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Rifiuti, Giampedrone esclude il termovalorizzatore a Scarpino: “Non c’è nessuna interlocuzione”

L'assessore frena le ambizioni della giunta Bucci che vorrebbe realizzare l'impianto nella discarica genovese, accanto al Tmb

inceneritore

Genova. “Sono in corso interlocuzioni tra Regione e Città metropolitana per l’impianto che permetterà la chiusura del ciclo dei rifiuti, ma non riguardano Scarpino“. Lo ripete più volte l’assessore regionale all’Ambiente Giacomo Giampedrone rispondendo a due interrogazioni di Selena Candia (Lista Sansa) e Gianni Pastorino (Linea Condivisa) in consiglio regionale. Una risposta che, per il momento, frena le ambizioni della giunta Bucci che da mesi si è candidata per ospitare un termovalorizzatore e ha rivisto al ribasso il progetto dell’impianto Tmb anche per fare spazio a questa nuova esigenza.

Il termovalorizzatore è una delle ipotesi previste dal piano regionale dei rifiuti approvato nel 2022 per chiudere il ciclo. L’approccio preferenziale è il waste to chemical, cioè la produzione di idrogeno e metanolo senza combustione, ma in alternativa saranno valutate tecnologie di valorizzazione energetica. L’obiettivo infatti è valorizzare tali rifiuti per rendere la discarica uno strumento residuale.

L’assessore genovese all’Ambiente Matteo Campora aveva chiarito la posizione dell’amministrazione senza troppi giri di parole: “Ancora non possiamo dire se sarà un termovalorizzatore, o un inceneritore, non ho paura di utilizzare questa parola, oppure un impianto che immetta energia nella rete, un waste to energywaste to chemical o un gassificatore, ma dobbiamo ricordare che anche quando sarà pronto il Tmb resterà sempre una frazione che dovrà essere conferita in discarica, e tra 10 anni la discarica di Scarpino non sarà più disponibile“.

Nel frattempo è stato modificato l’accordo tra Amiu e Iren Ambiente per l’impianto Tmb (trattamento meccanico-biologico) che aveva subito un brusco stop dopo la partenza del cantiere nel 2021 a causa di cedimenti imprevisti del terreno a Scarpino e conseguenti extra-costi da coprire. Il nuovo progetto prevede un impianto da 110mila tonnellate, le stesse previste in origine, con un investimento pressoché invariato (circa 42 milioni) masarà più piccolo e avrà meno funzioni. Lo spazio risparmiato, nelle intenzioni di Tursi, dovrebbe servire per ospitare il secondo impianto, quello destinato al trattamento finale dei rifiuti. Che però, stando alla risposta di Giampedrone, la Regione non immagina di realizzare in quel sito.

Sul Tmb Giampedrone non nasconde le difficoltà, ma chiarisce che quell’impianto “ha una funzionalità ben precisa, cioè allungare la vita di Scarpino, non chiudere il ciclo dei rifiuti. Qualora si avviassero interlocuzioni su Scarpino sarà mia cura informarvene e chiedere alla commissione competente di fare valutazioni nel merito, ma nel momento in cui produrranno qualche atto con un senso amministrativo-giuridico, non solo idee o valutazioni riportate sui giornali”.

 “La Regione dovrebbe ricordare al sindaco di Genova Bucci che esiste un piano regionale per i rifiuti e che non è lui a decidere quali impianti costruire e dove – commenta la consigliera Candia -. Se fossi l’assessore Giampedrone mi preoccuperei del fatto che il sindaco vada a dire ai giornali che costruirà un termovalorizzatore a Scarpino. Non è un compito che gli compete e non può parlare di interlocuzioni non avvenute. Inoltre il sindaco ha parlato di tipologie di impianto per la chiusura del ciclo dei rifiuti, dimenticando, forse, che è la Regione a prendere queste decisioni”.
Bucci, ha rimarcato Candia, “ha annunciato ai giornali la realizzazione di un termovalorizzatore, dimenticando che nel piano regionale ci sono due tipologie di impianti possibili, e non sta a lui scegliere quale. Inoltre il sindaco ha dimenticato i vincoli sanciti dal piano, che per termovalorizzatore o per gassificatore prevedono un’area di almeno 50.000 metri quadrati, che a Scarpino non è facilissimo trovare viste le difficoltà che ci sono state anche per i soli 35mila metri quadrati dell’impianto di Tmb”.
“Bucci sicuramente vuole spingere verso un percorso comodo per il suo ruolo ma che non è il migliore per la Regione e per la salute dei liguri che proprio la Regione deve tutelare – conclude Candia -. Ricordo che per un obiettivo basso di raccolta differenziata del 65% (che avremmo dovuto raggiungere già nel 2012), avremmo un impianto molto piccolo, da 150mila o al massimo 200mila tonnellate. Di fronte a questa prospettiva sarebbe meglio lavorare da subito su accordi macroregionali per utilizzare gli impianti nelle regioni vicine dove l’aumento della raccolta differenziata ne sta limitando l’utilizzo”.
Sulla questione anche il commento del Pd. “Giampedrone smentisce Bucci sul termovalorizzatore e dichiara che non si farà a Scarpino, ma rimane l’incognita della collocazione. Non vorremmo trovarci ancora una volta con l’ennesimo progetto calato dall’alto e che non sia ancora una volta Savona con la Valbormida a doverne pagare le conseguenze. Già il presidente della provincia aveva annunciato che era disponibile a far realizzare il termovalorizzatore in Valbormida, anche se smentito dalla commissaria dell’Agenzia dei rifiuti che ha parlato di uno dei siti da valutare: ora non vorremmo però che quanto proposto e poi parzialmente smentito non venga realizzato all’insaputa dei territori e dei cittadini, come questa Giunta ormai è solita fare. Vorremmo che venisse fatta chiarezza una volta per tutte affinché non vengano più presi in giro i cittadini. Questo sistema feudale dove uno decide e lo impone agli altri non è più tollerabile”, dicono il segretario del PD Liguria Davide Natale e il consigliere regionale e vicecapogruppo PD in Regione Roberto Arboscello.
E a stretto giro, la replica ai Dem da parte della lista Toti: “Natale e Arboscello vogliono chiarezza sulla localizzazione del termovalorizzatore? Si vadano a studiare il Piano regionale dei rifiuti, che dovrebbero conoscere prima di parlare. Perché il Piano, appunto, non prevede alcuna localizzazione, ma può solo indicare siti non idonei e la necessità di chiudere il ciclo, cosa che proprio loro non hanno mai fatto. Di conseguenza anche tutte le illazioni buttate lì solo per allarmare i cittadini, che siano del Savonese o di qualsiasi altra area, non sono altro che spazzatura indifferenziata. Giova peraltro ricordare come il Pd sia quel partito che a Genova fa il paladino degli impianti, alla Spezia e a Savona l’amico dei comitati contro gli impianti. Qualunque sia la scelta, per loro è sempre “no”. Non stupisce, visto che sono stati quelli che per decenni non hanno mai fatto niente, né la raccolta differenziata, né tantomeno la chiusura del ciclo dei rifiuti. E gli impianti – è sempre il caso di ricordarlo ai cittadini liguri presi in giro dal Pd – sono non soltanto previsti dalla legge, ma anche dal buonsenso, dal momento che consentono di ridurre finalmente la Tari ai liguri, arrivata a cifre folli grazie ai “no” a tutto del Pd”.
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