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Calenda candida Cristina Lodi alle europee. E sulle regionali: “Noi col centrosinistra? Troppo presto”

La disponibilità di Orlando? "È stato mio collega di governo, ma abbiamo idee molto diverse". La profezia sull'ex Ilva: "Finirà come Alitalia"

calenda lodi

Genova. “Cristina Lodi sarà candidata per Azione. Sarà candidata perché se viene eletta va in Europa a portare le istanze della Liguria, ma anche la sua competenza sul sociale”. Ad annunciarlo oggi è Carlo Calenda, leader del partito centrista accolto da un nutrito pubblico al Palazzo della Meridiana per presentare il suo ultimo libro Il patto: oltre il trentennio perduto. “Noi candideremo persone che hanno molta esperienza, quindi non sono giovanissimi – ha poi spiegato -. Ci vuole l’esperienza sulla politica estera, sulla politica energetica, sulla politica industriale, sulle cose di cui in Europa si discute”.

Quella della consigliera comunale genovese è una delle prime candidature già ufficializzate in vista dell’appuntamento di giugno. L’altro nome per ora è quello di Stefano Balleari, capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione. Lodi era stata campionessa di preferenze del Pd nel 2022 con un bottino di 2.467 voti. Pochi mesi fa lo strappo col partito e l’approdo ad Azione insieme a un altro pezzo da novanta della politica locale, il consigliere regionale Pippo Rossetti.

In Liguria nel frattempo si è aperto con grande anticipo il dibattito sulle regionali. Non tanto nel centrodestra, che sembra piuttosto sicuro di puntare sul terzo mandato di Toti, quanto nel centrosinistra dove si registrano già le prime “messe a disposizione”. Una su tutte, quella dell’ex ministro Andrea Orlando che si è già lanciato in corsa a mezzo stampa.

Può essere un buon nome? “È molto presto per dirlo, Orlando è stato mio collega di governo ma ormai la penso diversamente da lui su tante cose – frena Calenda -. Questo non vuol dire che non lo rispetti come persona ma Azione oggi si pone alternativa a questa destra e a questa sinistra: vedremo se emergerà una coalizione pragmatica, seria, che fa un programma come si deve, con candidati buoni, noi siamo aperti a discuterne. Ma, ripeto, è veramente troppo presto e con Orlando, purtroppo, ormai abbiamo idee molto, molto differenti”.

Il senatore – dopo aver chiarito a settembre che Azione a Genova e in Liguria sta all’opposizione – non si sbilancia neppure sulle geometrie della sfida: “Oggi la possibilità di essere in coalizione con il centrosinistra è inutile commentarla, non sappiamo niente, neanche se ci sarà il terzo mandato. In Italia commentare oltre i tre mesi è un gioco d’azzardo: alle scorse europee Salvini era al 34%, la Meloni al 6% e i Cinque Stelle avevano dimezzato i voti. Questo vuol dire che c’è un impazzimento nella politica italiana: cambia tutto talmente velocemente che i cittadini sono stanchi perché i populisti conquistano i voti facendo promesse che non mantengono e crollano. Di questo ci dobbiamo preoccupare adesso”.

Poi un commento sulla complessa vicenda ex Ilva:Non credo che la responsabilità sia del governo Meloni. È stata fatta una gara europea, ha vinto Mittal. Non gli abbiamo dato la fabbrica: un contratto blindato, 4,2 miliardi, vincolati a non toccare gli operai, stesso livello retributivo, stesso inquadramento e perfino ripristino dell’articolo 18. Questo accordo è stato prima confermato da Conte e Di Maio, poi fatto saltare da Conte e Di Maio facendo saltare lo scudo penale. Dopo hanno detto che avrebbero fatto causa a Mittal, invece hanno fatto una società in minoranza con Mittal. All’epoca dissi: siete pazzi perché non si fa saltare un accordo blindato per poi fare una società in minoranza, allora rimettetela in amministrazione straordinaria e rifate il processo. È una storia di follia italiana che finirà esattamente come è finita Alitalia“.

Via d’uscita? “Ce ne sono pochissime. Non conosco quali patti parasociali abbia firmato il governo Conte, cioè Invitalia con Mittal, quindi non so dire. Noi li abbiamo chiesti in parlamento, ma non li conosciamo. Credo che verrà rimessa in amministrazione straordinaria e ricomincerà tutto da capo. Ma purtroppo Ilva oggi è in una condizione tale per cui si è perso tanto tempo e continua ad andarci la magistratura: quella fabbrica non si riesce a gestire in questo modo. È stata un’occasione unica persa, mi auguro che non sia così, ma oggi non sono in grado di valutarlo perché non conosco quali sono i patti tra Mittal e Invitalia.

Sul rigassificatore a Savona-Vado ribadisce il suo pensiero netto: “L’Italia ha bisogno di navi di rigassificazione, sono nulla, non hanno impatto. In tutto il mondo le mettono. Se lo spostamento da Piombino ha ragioni politiche non va bene: ci sono cittadini di serie A e serie B? Se ci sono ragioni per cui ci vuole un nuovo rigassificatore non succede niente. Noi siamo l’ultimo paese al mondo che discute di termovalorizzatori e rigassificatori. Sapete quanti incidenti ci sono stati nella storia dei rigassificatori da quando sono stati inventati nel mondo? Zero”.

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