Contrattacco

I medici di base contro la Regione: “Prescriviamo troppi esami? Polemica sterile, non siamo impazziti”

Carraro (Fimmg) contesta i numeri di Alisa: "Boom di richieste dopo il Covid, i pazienti chiedono risposte. Noi in trincea, siamo un capro espiatorio"

medico ticket

Genova. “È una polemica sterile, per non dire strumentale. Stanno cercando nella nostra categoria un capro espiatorio. Noi davanti non abbiamo un foglio di calcolo coi dati statistici, abbiamo le persone con problemi di salute da risolvere“. È un fiume in piena Andrea Carraro, segretario genovese della Fimmg, il sindacato dei medici di medicina generale. A farlo infervorare sono i dati che Alisa ha iniziato a snocciolare nelle conferenze stampa settimanali sulla sanità, quelli per cui l’allungamento delle liste d’attesa dipende soprattutto dal boom di esami prescritti in modo improprio, uno su quattro secondo le stime. Ad esempio le risonanze magnetiche, le cui richieste sono quasi raddoppiate nel giro di cinque anni.

“Il fenomeno è anche nazionale – osserva Carraro -. C’è un grande aumento della richiesta di prestazioni da parte dei pazienti, è un fenomeno post pandemico che non era previsto e con cui facciamo i conti da almeno un anno. Per due anni i cittadini sono stati costretti a rinunciare alle prestazioni sanitarie, erano abituati al monitoraggio delle patologie croniche, agli esami preventivi che gli abbiamo insegnato a fare per accorgersi in tempo di problemi importanti. Ora siamo tornati a una vita normale e il numero è esploso“. E le ricette arrivano soprattutto dai medici di base. “Certo, molti specialisti ospedalieri e ambulatoriali che hanno il ricettario alla fine demandano a noi la richiesta. E noi la prendiamo in carico. Non è che siamo impazziti: siamo diventati un collo di bottiglia, tutto arriva sulle nostre scrivanie”.

Eppure dalle analisi degli esperti emerge che molti accertamenti sarebbero prescritti anche quando non servono, solo per cedere alle pressioni dei pazienti. “Sono poco propenso ad accettare quest’idea – contesta il segretario genovese della Fimmg -. Durante il Covid la gente non faceva visite, non faceva esami diagnostici. Finita la pandemia vengono da noi e cercano di capire perché gli fa male il ginocchio, allora vanno da un ortopedico, spesso privato perché alla Asl non c’è posto, lo specialista ovviamente chiede una risonanza magnetica, non può emettere una ricetta e io la devo prescrivere. Ora è molto difficile governare questo fenomeno, ma pensare che la soluzione sia dirci di prescrivere meno… La faccia coi pazienti ce la mettiamo noi. Sa quanti di loro insistono? Piuttosto si faccia una campagna d’informazione ai cittadini e si spieghi che in un momento di difficoltà apocalittica per la sanità bisogna fare attenzione alle richieste”.

“Sono rimasto abbastanza stupito di questa iniziativa della Regione, è una tegola che arriva nel momento in cui stiamo portando avanti una trattativa sindacale per il rinnovo della parte regionale del nostro contratto, che è ferma da anni”. La querelle su prescrizioni e liste d’attesa, insomma, s’innesta su una situazione di sofferenza che i medici di famiglia lamentano da tempo: “Noi siamo in trincea, lavoriamo molto più di prima, ce ne siamo fatti una ragione e i nostri pazienti non hanno lista d’attesa, arrivano tutti i giorni qui a frotte – incalza Carraro -. Sono chiuso in studio dalle 7.30 (la telefonata avviene intorno alle 15.30, ndr), ho mangiato un toast tra una visita e l’altra e nel frattempo ho due persone che mi stanno chiamando. Può essere che in qualche richiesta le motivazioni indicate siano inappropriate per la fretta, ma questo non vuol dire che il paziente non abbia una motivazione sacrosanta per fare un esame. Io questa equazione la rigetto”.

La Regione, se da un lato investe 42 milioni per immettere nel sistema nuove prestazioni (acquistandole dai privati), dall’altro vuole comunque sensibilizzare i medici di famiglia invitandoli a rispettare i criteri clinici definiti da ministero della Salute e Agenas per l’assegnazione delle priorità, fornendo applicazioni informatiche, aprendo un tavolo regionale ad hoc e promuovendo attività formative mirate. “Noi non alziamo muri, anche l’aggiornamento professionale è fermo da un sacco di tempo – denuncia ancora Carraro -. Siamo disponibili a confrontarci. Ma quando un paziente ha bisogno di un esame in 6-7 giorni e non c’è posto, io devo trovargli una soluzione. Certo, sarebbe stato meglio parlarne prima con noi che coi mezzi di comunicazione. Ora non posso che difendere la mia categoria”.

Proprio i medici di medicina generale, tra l’altro, sono destinati a diventare il perno della sanità territoriale con le case di comunità finanziate dal Pnrr, con disponibilità h24 anche nei weekend. La quadra contrattuale è ancora da trovare, ma a prescindere dagli aspetti normativi restano molte perplessità: “In una Regione come la Liguria, col numero di anziani più alto d’Italia, secondo lei i servizi è meglio accentrarli o lasciarli nel portone sotto casa? Quando ai miei pazienti dirò che possono venire a Struppa o in via Archimede, loro mi guarderanno e diranno: non si può fare qui?”. Anche perché i medici non si moltiplicheranno: “Se l’attività di distretto è destinata a diventare aggiuntiva rispetto al carico di lavoro pazzesco che abbiamo già in studio, il futuro ci riserva molte preoccupazioni”.

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