Genova. E’ stata la consulenza tecnica svolta dal medico legale Camilla Tettamanti a convincere la Procura a estendere a sei il numero di indagati per la morte di G.B,, il 70enne deceduto a gennaio di quest’anno all’ospedale Galliera di Genova a causa di un errore medico, un ‘refuso’ sul software su cui vengono annotate le terapie da somministrare ai degenti dove anziché 8 dosi di insulina (come correttamente appuntato dal medico sul diario clinico), né sono state inserite (sempre dallo stesso medico secondo l’accusa) 80 dosi.
L’indagine della pm Daniela Pischetola era partita con due soli nomi iscritti nel registro degli indagati, quello del medico che ha compiuto l’errore materiale e quello dell’infermiera che “acriticamente” ha somministrato la dose letale al paziente a cui la glicemia era stata somministrata non per diabete, bensì per un’iperpotassiemia (livello troppo alto di potassio nel sangue) causata da un’insufficienza renale. Dopo l’iniezione massiccia di insulina, avvenuta la mattina del 7 gennaio, l’uomo non accusa sintomi lì per lì ma via via a distanza di circa 24 ore viene trovato in coma ipoglicemico. Le sue condizioni sono ormai irreversibili e morirà 16 giorni dopo, il 24 gennaio.
Secondo la consulenza tecnica tuttavia il medico del turno successivo avrebbe dovuto rendersi conto della somministrazione segnata sul software e iniettata al paziente, così come i tre infermieri che si sono succeduti nel turno avrebbero dovuto “in autonomia” verificare il livello della glicemia.
Alcuni di loro si difendono spiegando che il paziente non aveva sintomi e dal diario clinico non risultavano anomalie nella prescrizione, ma resta da capire se in caso di paziente non diabetico (per il quale ovviamente la glicemia viene controllata regolarmente) il protocollo prevedesse il controllo periodico. Per l’accusa al momento non ci sono dubbi: tutti e sei avrebbero anche se con gradi diversi una parte di responsabilità nel decesso.
L’avviso conclusione indagini preliminari è stato inviato venerdì. Ora i due medici e i quattro infermieri, difesi dagli avvocati Antonio Rubino, Angelo Paone, Alessandro Cecon, Emilio Robotti, Alessandra Baudino e Andrea Frascherelli, hanno 20 giorni di tempo per presentare memorie o chiedere di essere interrogati. Poi il pm formulerà la richiesta di rinvio a giudizio. L’accusa è per tutti omicidio colposo in ambito sanitario.