Il processo

Ponte Morandi, l’esperto di terremoti Dolce: “Sul viadotto Polcevera non c’era obbligo di verifica sismica”

La Procura sostiene il contrario e ha mostrato all'ex direttore generale del dipartimento di Protezione civile uno scambio di mail del 2011 dove anche lui sembrava molto più dubbioso di oggi

ponte morandi in piedi

Genova. “Sul viadotto Polcevera non c’era un obbligo di verifica sismica ma di semplice trasmissione dai dati”.  Lo ha spiegato in aula il professore Mauro Dolce, geofisico, sismologo e vulcanologo che dal 2006 al 2021 è stato direttore generale presso il dipartimento di Protezione civile. 

“Il ponte Morandi si trovata in un’area classificata come rischio basso – ha ricordato il teste – a seconda delle classificazioni nella zona 3B o 4, quelle a minor rischio sismico”. Dolce, chiamato come ultimo testimone dalle difese di diversi imputati a processo per il crollo de viadotto – ha ricostruito l’evoluzione della normativa dagli anni ’80, quando è stata introdotta dopo il sisma dell’Irpinia, fino al 2017. Genova e la Liguria hanno lievemente cambiato classe di rischio nel corso degli anni, ma senza mai raggiungere le zone a rischio più alto (le zone 1 e 2, secondo le norme tecniche) che impongono verifiche più strette anche sulle opere della rete autostradale.

Per le zone 3 e 4 (come l’area genovese) la legge prevedeva soltanto “il livello zero della verifica, cioè l’acquisizione dei dati”.  Soddisfatti delle risposte gli avvocati degli imputati, la Procura, che invece contesta anche la mancata verifica sismica del viadotto (qui l’articolo con la posizione dell’accusa) ha sottoposto al testimone uno scambio di mail tra Dolce e l’ingegnere di Spea Giampaolo Nebbia del febbraio 2011  dove quest’ultimo chiedeva proprio delucidazioni circa gli obblighi di verifica sismica nelle zone 3 e 4 come quella del Polcevera.

Questa la risposta di Dolce: “Caro Giampaolo, in effetti la frase contenuta nella 3274 dà certamente adito a dubbi. Dobbiamo valutare bene al nostro interno, anche con il nostro consigliere giuridico, quale può essere l’interpretazione migliore, sia in termini giuridici che in termini pragmatici. Credo che comunque occorra un provvedimento ufficiale. Spero di farti sapere al più presto”.

Insomma lo stesso Dolce, oggi sicurissimo dell’interpretazione della normativa allora sembrava esserlo meno. Alla domanda del pm Cotugno se poi questi chiarimenti del consigliere giuridico fossero arrivati il teste ha risposto che non ricordava così come ha detto che non gli sembra di aver avuto successivamente interlocuzioni con Aspi e Spea per ulteriori chiarimenti in merito. 

Il collegio ha chiesto alle parti di presentare eventuali memorie per chiarire la propria posizione sul punto. Con il professor Dolce sono terminati i testi delle difese. Dopo la pausa pasquale le udienze ricominceranno l’8 aprile con i consulenti tecnici di Spea.

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