L'ordinanza

Telefonini criptati e ‘pizzini’ al padre: così dal carcere di Marassi Gabriele Puleo organizzava le spedizioni di droga dalla Colombia

E' andato avanti per sei anni fino al trasferimento improvviso nel carcere di Alessandria dove non ha più i mezzi per comunicare con l'esterno e i traffici si fermano

telefonini, carcere marassi

Genova. Tra il suo arresto avvenuto nell’ottobre 2015 e il novembre 2021, quando viene trasferito dal carcere di Marassi a quello di Alessandria, il genovese Gabriele Puleo, considerato ai vertici di un’organizzazione per il traffico internazionale di cocaina dal Sudamerica al porto di Genova, ha avuto a disposizione ben 6 smartphone, di cui 4 criptati (con i sistemi Encrochat, SkyEcc, Noi .BC e Matrix), che gli consentivano di trattare quantità, qualità, prezzo e modalità di spedizione di ingenti quantità di droga.

Oltre ai ‘criptofonini’ Puleo dirigeva l’organizzazione attraverso bigliettini contenenti messaggi cifrati consegnandoli al padre Vincenzo durante i colloqui in carcere.

Tutto questo, fa notare il gip Elisa Camposaragna nelle 283 pagine di ordinanza di custodia cautelare in carcere per 20 persone, cessa improvvisamente dopo il trasferimento di Puleo nel carcere di Alessandria, dove non entrano più dispositivi clandestini e la banda di trafficanti senza il suo vertice, di fatto azzera la sua attività.

A scoprire le chat criptate sono state le autorità francesi (in particolare le procure di Parigi e Lille) che da anni indagano sui gruppi criminali che utilizzato i sistemi criptati e hanno decriptato decine di migliaia chat sui sistemi EncroChat e poi SkyEcc che poi, grazie ad Eurojust sono state inviate alle autorità competenti, tra cui la dda di Genova.

Con Gabriele Puleo (ancora detenuto per la condanna a quasi 12 anni di carcere per un precedente traffico internazionale di cocaina) sono finiti in carcere fra gli altri il padre Vincenzo Puleo, 72 anni, che di fatto gestiva la ‘cassa’ dell’organizzazione criminale e Marco Cuoco, 44 anni, il braccio destro di Puleo che comunicava direttamente con lui in carcere con i criptofonini e poi inoltrava gli screenshot dei messaggi ai trafficanti in Colombia per organizzare le spedizioni. In carcere è finito anche Roberto Santoriello, 42 anni, anche lui genovese e anche lui con ruoli esecutivi. 

Gli altri due membri principali dell’organizzazione secondo gli investigatori del Ros coordinati dal sostituto procuratore della Dda di Genova Marco Zocco sono un intermediario colombiano che metteva in contatto Gabriele Puleo con i fornitori di droga e la fidanzata di Puleo, una donna residente a Bogotà. Entrambi sono destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare in Colombia che tuttavia ancora non è stata eseguita. Gli altri arrestati hanno avuto un ruolo meno rilevante o non continuativo nell’associazione per delinquere. In tutto sono al momento indagate 27 persone, di cui oltre la metà residenti a Genova.

Puleo secondo gli investigatori aveva un numero molto ampio e molto vario di contatti. Da un lato reperiva con facilità i “recuperatori” della droga che veniva solitamente inviata tramite container nelle navi in arrivo al porto di Genova dal Sudamerica, ma qualche volta anche per via aerea (almeno in un caso è documentato lo sbarco all’aeroporto di Amsterdam).

A Genova, ricorda la gip Puleo “disponeva di portuali pronti al recupero dei carichi di cocaina”. Alcuni di loro sono stati arrestati in precedenti operazioni condotte dalla guardia di finanza al Vte nel 2015. E nel novembre del 2021 grazie a un complice che lavora in una società che si occupa del ritiro dei rifiuti provenienti dalle navi attraccate al porto di Genova erano stati svolti sopralluoghi per individuare il posto migliore dove nascondere la cocaina. La spedizione tuttavia sarà può annullata proprio dopo il trasferimento di Puleo ad Alessandria.

Dall’altro Puleo, che prima dell’arresto si era di fatto trasferito in Colombia, aveva a Bogotà importanti contatti anche tramite la fidanzata e complice colombiana tanto che, nel giugno 2020 aveva cercato tramite Cuoco di procurarsi un passaporto europeo per tentare di evadere contando su un permesso.

Con Cuoco talvolta Puleo comunicava tramite l’app Signal usando il nick Versace. E ogni qual volta chiedeva un nuovo telefonino criptato Cuoco lo acquistava e, forse grazie alla complicità di qualcuno, riusciva a farlo arrivare a Puleo. L’ultimo dei telefonini criptati in mano a Gabriele Puleo è stato sequestrato quattro mesi dopo il suo trasferimento ad Alessandria in mano a un altro detenuto nel carcere di Marassi.

I criptofonini, simili nell’aspetto a un normale smartphone, hanno sistemi di cifratura avanzata, messaggi che si autodistruggono, un sistema di ‘fake app’ per simulare uno telefonino ordinario, un ‘panic code’ per cancellare in un lampo tutto il contenuto del telefono e sono normalmente non captabili dalle forze di polizia.  In base alle indagini delle autorità francesi nel 2020 i dispositivi EncroChat individuati, a cui i francesi erano arrivati violando il sistema, erano circa 70.000 di cui 4.500 stanziali sul territorio italiano. Circa il 90% delle comunicazioni riguardava il traffico di droga principalmente cocaina, il trasporto verso l’Europa nonché l’estrazione e stoccaggio nei porti di arrivo. EncroChat era stata chiusa alla fine del 2020 dall’Europol e aveva portato a 6.500 arresti in tutto il mondo e la confisca di circa 900 milioni di euro.

Agli indagati nell’operazione del Ros vengono contestati nove episodi di importazione di cocaina da Colombia, Repubblica Dominicana, Panama, per complessivi  670 kg e un valore commerciale di 25 milioni di euro, oltre a 38 episodi di detenzione e cessione di droga (per due di questi viene contestata l’aggravante di cui all’art. 416 bis.1 cp ed in particolare la finalità di agevolare l’attività della cosca di ndrangheta Bellocco).

Agli indagati sono state sequestrate anche diverse armi, tra cui due pistole a tamburo Smith & Wesson mod. 686 cal. 357 magnum con canna da 4”, una bomba a mano M75; una pistola mitragliatrice Zastava mod. M56 cal. 7,62×25 mm (tokarev); due fucili d’assalto Zastava mod. M70 cal. 7,62×39 mm, riproduzioni del più noto AK-47 (Kalašnikov). pistole semiautomatiche Beretta cal. 9, un revolver marca Smith & Wesson cal. 38SP,  pistole marca Colt mod. 1911 cal. 45 ACP e Beretta mod. 70 cal. 7,65.

 

 

Per favore, disabilita AdBlock per continuare a leggere.

Genova24 è un quotidiano online gratuito che non riceve finanziamenti pubblici: l’unica fonte di sostegno del nostro lavoro è rappresentata dalle inserzioni pubblicitarie, che ci permettono di esistere e di coprire i costi di gestione e del personale.
Per visualizzare i nostri contenuti, scritti e prodotti da giornalisti a tempo pieno, non chiediamo e non chiederemo mai un pagamento: in cambio, però, vi preghiamo di accettare la presenza dei banner, per consentire a Genova24 di restare un giornale gratuito.