Genova. Durante la conferenza stampa di fine anno, a dicembre, il sindaco di Genova Marco Bucci aveva annunciato che la data di riapertura della discarica di Scarpino sarebbe stata il 1 maggio 2018. Quel termine era stato poi spostato a giugno, e ancora a fine luglio – queste almeno le ultime stime ufficiali – a causa di alcuni ritardi nei lavori, avevano spiegato da Amiu, legati soprattutto al maltempo.
Oggi, 25 luglio, a pochi giorni dalla fine dell’ennesimo mese di attesa e mentre il sindaco Bucci cerca di godersi la sua settimana di ferie, la discarica resta chiusa e secondo i rumor più ottimistici non riaprirà i battenti per un’altra ventina di giorni, per altri si potrebbe andare ai primi di settembre.
La chiusura dell’impianto sulle alture di Sestri Ponente, dal 2014, a causa delle fuoriuscite di percolato e della sospensione dell’autorizzazione per mancanza dei requisiti minimi previsti dalla legge ha provocato un incremento delle tariffe Tari pagate dai cittadini per smaltire i rifiuti fuori Regione negli ultimi anni. Ed è per questo che gli ulteriori ritardi rispetto agli annunci della politica hanno suscitato la preoccupazione della minoranza a palazzo Tursi.
I gruppi di opposizione in consiglio comunale hanno sottoscritto la proposta della capogruppo del Pd Cristina Lodi di convocazione di una seduta del consiglio comunale monotematica sul “tema dello smaltimento dei rifiuti della città di Genova, sullo stato progettuale dell’impiantistica industriale necessaria al trattamento dei rifiuti e sugli investimenti per l’utilizzo della discarica di Scarpino”.
Il documento, se fosse consegnato al presidente del consiglio comunale Alessio Piana obbligherebbe l’amministrazione a convocare la seduta entro 20 giorni, quindi il 12 agosto. “Siamo pronti a mettere questa richiesta in un cassetto – spiega Cristina Lodi – se sarà invece convocata una commissione, in loco a Scarpino o anche in aula, sugli stessi temi, come la auspichiamo da mesi”. L’assessore all’Ambiente Matteo Campora avrebbe dato l’assenso per tenerla il 6 settembre. Troppo tardi, per Pd, M5S, Lista Crivello e Chiamami Genova. Poche settimane fa la commissione comunale avente a oggetto il “piano industriale” di Amiu non ha portato le risposte attese dai dem e dagli altri consiglieri di minoranza.
Più volte da Amiu hanno spiegato che dopo l’ottenimento del via libera all’apertura da parte della conferenza dei servizi (arrivato all’inizio di maggio) di fatto il ciclo dei rifiuti è già ripartito, come se Scarpino fosse aperta. In sostanza, la spazzatura che è stata raccolta quella data in poi, una volta opportunamente trattata e separata in altri impianti fuori Genova, sarà conferita a Scarpino. Non è chiaro però – ed è quello che si chiedono dalla minoranza – se completamente senza extracosti o se le più lunghe attese peseranno sui conti di Amiu.
Dal 2014 lo smaltimento fuori Regione dei rifiuti a causa della chiusura della discarica di Scarpino ha provocato uno squilibrio di circa 30 milioni. Il conferimento fuori regione, in particolare le circa 700 tonnellate di indifferenziata al giorno, ha un costo di 150 euro a tonnellata.
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