Genova. Con tutti i progetti che riguardano la trasformazione del fronte mare di Genova – da lungomare Canepa al Waterfront di Levante, passando per il parco della Lanterna e la riqualificazione della circonvallazione a mare da Dinegro alla Foce – la città guadagnerà 3.800 nuovi alberi. È la stima dichiarata dal vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici Pietro Piciocchi che stamattina, nell’aula rossa di Tursi, ha risposto a un’interpellanza di Fabio Ceraudo (M5s) sul destino dei pini secolari di corso Podestà, a rischio abbattimento.
A fare il calcolo è stato lo studio di Renzo Piano, e anzi i numeri riportati da Piciocchi sarebbero addirittura in difetto. “L’indirizzo dell’amministrazione su questo è chiarissimo”, assicura comunque il vicesindaco. Cifre che tuttavia cozzano in buona parte con le dichiarazioni del sindaco Marco Bucci, che ha sempre annunciato 4mila alberi (l’ultima volta addirittura 5mila) solo nel grande parco lineare del Waterfront di Levante, disegnato proprio dall’archistar genovese.
Il conteggio riferito da Piciocchi, invece, terrebbe conto di un elenco molto più ampio di interventi, tra cui un settore ancora totalmente da progettare – la circonvallazione a mare, appunto – il cui destino dipende oltretutto dalla decisione sulla conservazione o demolizione della Sopraelevata. Altri interventi, come il parco della Lanterna e la nuova viale Brigate Partigiane, sono parte integrante del progetto del tunnel subportuale.
La promessa di Piciocchi è anche una risposta alle frequenti polemiche sulla “strage” di alberi imputata ad Aster da ambientalisti e semplici cittadini, mentre sullo sfondo restano i malumori per un piano strategico del verde che ancora non è stato svelato. “Nessuno si diverte ad abbattere alberi, non è lo sport di Aster. Se si abbattono è perché ci sono problematiche – replica il vicesindaco -. Se c’è stata un’intensificazione dipende dal fatto che da un anno e mezzo abbiamo avviato un sistema di monitoraggio e censimento scientifico che una grande città non può non avere. Fino a qualche anno fa la gestione si basava su osservazioni e segnalazioni dei cittadini, ora ci sono professionisti che esaminano la situazione e decidono“.
Certo, ammette Piciocchi, “viviamo questi abbattimenti come vere e proprie mutilazioni. L’albero abbattuto in spianata Castelletto era completamente marcio e andava rimosso, poi vicenda gestita sicuramente male dal punto di vista comunicativo perché queste cose vanno spiegate ai cittadini. L’albero ha un ciclo di vita: nasce, vive, muore. Dobbiamo esserne consapevoli. Non si può pensare di sostituire un pino secolare con un altro pino secolare, di questo dobbiamo avere tutti consapevolezza”.
Tra i fronti ancora aperti c’è corso Podestà, monumentale arteria che sovrasta le mura secentesche. Spim, nell’ambito di un progetto di riqualificazione delle arcate sottostanti, aveva programmato l’abbattimento dei pini storici che incorniciano la strada verso Carignano, prevedendo di sostituirli con pini d’Aleppo. Tre residenti – Guido Colella, Gianluigi Sommariva e Gian Giorgio Parodi – supportati anche da associazioni ambientaliste come Legambiente e Italia Nostra, con l’endorsement di alcuni partiti di opposizione e una petizione firmata da 400 persone, avevano presentato un ricorso al Tar sostenendo che fossero possibili soluzioni meno drastiche. I giudici lo avevano respinto, ma avevano anche definito “prevalenti le esigenze pubbliche di manutenzione conservazione in buono stato del complesso monumentale vincolato”.
Lo stesso Piciocchi aveva deciso di temporeggiare per evitare lo scontro: “Nonostante gli studi fatti e l’assenso della Soprintendenza sulla possibilità di abbatterli, data l’insistenza dei cittadini, ho ritenuto di svolgere supplementi di studi per capire l’origine delle infiltrazioni e soprattutto se potessero esistere modalità alternative”. Il problema è che molti di quei pini marittimi, secondo gli studi di Aster, avrebbero pochi anni di vita poiché malati e soffocati in uno spazio troppo stretto. E soprattutto i danni provocati dalle radici sarebbero alla base delle infiltrazioni d’acqua che affliggono il Ponte Monumentale, oggi sottoposto a un pesante restauro che risolva anche questa problematica.
“Abbiamo scoperchiato la strada, stiamo rifacendo il sistema di regimazione, vogliamo vedere come risponde. Le nostre evidenze ci dicono che buona parte delle infiltrazioni provengono dagli alberi e dalle fessurazioni che hanno creato su solai e copertura della strada – ribadisce Piciocchi -. Comunque non inizieremo domattina perché ci siamo impegnati in un esame in contraddittorio con alcuni tecnici, ma se l’esito non sarà positivo dovremo prenderne atto. Il problema non sono solo le infiltrazioni per i privati, ma la compromissione di un bene monumentale di straordinaria bellezza che è corso Podestà e noi lo vogliamo tutelare”.