Genova. L’applicazione di un embargo al gas e al petrolio della Russia sarebbe “una strada complicata. L’etica potrebbe dire di sì, l’utilità e anche la possibilità di farlo molto meno. Sia l’Italia che la Germania sono molto dipendenti dal gas russo e invertire questa tendenza non sarà né facile né economico”. È la posizione espressa dal presidente ligure Giovanni Toti mentre l’Europa discute seriamente della possibilità di rinunciare alle risorse energetiche per assestare un duro colpo a Putin in risposta ai fatti di Bucha.
Nelle ultime ore la Germania, inizialmente del tutto contraria a un embargo sul fronte energetico, ha infranto il tabù sul petrolio. Ma sul gas non c’è ancora l’accordo e ad opporre maggior resistenza è proprio Berlino, che da Gazprom dipende per il 40% del proprio fabbisogno interno, anche se la ministra della difesa tedesca Christine Lambrecht aveva affermato che “ci deve essere una risposta” ai crimini della Russia. “Se si fa, non ci tiriamo indietro”, aveva detto il premier italiano Mario Draghi. In ogni caso mercoledì la riunione degli ambasciatori dei 27 Paesi membri dell’Ue quasi certamente adotterà un quinto pacchetto di sanzioni.
E intanto Toti, presidente della regione italiana con la minore quota di produzione elettrica da fonti rinnovabili, insiste su differenti alternative: “Occorre intanto cambiare mentalità nel nostro Paese: se siamo così dipendenti dal gas russo lo si deve anche ai troppi no alle trivelle, ai rigassificatori, ai giacimenti italiani, all’utilizzo di altre fonti di energia, a una transizione ecologica forse troppo entusiasticamente semplificata e ideologizzata”.
“Se vogliamo davvero un’autonomia o quanto meno un migliore equilibrio energetico – prosegue Toti – dobbiamo tornare a pensare nel medio periodo al nucleare, nel brevissimo periodo forse al carbone, come i tedeschi che non l’hanno mai spento fino in fondo, e poi i rigassificatori e nuovi approvvigionamenti. Non sarà una cosa né semplice né facile su cui c’è troppa demagogia e su cui ce n’è stata troppa in passato. Quelli che ora urlano alla dipendenza dalla Russia dovrebbe fare un sentito mea culpa per tutti gli errori del passato”.
A proposito di carbone, in Liguria l’unico impianto teoricamente riattivabile sarebbe quello di Vallegrande alla Spezia. Toti non la vede come una strada percorribile: “Quella ormai è una centrale spenta, credo sia impossibile e antieconomico farlo, oltre a non avere più le autorizzazioni ambientali essendo scaduto l’Aia. Ci sono altre situazioni probabilmente più facili”.
Ma lancia un avvertimento a tutti: “Sono sempre stato contro le sindromi Nimby, sono sempre stato favorevole a una politica energetica nazionale e quindi sono pronto a discutere qualsiasi evenienza in ogni modo. Chi oggi grida alla dipendenza dalla Russia ma dice non nel mio cortile, sbaglia e sbaglia pesantemente“, conclude.
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