Intervista

L’assessore Benveduti: “Sì al nucleare in Liguria, le rinnovabili non risolvono il problema”

Via libera anche ai rigassificatori: "Al largo non sarebbero un problema". E sullo stop al termoelettrico: "Ci siamo infilati in un 'caruggio' molto dannoso"

Genova. Sì a nuove centrali nucleari per la produzione di energia elettrica, anche se in futuro dovessero essere costruite in Liguria. Il via libera arriva da Andrea Benveduti, assessore regionale all’Energia ed ex manager del colosso svizzero Axpo, nel corso di  un’intervista a Genova24. Lo spettro di un lungo periodo con ridotte forniture di gas ha riacceso il dibattito sul tema in Italia: l’ultima apertura, a suo modo storica, è arrivata la settimana scorsa da Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, durante il convegno dei giovani imprenditori di Confindustria a Rapallo: “Nucleare di nuova generazione? Ci ragioneremo”, aveva detto.

Temi ancora più attuali all’indomani della seduta in cui il Consiglio regionale ha votato all’unanimità un ordine del giorno per impegnare la giunta Toti ad avviare un tavolo di confronto con Enel e i Comuni di La Spezia e Arcola per valutare la possibilità di riconversione industriale dell’area dell‘ex centrale di Vallegrande, l’ultimo impianto a carbone della Liguria, mantenendo però l’occupazione. Per quello stabilimento c’era un progetto di riconversione a turbogas, contestato dalle amministrazioni locali, ma Enel a livello nazionale ha deciso che non investirà più in nuovi impianti termoelettrici.

Assessore Benveduti, per la Liguria è un capitolo chiuso?

Il caso della Spezia riguarda un’area vessata da decenni da un impianto obsoleto con un certo impianto ambientale. Mi scappa da ridere perché in questi tempi stanno riaprendo le centrali a carbone in Germania e non le hanno mai chiuse nel resto del mondo. Oggettivamente in un mondo normale non dovrebbero esserci impianti a carbone visto che il passaggio da carbone a gas abbatte le emissioni del 40%. In senso generale credo che ci siamo infilati in un caruggio molto dannoso. La guerra è la classica ciliegina sulla torta. Il green deal com’è stato venduto fino ad oggi era evidente che mancasse di realismo. Era un provvedimento spinto agli estremi di una demagogia anche un po’ ideologica che evidenziava punti di debolezza fortissimi: non ci sono alternative come le hanno presentate all’attuale mix doveroso tra rinnovabili e generazione tradizionale.

Il governo Draghi pensa all’utilizzo del nucleare e anche una forza storicamente contraria come il M5s ha mostrato aperture. In futuro quali siti potrebbero ospitare una centrale in Liguria?

Non sarebbe mia competenza fare questo tipo di esame. Il nucleare è un’opzione, soprattutto il nucleare moderno e ben gestito. La Francia ne ha 67, la Svizzera tre o quattro tra cui un paio di proprietà dell’azienda per cui lavoravo, anche se abbastanza vecchie. Il nucleare vecchio portava con sé il problema dello smaltimento, il nucleare moderno comporta centrali più piccole e più semplici da gestire. È giusto ragionarci e valutare cosa la tecnologia ci propone. Ma anche pensare di uscire dalla crisi energetica col nucleare forse è un wishful thinking, qualcosa che si spera ma non esiste, perché ci vogliono tanti anni. Dobbiamo combinare la sostenibilità ecologica con la sostenibilità economica e sociale. Mi auguro che a livello europeo e nazionale si abbia il buonsenso di recuperare questo inevitabile equilibrio.

Ma se spuntasse l’ipotesi di un impianto in Liguria, come assessore regionale direbbe di no o di sì?

Io sono sostanzialmente favorevole. Non precludo questa tecnologia. La centrale che ho visto in Svizzera era gestita in maniera molto seria: se siamo così bravi da gestire in maniera svizzera un impianto moderno io sarei favorevole. È chiaro che sono decisioni che vanno ben oltre la competenza della Regione e dovrebbero essere approfondite a livello nazionale. Mi immagino già i balletti not in my backyard: non da me ma a casa tua sicuramente.

A proposito di ‘not in my backyard’, in Toscana un sindaco di centrodestra, quello di Piombino, si oppone al rigassificatore per il Gnl. Lei pensa siano necessari impianti di quel tipo in Liguria?

Non è fantascienza, il rigassificatore è una struttura tecnica che dovrebbe essere gestita con attenzione ma non è inquinante né particolarmente pericolosa. In piazza De Ferrari non lo metterei, ma al largo della costa perché no? Alla fine sarebbe una grande nave o una superficie di quel genere. Anche il gas liquido, però, sarebbe un tema da approfondire: basarci su questa fonte sarebbe pericoloso perché si tratta di un mercato in cui le gasiere partono e non sanno dove andranno fino all’ultimo momento, quando viene stipulato il contratto più vantaggioso per il proprietario del gas e di conseguenza per l’armatore. Non è detto che vengano tutte da noi se Cina e Giappone dovessero offrire di più.

La Liguria è una delle regioni che producono meno energia da fonti rinnovabili rispetto al totale. Cosa può fare la Regione per spingere in questo senso, ammesso che la strategia sia puntare sulle rinnovabili?

Puntare sulle rinnovabili? Non risolveremmo il problema energetico, né a livello italiano né a livello europeo. Non esiste la tecnologia. Quando piove il fotovoltaico che ho in campagna produce zero. E non c’è vento, quindi non funzionerebbe nemmeno l’eolico. Ci dev’essere una generazione tradizionale, un domani potrebbe essere nucleare, che sopperisce alle fonti energetiche rinnovabili non programmabili. Oltre un certo punto si creano sbilanci della rete e la rete deve essere sempre in equilibrio. C’è un tema di rete molto vecchia e anche un tema di accumulo: quando ci sarà un sistema di batterie sufficientemente capaci ed economiche per immagazzinare l’energia prodotta in eccesso, ecco che la quota di produzione da rinnovabili potrà crescere. La Liguria orograficamente è una regione difficile. L’eolico terrestre sta perdendo un po’ di significato perché c’è un grosso problema di smaltimento e di oggettiva bruttezza. In mare può avere un senso. Credo invece nel fotovoltaico a generazione condivisa e diffusa. Se sui tetti delle case, sulle cascine, sulle fabbriche si installassero in maniera ancora più forte dei piccoli impianti di generazione, potremmo sostenere il fabbisogno. L’altro tema è quello delle comunità energetiche: con la nuova programmazione dei fondi europei andremo a sostenere entrambe queste strategie.

Nel 2020 il presidente Toti lanciò l’idea di costruire nuovi mini-invasi artificiali per alimentare centrali idroelettriche. Per la Val Varenna, ad esempio, esiste un progetto simile. È una strategia ancora valida? A che punto siamo?

Sono molto favorevole. È relativamente invasivo: i mini-invasi possono servire per tante cose, ad esempio gli incendi. E ricordiamo che l’idroelettrico è una delle poche forme di immagazzinamento dell’energia. In Svizzera e in Francia di notte si usa parte dell’energia nucleare per ripompare l’acqua nei bacini ad alta quota, poi di giorno la fanno scendere per produrre energia. In Liguria non abbiamo queste dimensioni ma questo è un progetto che dovrebbe essere portato avanti e lo riprenderemo. Ma anche in quel caso ci scontreremo ancora con molti “no”.

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