Genova. Simone Pasini, classe 1977, nipote dell’indimenticato Nini Fazzi, dirigente storico del Don Bosco Genova, è sicuramente il giocatore di maggior talento della squadra salesiana, militante nel campionato di Prima Categoria, girone B. L’attuale classifica è decisamente negativa, anche se i granata cercheranno, nel girone di ritorno, di vender cara la pelle ed arrivare quantomeno ai play-out validi per la salvezza.
Pasini, sino ad un mese fa, ricopriva il doppio ruolo di allenatore-giocatore, mentre ora è tornato alle sole funzioni di giocatore.
“E’ stata un’esperienza bellissima ed affascinante, ma irta di difficoltà, perché non riesci ad essere te stesso come giocatore, in quanto senti la partita in modo diverso, tanto da viverla con un sentimento ed un’angoscia che ti rendono complicata la giocata. Durante la partita sei più interessato a ciò che fanno i tuoi compagni, piuttosto che a quello che dovresti fare tu, mentre quando alleni non riesci a mettere in pratica molte delle cose che vorresti provare. Questo perché non puoi spiegare ed allo stesso tempo esercitarti con la squadra. Ora, credo – continua Pasini – di essere di nuovo un giocatore importante per la squadra”.
Simone Pasini è senza dubbio uno dei migliori calciatori che in quest’ultimo decennio abbiano calcato i campi di calcio della Liguria. In passato ha giocato tra le fila di squadre del rango: Pontedecimo, Baiardo, Arenzano, Borgorosso, Arquatese, Aquanera Basaluzzo, Carcarese, Bragno, Quiliano, Cogoleto, vincendo ben 5 campionati.
“Il calcio mi ha dato tanto, gioie ed emozioni, facendomi incontrare e conoscere amici che mi porterò sempre dentro, ma allo stesso tempo ho avuto anche qualche momento di amarezza (morale e professionale). Posso dire che questo sport è un’autentica palestra di vita, dalla quale ho tratto insegnamenti utili ed educativi. Ho avuto molti allenatori e di alcuni ho splendidi ricordi, professionali ed umani”
Simone Pasini, si rituffa nel calcio giocato, pronto a mettere al servizio del Don Bosco Genova quella esperienza, che unita a capacità e umanità, gli tornerà utile anche quando deciderà di intraprendere definitivamente la carriera di allenatore. La stoffa c’è ed è di ottima qualità.
Claudio Nucci