Genova. E’ come se, prima di partire per un viaggio verso una meta lontana, per la pigrizia di non studiare bene il percorso, ci si trovasse a vagare su strade a caso, sprecando tempo e benzina, senza arrivare mai alla meta. E ci si lamentasse pure. Non è una metafora esatta, naturalmente, ma si avvicina molto a quello che molti cittadini stanno facendo – o meglio, non stanno facendo – in tema di ciclo dei rifiuti. A Genova la raccolta differenziata nel 2017 si è attestata attorno al 34,22%. Il sindaco Marco Bucci ha dichiarato che l’obbiettivo (molto ambizioso) di fine 2018 è avvicinarsi quanto più al 50% (servirebbe un bello scatto, nel 2016 la percentuale era del 32,89%).
Perché il fatto che la differenziata sia ancora così bassa incide moltissimo sui costi di Amiu, l’azienda partecipata che si occupa della raccolta e smaltimento dei rifiuti. E, con un effetto domino inevitabile, anche sulle bollette della Tari.
Ecco perché un sacchetto gettato nel bidone dell’indifferenziato, come quello che vedete nella foto qui sotto – con carta, plastica e cibo mescolati in un unico cocktail – non ha alcun senso. Né dal punto di vista ambientale, né economico. E un gesto quasi autolesionista da parte del cittadino.

Amiu, da qualche settimana, ha implementato il numero di cassonetti, medi e grandi, destinati alla raccolta dell’umido. Scarti alimentari, materiale derivato dal giardinaggio, scottex e fazzoletti usati, tutto materiale che oggi finisce nel sacchetto dell’indifferenziata è che invece potrebbe far schizzare in alto i livelli di differenziata. “Quando parliamo di indifferenziata – spiega Tiziana Merlino, 44 anni, direttore di Amiu dal 2017 dopo il cambio della guardia in Comune a Genova – in realtà dovremmo parlare di residuo, perché sono davvero minime le cose che non possono essere riciclate, invece molte persone hanno ancora l’abitudine a gettare tutto assieme”.
Il conferimento errato, peraltro, può essere sanzionato. Nel 2017 sono state fatte 206 multe per “mancata differenziata” a cittadini sorpresi a buttare, per esempio, carta e plastica insieme. Inoltre da qualche mese oltre agli 8 operatori di polizia amministrativa altri 40 addetti. Ma la strategia di Amiu – almeno per ora – non è quella di fare terrorismo”a suon di multe (che comunque aumenteranno), ma quella di far passare il messaggio che differenziare è “figo”. Serve, secondo Merlino, un vero cambio di prospettiva. “A partire dallo smantellamento dei falsi miti – afferma – non è vero che per differenziare serve tanto spazio in casa, non è vero che non ci sono contenitori per strada, non è vero che tanto finisce tutto a Scarpino”.
Per ora, peraltro, a Scarpino non finisce alcunché. Ma i rifiuti, pre-trattati e controllati, torneranno presto nella discarica chiusa dal 2014. “Attenzione – avverte la direttrice di Amiu – Scarpino non è la panacea di tutti i mali”.
Certo, se Amiu non dovrà smaltire più altrove il rifiuto indifferenziato trattato potrà cessare di spendere centinaia di euro a tonnellata, al giorno, per portare la “rumenta” di Genova altrove. Ma l’obbiettivo è utilizzare la discarica sempre meno.
Ma se il primo passo è convincere, abituare, i genovesi a differenziare e a considerare il rifiuto una risorsa, e uno strumento per ottenere bollette Tari meno pesanti – il secondo passo sarà quello di insegnare loro a differenziare “bene”. Sì, perché i dati recentemente pubblicati da Arpal e Regione Liguria indicano come la qualità della differenziata sia piuttosto bassa. In soldoni, secondo la legge regionale sui rifiuti il materiale che finisce nei cassonetti gialli, blu, marroni, bianchi e così via, deve poi essere inviato davvero a riciclo almeno per il 40% dell’ammontare complessivo (45% per i Comuni che non sono Genova). Il mancato raggiungimento di questo obbiettivo comporta un costo aggiuntivo di 25 euro a tonnellata in più inviata invece a discarica.
A Genova ci sono alcune frazioni merceologiche – come umido e plastica – dove l’effettivo riciclo avviene rispettivamente per il 23,2% e il 19,6%. Come se solo 1 bottiglia di plastica su 5 diventasse plastica riciclata e le altre 4, pressate e compattate, finissero “a Scarpino”. Male anche i metalli, effettivamente riciclati al 23,7%. Mentre carta e cartone hanno valori buoni (56,4% e 71,3%). Il dato medio, che include anche il legno, è di circa il 41%. Per un pelo.

Amiu sta premendo l’acceleratore sulla raccolta dell’umido. “Nel 2017 ne abbiamo raccolte 14 mila tonnellate – continua Tiziana Merlino – l’obbiettivo è arrivare a 47 mila, ovvero 76 chili procapite. E’ possibile, visto che stiamo collocando 1300 nuovi cassonetti marroni in tutta la città, in aggiunta ai circa 2000 esistenti”. Si tratta solo di iniziare a differenziare. Come se fosse un gioco a premi (e un po’ lo è).
Amiu ha distribuito, e sta continuando a farlo, in queste settimane, i bidoncini forati per raccogliere adeguatamente il rifiuto organico a casa. Dopo la Val Bisagno, il Centro Est (Oregina, Castelletto, Lagaccio), il Centro Ovest (Campasso, San Teodoro, Fossato), il Levante (Quarto, Sturla, Bavari, San Desiderio, Borgoratti e Apparizione), la Valpolcevera (Certosa, Teglia, Borzoli) e la Bassa Valbisagno (San Fruttuoso, Marassi, Quezzi), dopo la metà di agosto si procederà con il Medio Ponente (Cornigliano e Campi) e con il Medio Levante (San Martino e Albaro). I mastelli si possono ritirare, fino a esaurimento, nelle sedi dei municipi e presso le farmacie comunali, ma per differenziare l’umido si possono utilizzare anche gli appositi sacchetti in materiale organico (in vendita in qualsiasi supermercato, si possono utilizzare anche quelli che è ora obbligatorio pagare per comprare frutta e verdura).