Cronaca

Lagaccio, un altro muro crolla: “Cartina tornasole dello stato di abbandono della città”

Genova. “Lagaccio. Un altro muro che può crollare. Anzi, già crollato in due punti. Sopra a dei giardini di abitazioni private. Modello via Dassori. Sono convinto della buona fede di tutti ma è evidente… che qualcosa di grave sta accadendo nella gestione della città”. Enrico Testino, volto noto nell’ambito di molte iniziative di cittadinanza attiva, dalla rete Voglio la Gavoglio, a membro del Direttivo del Consorzio Pianacci, fa una pausa “dai grandi temi del Lagaccio” per sottoporre, a “titolo personale, un ‘piccolo’ problema”, che rappresenta “tuttavia una cartina di tornasole dello stato di abbandono gestionale della città e che può trovare suoi corrispettivi in tutti i piccoli, grandi e grandissimi muri da ristrutturare a Genova”.
 
Questa volta, come testimoniano le foto, riguarda un muro, lungo circa 100 metri, di Vico Chiuso 5 Santi, sempre al Lagaccio. “Un muro che già 4 anni fa portammo, come gruppo di cittadini, all’attenzione degli Assessori di allora (oggi cambiati) e della pletora di tecnici comunali competenti (molti dei quali ancora, senza soluzione di continuità, sono oggi al lavoro in Comune) – spiega Testino – Nessuno dei referenti istituzionali di allora seppe porre rimedio al pericolo, pur con alcuni anni di lavoro davanti. Nessuno degli attuali amministratori ha saputo porci rimedio, pur con un anno di lavoro alle spalle.
 
“In questo caso ‘porre rimedio’ significherebbe anche solo mettere in veloce sicurezza il muro, fare un intervento, non dei migliori, che tolga l’emergenza, se non addirittura, e sperabilmente, rimettere mano al muro nel suo complesso. Nessuno, tranne alcuni di noi, residenti nelle vicinanze, ci ha messo la testa e l’impegno. Ovviamente la situazione è peggiorata e alcune persone continuano a rischiare la vita e la salute”, sottolinea Testino che aggiunge: “Penso che la pubblica amministrazione, i cittadini, le realtà sociali siano diversi aspetti della stessa comunità. Non parti lontane e contrapposte come sono percepite oggi. Nelle istituzioni dimorano molti amici e persone che conosciamo. Quindi ancora di più questo immobilismo fa paura. Fa paura perché si capisce che non fa parte dei costumi dei singoli ma è una situazione più grande e paludosa”.
 
Alla fine, tornando al fatto iniziale, anche i cittadini, “frustrati e demotivati”, si sono dimenticati per anni del muro pur avendolo vicino a casa. “Non abbiamo neanche la responsabilità formale di possibili incidenti e quella morale la abbiamo esercitata. Noi, solo noi, potremmo, legalmente, fregarcene.
La domanda è semplice: che facciamo?”, chiede Testino.
 
“Per aprire un cammino e un futuro vicino e migliore ci vorrebbero due tipi di risposte da parte del Sindaco e della giunta – la proposta – Una risposta politica, alta, istituzionale che decida di avviare percorsi aperti alla cittadinanza permettendogli di esercitare quella sana pressione e azione verso la città”. L’altra risposta, “è dolorosa anche solo da sperare, una tremenda sfida che manco i cavalieri medioevali avrebbero affrontato – ironizza e conclude Testino – mandare due tecnici a riparare e mettere in sicurezza il muro. Chiedendo scusa del ritardo”.

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