Genova. Frutta, verdura, pasta, riso, passata di pomodoro, olio, biscotti, omogeneizzati, succhi di frutta e molto altro ancora. Le scatole di aiuti – con prodotti freschi, freschissimi e a lunga conservazione, vengono consegnate ogni venerdì dai volontari della onlus Mondo Amico alle persone in difficoltà economica.
“Si è registrato un 20% in più di richieste di aiuto nelle ultime settimane, vale a dire una persona su cinque. Con l’aumento del costo delle bollette, dovuto al caro energia, sono sempre di più le famiglie, sia genovesi sia straniere, che si affidano al nostro servizio per andare avanti” spiega Sandra Ciappina Servadei, presidente della onlus Il Mondo Amico, con sede in piazza Pedro Ferreira (zona Principe), e collaboratrice del progetto Cibo al centro, in via di San Siro in centro storico.
Cibo al Centro, è il progetto per il recupero delle eccedenze di cibi freschi e freschissimi in centro storico sostenuto dal Comune di Genova nel Piano integrato Caruggi e frutto del lavoro di rete di alcune tra le principali realtà di Terzo settore ed ecclesiali di Genova: Fondazione Auxilium (che è anche ente capofila), Associazione Shalom, Comunità San Benedetto al Porto coordinatore della Rete Ricibo, Banco Alimentare, Coop. Soc. Emmaus Genova, ACLI, oltre alla Caritas Diocesana di Genova che ha offerto il proprio supporto in fase di avvio della progettualità.
E prosegue: “Attualmente, come onlus, abbiamo in carico circa 800 utenti, tra famiglie e tantissimi anziani, e a ciascuno prepariamo ogni volta una box di cibo che può essere sufficiente per vivere una settimana o dieci giorni“.
Le persone a cui vengono consegnati i pacchi vivono, come spiega Servadei, per lo più del centro storico, tra via di Pré o via del Campo, ma ve ne sono numerosi anche da altri contesti. “Sono tante e in aumento le richieste di aiuto. Come onlus diamo la priorità e selezioniamo in genere quelle con reddito inferiore a 6mila euro. Per esempio molti hanno redditi di mille euro o anche, nelle situazioni più disperate, pari a zero”.
Anche la Comunità di Sant’Egidio ormai da mesi, già da dopo il Covid, conferma come le richieste di aiuto abbiano visto un incremento passando a interessare famiglie che fino a qualche tempo fa non avrebbero mai avuto bisogno di un sostegno di questo tipo.
I dati parlano di almeno 850 nuove richieste nei mesi di aprile, maggio e giugno. Per le mense l’incremento è stato di circa 500 pasti al giorno. Nello stesso periodo, i pacchi alimentari sono cresciuti del 10%. L’aumento medio si attesa su circa 500 borse alimentari in più per ogni distribuzione. Ma con l’autunno e il caro vita il problema si è acutizzato.
C’è un termine per questo tipo di pesone: Eurostat le definisce ‘in work poverty’ cioè cittadini che lavorano ma vivono sotto la soglia di povertà. Sono persone che, fino a ieri, magari non riuscivano a far fronte a spese straordinarie come le cure odontoiatriche o la sostituzione della calderina ma che oggi, con inflazione al 7% e l’aumento dei costi dell’energia, non riescono più neppure a far fronte alle spese ordinarie.
Tra i nuovi poveri ci sono famiglie monoreddito che magari guadagnano 1.300 euro ma devono mantenere due o più figli, vi sono mamme separate con minori a carico (molte sono anche straniere) spesso con reddito basso perché non possono lavorare per accudire i figli oppure, e sono sempre più numerosi, pensionati con la pensione sociale o la minima che aiutano economicamente figli e nipoti, ma poi rimangono senza soldi.