Genova. Parlarne oggi è quasi fantascienza, ma in un mese possono cambiare tante cose. Ed è quello che sperano in fondo gli organizzatori del luna park di Genova, dal 1962 una presenza ininterrotta alla Foce nel period⁶o delle feste natalizie, quest’anno messo seriamente in dubbio dall’emergenza coronavirus. Un’incertezza pressoché totale che tuttavia non impedisce di immaginare soluzioni alternative per non rinunciare ai tradizionali baracconi.
“Noi ci stiamo pensando – conferma Amedeo Zanetti, portavoce del consorzio – e stiamo trattando con gli uffici del Comune di Genova per arrivare a tenere la manifestazione. Quello che potremmo mettere in campo sono i protocolli che abbiamo già utilizzato in altre occasioni quest’estate. Ad esempio a Bergamo, una delle città più colpite, tra agosto e settembre si è tenuto un grande luna park con un centinaio di attrazioni e da quanto ci risulta non ha causato nessun contagio”.
Ovviamente i conti bisogna farli prima con l’oste, e cioè col governo. Che al momento vieta espressamente, attraverso il Dpcm in vigore fino al 3 dicembre, l’attività dei “parchi tematici e di divertimento“. In verità appare molto difficile una retromarcia entro le prossime settimane – soprattutto alla luce delle raccomandazioni degli scienziati per un Natale sobrio onde non vanificare gli sforzi fatti finora – ma non è escluso che il pressing dei giostrai possa sortire qualche effetto a Roma.
Anche perché quello di Genova, considerato il luna park mobile più grande d’Europa, impiega solitamente circa 400 lavoratori suddivisi in 140 attrazioni. “Se riusciremo a organizzarlo, però, ce ne saranno meno perché dovremo lasciare più spazi liberi per far circolare le persone – osserva Zanetti -. L’anno scorso occupavamo 27mila metri quadrati, abbiamo calcolato che dovremmo rinunciare a circa 3mila. Con gli uffici preposti abbiamo concordato che questa eventuale presenza non venga conteggiata ai fini delle graduatorie: chi c’è non guadagna niente, chi non c’è perché resta escluso o perché decide di rinunciare non perde niente”.
Venerdì è previsto un incontro in videoconferenza tra i rappresentanti del comitato, il sindaco Marco Bucci e l’assessore ai grandi eventi Paola Bordilli. “Aspettiamo che il governo ci dica cosa fare – afferma Bordilli che ha già scritto ad Anci per sollevare la questione delle manifestazioni natalizie -. Noi non abbiamo mai applicato ulteriori restrizioni rispetto a quelle già decise a livello nazionale o regionale. Non abbiamo voluto bloccare ciò che era fattibile e non intendiamo farlo in futuro. Però, se esistono certi vincoli da rispettare, noi dovremmo essere in grado di saperlo prima in modo da essere pronti. Anche perché Genova è una città particolare dal punto di vista geografico”.
Ma quali potrebbero essere le regole per un luna park a prova di Covid? Ovviamente mascherine obbligatorie, misurazione della temperatura all’ingresso e numero chiuso con accessi contingentati. Ogni attrazione deve essere sanificata a intervalli regolari e anche a bordo va garantito il distanziamento. “Se una giostra aveva 40 posti, ad esempio, noi ne facevamo occupare 20 – spiega Zanetti ricordando le esperienze estive in Lombardia -. Avevamo incaricati che alleggerivano la presenza di persone che si fermavano a guardare davanti alle giostre invitandoli ad allontanarsi”.
Tutte misure che avrebbero un costo per gli operatori, sia per le attrezzature e il personale necessario sia per l’inevitabile calo di presenze che ne conseguirebbe. “Per questo chiederemo al Comune che ci venga incontro – anticipa ancora Zanetti – e presenteremo le nostre richieste al sindaco”. Insomma, l’intenzione non manca ma la strada è in salita. “Se ci saranno le condizioni, saremo contenti di tornare a Genova. Se da qui ai primi di dicembre le cose dovessero peggiorare, non sarà colpa di nessuno, ma dovremo rinunciare”.