Appello

Elezioni regionali, lettera a Mattarella: Liguria nel fronte del no al voto il 20 settembre

I presidenti di cinque regioni - oltre alla nostra - Campania, Veneto, Puglia e Marche chiedono un intervento contro la proroga delle consultazioni

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Genova. Si è concluso con un nulla di fatto, ieri sera, e con una potenziale rottura tra amministrazioni locali e governo l’incontro in videoconferenza tra il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e i presidenti delle regioni prossime a elezioni (Toti, De Luca, Emiliano, Ceriscioli e Zaia) in cui si sarebbe dovuto trovare un accordo sulla data delle consultazioni. I governatori hanno chiesto di ipotizzare una finestra entro il 27 luglio o comunque di non andare oltre la prima settimana di settembre, anche per evitare che le elezioni si tengano dopo l’inizio delle scuole.

Sempre di ieri sera una lettera firmata a cinque mani dai governatori di Campania, Puglia, Marche, Veneto e Liguria, indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sullo stesso tema:
“La proroga della data delle elezioni regionali, che “può essere giustificata solo da ragioni sanitarie ed emergenziali, sta assumendo i contorni di una decisione politica e, ci sia concesso, basata sulla convenienza di parte, che a nostro avviso non può giustificare la compressione dell’autonomia legislativa regionale e il diritto di voto degli elettori”.

Il testo della lettera:
“La difficile situazione, senza precedenti nella storia Repubblicana, determinata dalla diffusione del virus Covid-19 ha sicuramente richiesto, e richiede ancora provvedimenti di natura emergenziale, con la necessità di un adattamento continuo dei rapporti tra Stato e Regioni, nel quale ci siamo impegnati in prima persona in continue riunioni e contatti con il Governo. In questo contesto riteniamo che, nonostante i momenti difficili che abbiamo dovuto affrontare, non sia venuto meno il principio di leale collaborazione fino a quando non si è dovuto affrontare il tema del rinnovo delle legislature regionali in scadenza il 30 maggio prossimo. Si tratta di un argomento molto delicato perché coinvolge la durata di organi dotati di potere legislativo eletti a suffragio universale e diretto, dotati tra l’altro, ai sensi dell’articolo 122 della Costituzione, di potestà legislativa propria in ordine alla legislazione elettorale”.

“La durata certa degli organi legislativi è un principio fondamentale dello Stato democratico, tant’è che la Costituzione stessa prevede tempi certi per la ricostituzione delle Camere (art. 61) e il divieto di proroga delle stesse se non in caso di guerra (art. 60). In considerazione della peculiare situazione sanitaria in atto, il Governo, con il DL 26/2020, ha ritenuto di disporre la proroga delle legislature regionali, per un periodo di tre mesi, ossia fino al 30 agosto 2020, disponendo però che, a differenza diquanto normalmente avviene, la data delle elezioni possa essere fissata soltanto nei 60 giorni successivi, ossia nei mesi di settembre e ottobre”.

“Di questa decisione, assunta in difformità dal parere reso dalle Regioni non è mai stata resa pubblica la motivazione sanitaria, che giustificasse come dal punto di vista dell’epidemia di Covid-19 vi siano maggiori rischi nel mese di luglio piuttosto che nei mesi autunnali, quando fin dai primi di giugno sono permesse tutte le attività economiche, culturali e sociali e financo gli spostamenti tra regioni. Al contrario, come anche si evince dal parere reso nei giorni scorsi dal Comitato Tecnico Scientifico, esigenze sanitarie sconsigliano fortemente di ritardare le elezioni versoi mesi autunnali, in quanto potrebbe aversi una recrudescenza del virus che porterebbe a dover rinviare la scadenza elettorale di ulteriori, troppi, mesi”.

“Riteniamo, inoltre assolutamente inopportuna la fissazione di una data che pregiudichi la riapertura delle scuole, mettendo a rischio i ragazzi nel rientrare in edifici frequentati da milioni di elettori. Da ultimo constatiamo che una decisione che può essere giustificata soltanto da ragioni sanitarie e emergenziali sta assumendo i contorni di una decisione politica e, ci sia concesso, basata sulla convenienza di parte, che, a nostro avviso, non può giustificare la compressione dell’autonomia legislativa regionale e del diritto di voto degli elettori”. “Ci rivolgiamo quindi a Lei, quale Capo dello Stato e Garante della Costituzione – conclude la lettera firmata da Giovanni Toti, Michele Emiliano, Luca Zaia, Vincenzo De Luca e Luca Ceriscioli – per chiederLe un Suo autorevole intervento a tutela del principio di leale collaborazione tra gli organi della Repubblica su cui è fondata la nostra Costituzione, che rimetta al centro l’interesse pubblico alla tutela della salute e il principio democratico sul quale la Repubblica si fonda”.

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