Genova. La Liguria potrebbe finire in zona arancione la prossima settimana? “È possibile ma speriamo di no”. Il presidente Giovanni Toti conferma così i timori legati all’aumento di contagi registrato in questi giorni, già anticipato dal trend dell’ultimo monitoraggio Iss che consente di restare un’altra settimana in zona gialla ma con dati in peggioramento.
“Abbiamo una situazione molto fluida – spiega Filippo Ansaldi, direttore della prevenzione di Alisa -. Il virus sta circolando di più rispetto alle settimane scorse. Ora rileviamo un Rt vicino a 1 con ondulazioni piccole ma sensibili agli indicatori. In questo momento il rispetto delle misure sociali e fisiche è fondamentale”.
Nella settimana 25-31 gennaio l’indice Rt sintomi era tra 0,89 e 1,00 mentre i posti letto occupati erano sotto i livelli critici (29,8% di pazienti positivi in area medica e 36% in terapia intensiva). Ma i dati che decideranno l’ingresso o meno in zona arancione alla fine della prossima settimana saranno quelli di inizio febbraio. E le sensazioni non sono molto buone.
Ma a cosa è dovuta la crescita dei contagi? “Senza dubbio è trainante la situazione nell’Asl 1 imperiese – continua Ansaldi – In questo momento in Costa Azzurra, nella vicina Francia, ci sono due fenomeni preoccupanti, un’elevata circolazione e un’elevato impatto, e in aggiunta una circolazione di varianti a elevata contagiosità. Dobbiamo stare particolarmente attenti“.
Anche per questo la Regione sta pensando di riservare le prime dosi del vaccino AstraZeneca ai transfrontalieri che giornalmente si spostano attraverso il confine di Ventimiglia, “per evitare che possano diventare un veicolo di contagio”, specifica Toti. Al momento non ci sono ancora indicazioni certe sulla presenza di varianti diverse da quella inglese in Liguria: “I nostri lavoratori stanno facendo uno sforzo notevole per rispondere alle esigenze nazionali. Entro giovedì prossimo dovremo sequenziare circa 150 campioni, sarà un’impresa importante“, ha concluso Ansaldi.