professionisti sanitari non siano pazienti, ma accompagnatori, familiari o caregiver”.

La carenza di personale nelle strutture è ovviamente un fattore determinante nella prevenzione degli episodi di violenza: “È indispensabile intervenire per ristabilire le dotazioni di personale che serve nei servizi – conferma Gagliano – e bisogna poi intervenire con strumenti sociali per far sì che le persone che in modo non appropriato arrivano in pronto soccorso vengano dirottati verso strutture più adeguate alle loro necessità. A volte le persone che esercitano violenza sono persone che soffrono di una qualche forma di disagio sociale più che clinico, come la solitudine, l’abbandono o l’assunzione di sostanze stupefacenti. Tutti però arrivano in pronto soccorso, ma servono strumenti sociali. Il servizio sociosanitario, d’altronde, deve dare risposte integrate”.

Una piaga, quella della violenza sugli operatori sanitari, che ha ricadute pesanti non soltanto su chi la subisce ma sull’intero sistema: “Nel 40% dei casi i colleghi che sono stati vittime di episodi di violenza dicono che hanno avuto difficoltà a riprendere il lavoro – conclude Galliano – nel 45% è subentrato il pensiero di abbandonare la professione. È importante che si intervenga in modo puntuale e immediato per applicare il nuovo decreto per evitare dimissioni in un settore che già è in carenza di personale”.

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