Accoglienza

Migranti del cas dei Camaldoli, la protesta si allarga: “Vogliamo i documenti per poter lavorare” fotogallery

Circa 80 dei 120 migranti ospitati in struttura hanno manifestato davanti alla prefettura, mentre sale le preoccupazione per i residenti del quartiere

Genova. Questa mattina, sono tornati a protestare davanti alla prefettura di Genova i migranti ospitati presso la Cas (Centro accoglienza straordinaria) di Quezzi-Camaldoli, che, come fatto durante la prima protesta dello scorso lunedì, chiedono migliori condizioni e, soprattutto, maggiore chiarezza per l’ottenimento dei documenti provvisori necessari per lavorare e ottenere cure mediche.

La protesta questa volta ha visto circa un’ottantina di persone presentarsi in maniera autonoma davanti al palazzo del Governo, con decine di cartelli in mano con sopra scritte le proprie richieste: “Vogliamo i documenti, siamo qua in Italia da sette mesi e non abbiamo ancora i documenti provvisori che ci servono per lavorare – ci raccontano – alcuni di noi un lavoro lo hanno già trovato ma non possono iniziare perchè non ci sono ancora i documenti“. Documenti dei quali l’iter sembra essersi ‘incagliato’ da qualche parte. “Ci serve anche la tessera sanitaria che ancora praticamente tutti noi non abbiamo – spiegano – cosa che non ci permettere di accedere alle cure che ci servono. Sappiamo che in altri contesti a nostri amici o famigliari questi documenti sono stati fatti dopo poche settimane, permettendo a loro di iniziare a lavorare e curarsi quando serve”.

Nel gruppo ci sono persone che arrivano da diversi paese africani, ognuno con la sua storia di sofferenza e dolore. Ma oggi sono qui, chi con la famiglia, chi da solo, e in Italia vorrebbero rimanere per poter lavorare e costruirsi un futuro degno di essere chiamato tale: “Vorremmo imparare l’italiano ma non ci sono corsi per noi così è impossibile integrarci – sottolineano parlandoci in un misto di francese, italiano e inglese – Alcuni di noi sono otto mesi che sono qua, ma nessuno ha dato la possibilità di imparare l’italiano. Come possiamo integrarci in questo modo?”.

Il presidio, durato oltre tre ore, si è concluso con l’incontro di alcuni di loro con il vice prefetto Stefano Piccolo, che ha raccolto tutte le lamentele portate dai migranti, attivandosi per trovare soluzioni. Secondo quanto trapelato il problema principale riguardo la lentezza per l’ottenimento dei documenti previsti sarebbe il ‘collo di bottiglia’ presso gli uffici della questura, il cui personale in questi mesi sta affrontando una mole inedita di lavoro, con un organico probabilmente sottodimensionato rispetto alle esigenze.

All’incontro erano presenti anche alcuni responsabili della cooperativa Kcs Caregiver, che gestisce il Cas dei Camaldoli, e che in questi giorni è stata criticata dagli stessi ospiti per le modalità di conduzione della struttura. A margine dell’incontro i presenti non hanno lasciato dichiarazioni, ma nel pomeriggio è arrivata una nota stampa, che riportiamo integralmente (QUI IL LINK).

Presente anche Luca Bonfiglio di Genova Solidale, l’associazione che da tempo è in prima linea per aiutare i tanti migranti presenti in città nel difficile percorso dell’integrazione, e che si è attivata subito alla luce delle prime proteste raccontate da Genova24 in questi giorni: “Abbiamo messo a disposizione la nostra rete solidale, abbiamo vestiti e cibo da dare e, soprattutto, la possibilità di organizzare corsi di italiano per queste persone, cosa che abbiamo già fatto con successo in altri quartieri – spiega – Oltre a intervenire coi migranti a noi preme evitare che ci siano ricadute sui quartieri e che i cittadini genovesi non si trovino travolti da situazioni non gestite come si dovrebbe. Bisogna evitare che la situazione esploda, dentro e fuori la struttura, siamo qua per questo“.

E proprio dal territorio continuano ad arrivare grida d’allarme per una “convivenza” considerata troppo stretta e difficile da parte dei residenti: “Ci sentiamo abbandonati – spiegano ancora una volta a Genova24 – non sappiamo cosa stia succedendo e per quanto questo andrà avanti. Abbiamo paura. Crediamo che mettere oltre cento persone in una struttura del genere in un posto del genere sia stata una scelta sbagliata e che rischia di compromettere gli equilibri di questo angolo di città”. Sull’onda di queste proteste è stata presentata una interrogazione presso il consiglio municipale, a firma di Fabrizio Ivaldi del Pd, Maria Teresa Ruzza di Noi con Ferrante, Gabriele Ruocco della lista Rossoverde ed Enrico Davico di Genova Civica, per chiedere conto della situazione interna ed esterna alla struttura.

leggi anche
Protesta Migranti
Accoglienza
Migranti protestano sotto la prefettura: “Poco cibo e ricatti”. La cooperativa: “Nulla di vero”
fogna via del palazzo quezzi
Disagi
La fogna invade l’antica creuza, residenti in rivolta a Quezzi: “Nessuno fa niente, ci sentiamo abbandonati”
cas camaldoli
La risposta
Cas dei Camaldoli, la replica di Kcs: “Nostra prestazione efficace ed efficiente. Inclusione è reciprocità”
migranti cas camaldoli
Promessa mantenuta
Un camion di vestiti per i migranti dei Camaldoli: la prima missione di Genova Solidale

Per favore, disabilita AdBlock per continuare a leggere.

Genova24 è un quotidiano online gratuito che non riceve finanziamenti pubblici: l’unica fonte di sostegno del nostro lavoro è rappresentata dalle inserzioni pubblicitarie, che ci permettono di esistere e di coprire i costi di gestione e del personale.
Per visualizzare i nostri contenuti, scritti e prodotti da giornalisti a tempo pieno, non chiediamo e non chiederemo mai un pagamento: in cambio, però, vi preghiamo di accettare la presenza dei banner, per consentire a Genova24 di restare un giornale gratuito.