Genova. E’ un viaggio particolarmente interessante quello all’interno dei capannoni azzurri, gli stessi che vediamo passando tra Sestri Ponente e Cornigliano, ma dei quali, sino ad oggi, pochi avevano potuto vedere e, sopratutto documentare il contenuto.
Un viaggio inedito nella “pancia” dello stabilimento Ilva di Genova Cornigliano, che si estende su una superficie complessiva di circa 1.000.000 metri quadri, dove vengono lavorati i prodotti a caldo di Taranto e che costituisce, grazie alla sua posizione strategica, il naturale collegamento con lo stabilimento di Novi Ligure e, in generale, con i mercati del Nord Italia e del Nord Europa. Una vera città nella città dove trovano occupazione 1550 persone. Di queste ancora circa 400 sono in cassa integrazione o svolgono lavori di pubblica utilità, secondo l’accordo di programma del 2005, ma la speranza è che si possa arrivare a un reintegro anche per loro.
Lo stabilimento progettato alla fine del secondo conflitto mondiale, nel 2005, con la chiusura dell’area a caldo, è stato riconvertito a “polo del freddo”. La sua capacità è di circa 1,5 milioni di tonnellate annue, tra coils e nastri a caldo decapati e zincati a caldo, ed è l’unico in Italia in grado di produrre banda stagnata e banda cromata elettrolitica.
Nel 2015 la produzione complessiva di Genova Cornigliano è stata pari a 736.000 tonnellate di prodotto finito, di cui oltre 115.000 tonnellate di fogli e nastri stretti. Nel dettaglio, sono state lavorate e vendute oltre 427.000 tonnellate di zincato, 224.700 tonnellate di decapato e, dopo 2 anni di stop produttivo, oltre 44.200 tonnellate di banda stagnata e 39.900 tonnellate di banda cromata, la cosiddetta latta, prodotta in Italia solo da questo stabilimento.
Tra i fiori all’occhiello dello stabilimento genovese, il nuovo reparto zincatura, punto di forza del futuro di Ilva per la quale ci sono stati investimenti di più di 8 milioni della gestione commissariale sostenuti dal governo. Qui si produce acciaio dagli spessori molto sottili e di elevatissima qualità, destinato al mercato dell’elettrodomestico al mercato dell’auto.
Un viaggio tra edifici degli anni 50 e banchine, una delle grandi ricchezze dello stabilimento genovese, che permettono il trasporto dei materiali via mare, fino ad arrivare al futuro dell’area, il nuovo capannone in costruzione all’esterno della portineria. Ma qui si parla non più di Ilva, bensì di Ansaldo che, attraverso un accordo con l’azienda ha recuperato un fondamentale affaccio a mare per le nuove produzioni.