Basta il simbolo?

I simboli sulle etichette, ecco la guida per conoscerli e capire come gestire il rifiuto

Sembrano complicati ma in realtà basta conoscerli e la nostra differenziata e l’approccio alla sostenibilità sarà un gioco da ragazzi!

simboli amiu

Genova. Sarà capitato anche a voi: trovarsi in difficoltà davanti ai contenitori della differenziata, senza sapere più dove gettare l’imballaggio che abbiamo in mano. A generare i dubbi sono, il più delle volte, gli imballaggi di plastica e carta oppure quelli misti.

Fare la differenziata non solo è dovere civico e di rispetto verso l’ambiente, ma anche un obbligo.
Chi produce è tenuto a indicare sulle etichette il materiale usato per l’imballaggio, in modo di aiutarci nella corretta separazione dei rifiuti.

Spesso è difficile leggere le indicazioni perché non si conoscono i codici di riciclaggio, cioè i simboli messi sulle confezioni. Si tratta di simboli e sigle istituiti dalla Commissione europea, già dal 1997, per consentire il riconoscimento immediato dei materiali. Ecco dunque un breve riepilogo dei principali loghi tuttora presenti sugli imballi.

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1 e 3. FSC (Forest Stewardship Council) e PEFC. Il primo simbolo nato dal 1993 è uno schema di certificazione forestale ed è spesso associato al terzo. Il logo PEFC (Programme for the endorsement of forest certification schemes) dal 1998 indica che il prodotto è realizzato con almeno il 70% di materia prima proveniente da foreste gestite in maniera sostenibile, riciclata e da fonti controllate e che quindi gran parte degli alberi usati non provengono da foreste vergini.

2. Il logo Ecolabel. Il marchio di qualità ecologica dell’Unione Europea apposto su prodotti con ridotto impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita (produzione, imballaggio, distribuzione, utilizzo, smaltimento). È un’etichetta ecologica volontaria sottoposta a certificazione da parte di un ente indipendente. Fu istituita nel 1992 dal Regolamento n. 880/92. I criteri Ecolabel sono stabiliti a livello europeo anche con l’aiuto di associazioni europee di consumatori e ambientaliste.

4. Il punto verde detto anche Der Grune Punk. E’ un simbolo composto da due frecce che s’inseguono, è nato in Germania all’inizio degli anni ‘90 quando la legge tedesca impose ai produttori di smaltire i propri articoli una volta diventati rifiuti. Il logo indica che l’azienda aderisce a un sistema di raccolta rifiuti o che paga una tassa anticipata per lo smaltimento. Molto diffuso nel Nord Europa, lo troviamo in Italia sui prodotti importati.

5 e 6. La sagoma dell’uomo con il cestino dei rifiuti. Spesso è stampato sulle confezioni, indica che il prodotto non va disperso nell’ambiente dopo l’uso, un simbolo di educazione ma non per forza è accompagnato da simboli legati alla differenziata. Se avete in mano un prodotto riciclabile ma siete lontani dall’apposito contenitore, il logo invita a conservarlo anziché abbandonarlo in luoghi pubblici.

7. Appiattire dopo l’uso. Diversi recipienti non dovrebbero essere cestinati così come sono, ad esempio tetrapak del latte o le bottiglie di plastica: il simbolo ricorda che è utile comprimere i contenitori per ridurne il volume e l’impatto ambientale. Un rifiuto meno ingombrante occupa meno spazio nei bidoni della differenziata.

8. L’esagono. Indica il materiale di cui sono composti i contenitori per i liquidi, accompagna sempre una sigla: ad esempio una bottiglia, barattolo, vaso e qualsiasi altro involucro sigillato. Le più diffuse? Possiamo trovare abbreviazioni come: PET, PE, PP, PS e PVC che indicano vari tipi di plastica e vanno conferiti nel contenitore giallo, quello della plastica e metalli. Se trovate PI si riferisce, in genere ai poliaccoppiati, materiali di diverso tipo non separabili, ad esempio carta-plastica, plastica-alluminio, carta-alluminio (es. i cartoni del latte o la carta dei salumi), in genere non sono riciclabili. Però si trova anche AL, il simbolo dell’alluminio. O ancora ACC che è il logo dell’acciaio (lo troviamo sulle bombolette spray); VE indica il vetro. CA è il simbolo del cartone accoppiato ad altri materiali e va gettato con la carta.
9. Il nastro di Moebius. Un nome quasi esotico che pochi conoscono, ma il simbolo lo conoscete sicuramente. Lo si trova spesso su gli imballi soprattutto di carta, cartone e cellulosa. Può vuol dire molte che cose: principalmente che il prodotto è riciclabile, ma anche che è fatto con materiali provenienti dalla raccolta differenziata. Può avere colori diversi, ma in fondo l’importante è sapere che si può contenitori della differenziata. Ma chi era August Ferdinand Moebius? Matematico e astronomo tedesco, nel 1858 crea un nastro come figura geometrica che illustra il concetto d’infinito. È composto di un’unica faccia allungata ritorta di centottanta gradi.

10. Il triangolo di frecce. Anche in questo caso questo simbolo si trova sulle confezioni di plastica e, come in altri casi, può voler dire sia che l’imballaggio è riciclabile, oppure che in parte il materiale di cui è composto è riciclato. I numeri presenti al suo interno, da 1 a 6, indicano il tipo di plastica utilizzata secondo un codice prestabilito oppure con una sigla (ad esempio 1 è il PET Polietilene Tereftalato oppure il 6 ha la sigla PS ovvero Polistirene o Polistirolo). Attenzione al numero 7 indica che il materiale non è riciclabile.

11. Il logo Raee. Sta a indicare i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. L’articolo non deve essere gettato tra i rifiuti generici ma raccolto a parte in contenitori appositi. Nel caso di Genova è possibile conferirli sia nelle isole ecologiche Amiu sia negli Ecovan +, le isole ecologiche mobili che sono presenti in 47 punti cittadini. I rifiuti elettronici contengono sostanze tossiche per l’ambiente e non sono biodegradabili, ma sono ricchi di materiali anche rari, che possono essere recuperati come materie prime seconde.

12. Il barattolino aperto. Ritroviamo questo simbolo sulle confezioni di cosmetici o prodotti per la cura della persona. Normalmente c’è scritto un numero seguito da una M (ovvero mesi): indica il numero di mesi dall’apertura del prodotto entro cui è possibile usarlo senza che questo subisca variazioni di nessun genere. Dopo questo intervallo di tempo il prodotto è considerato scaduto, per questo motivo è sempre utile scrivere sulla confezione quando si è iniziato ad usarla: una piccola e semplice accortezza per evitare problemi di reazioni allergica dei prodotti.

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