Il punto

Ostello della Gioventù, Linea Condivisa: “Atto che condanniamo, ma per favore non tiriamo in ballo il fascismo e la xenofobia”

"L’episodio va certamente stigmatizzato e occorre uno sforzo pedagogico per spiegare ai nostri giovani che non sono queste le soluzioni, ma le dinamiche di gruppo sono ben note da decenni"

linea condivisa

Genova. “L’episodio di lunedì sera va inserito in una logica di ‘rappresaglia’ di gruppo – commenta Vincenzo Palomba, consigliere del municipio I centro est per Linea Condivisa – non serve essere dei pedagogisti per capire che i ragazzi colpevoli dell’irruzione si sono voluti vendicare di episodi precedenti di aggressione avvenuti nel quartiere in queste settimane e che, verosimilmente, hanno avuto come protagonista qualche ospite dell’ostello. L’episodio va certamente stigmatizzato e occorre uno sforzo pedagogico per spiegare ai nostri giovani che non sono queste le soluzioni, ma le dinamiche di gruppo sono ben note da decenni”.

“La logica di quartiere dell’autodifesa del gruppo nei confronti dei suoi membri e il senso di appartenenza –continua Palomba- non sono estranei alla sociologia e alla psicologia almeno dai tempi di Kurt Lewin; semmai è da stigmatizzare la “soluzione” che, in questo caso, il gruppo ha agito. E qui sorge il problema del vuoto educativo. Ma per cortesia, non si tiri fuori l’odio xenofobo o reminiscenze fasciste che nulla hanno a che fare con l’episodio in questione”.

“Se continuiamo a spostare il focus su una certa narrazione – suggerisce Gianni Pastorino, consigliere regionale di Linea Condivisa -, continueremo ad essere distanti dall’analisi del problema e, soprattutto, dalle sue possibili e auspicabili soluzioni. Perché non parliamo piuttosto di ripensare tutti insieme ad un sistema di tutela dei minori, stranieri o autoctoni che siano, in stato di povertà educativa? Perché non apriamo un dibattito foriero di soluzioni operative sul “vuoto educativo” in tema dei valori fondanti di una comunità?”

“Ci sembra sinceramente che si cerchi di cavalcare l’onda ideologica, da una parte e dall’altra, senza voler focalizzarsi sul tema principale – interviene Rossella D’Acqui – un sistema di welfare del futuro capace di rispondere a queste nuove istanze sociali e in grado di superare l’eterna logica dell’agire “in emergenza”, parola fin troppo abusata che, in qualche modo, giustifica le deficienze progettuali e la mancanza di tempistica nel superamento della stessa”.

“Crediamo che, trattando gli episodi con questo taglio, si possa contribuire a ingenerare proprio quello che si vuole evitare, l’ostilità nei confronti dell’altro, e di questo non abbiamo bisogno: la xenofobia e il fascismo hanno dinamiche molto precise che nulla hanno a che vedere con l’episodio dell’altra sera, riconducibile ad “una rappresaglia” di gruppo – dice Linea Condivisa – Oregina è un quartiere ospitale e accogliente con un forte radicamento –come in tanti altri quartieri del Centro Est- di residenti che vivono il territorio e vogliono migliorarlo. Allora da un episodio negativo, cerchiamo di compattarci, ritrovare il senso di una comunità educante e aiutare le istituzioni in una migliore analisi dei territori per soluzioni sostenibili e sempre più efficaci alle nuove sfide sociali che si presenteranno”, chiosa Palomba.

“Un ragionamento conclusivo va fatto anche sui lavoratori del sociale, educatori ed educatrici che si trovano spesso “in trincea” all’interno di progetti poco strutturati e con risorse insufficienti.
E’ indebito, in questi casi, accusare gli educatori e le educatrici di scarsa attenzione e sorveglianza- osserva Linea Condivisa- qualcuno ci spieghi come è possibile gestire un gruppo di persone, in questo caso minori che non parlano neanche l’italiano, che è arrivato a raggiungere un numero tra i 40 e i 44, con due operatori in turno?”.

“Per questo – aggiunge Alessandro Sgambati, coordinatore, insieme a Cesira Bertoni,del gruppo delle Politiche Sociali di Linea Condivisa- come Linea Condivisa da tempo cerchiamo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei lavoratori del sociale, operatori ed operatrici la cui azione è indispensabile nella tutela di soggetti disagiati e nella prevenzione di futuri danni sociali: un lavoro che dovrebbe essere più valorizzato da tutti, non soltanto in termini di riconoscimento economico, ma anche e soprattutto come ruolo attivo e fondamentale nella costruzione di una società più giusta e sicura”.

“Da qualche tempo abbiamo lanciato un questionario riferito a questa categoria- riferisce Sgambati- e ne è emerso un quadro di lavoratori sfiduciati e poco gratificati, che richiedono più formazione e più risorse ma soprattutto di essere riconosciuti nel loro sforzo e nel loro valore professionale.
Perché, è bene ricordarlo, dal mondo dell’educativa e della didattica dipende il futuro dei nostri giovani- conclude Rossella D’Acqui.

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