Ennesimo caso

Carcere di Marassi, ennesimo tentato suicidio in cella: oggi manifestazione sotto il tribunale

Gli agenti hanno salvato un 30enne che si era impiccato in cella. Pagani (UIlpa Penitenziari): "È una pena di morte di fatto"

carcere marassi

Genova. Verso le 14 di ieri, un giovane detenuto italiano di 30 anni ha tentato il suicidio impiccandosi in cella nel carcere di Marassi. È stato salvato dai poliziotti penitenziari in servizio di sorveglianza che hanno notato il giovane con il cappio alla gola sospeso e legato alle grate della finestra della cella. Ne da notizia il segretario regionale della Uilpa Penitenziari, Fabio Pagani.

Soccorso immediatamente dai poliziotti con evidenti i segni alla gola da soffocamento, è stato affidato alle cure dei sanitari del carcere. Nei confronti del detenuto è stata disposta una sorveglianza più pressante.

Proprio per oggi la Conferenza nazionale dei garanti territoriali delle persone private della libertà personale ha organizzato una serie di manifestazioni per denunciare la piaga dei suicidi in carcere, prima causa di morte tra i detenuti: a Genova ci sarà un presidio sotto il tribunale alle 12.00. Hanno aderito la Camera penale regionale ligure, Acat, la Veneranda Compagnia di Misericordia, Arci Liguria e Genova, Sc’Art, Gli Amici di Zaccheo, i cappellani cattolici degli istituti genovesi, Sbarre di Zucchero, Seconda Chance, Agorà, la Conferenza regionale del volontariato di giustizia, il Teatro Necessario.

“Evitato l’ennesimo morto ‘per impiccagione’ nelle nostre galere, dove ormai si va incontro a una pena di morte di fatto – accusa Pagani -. L’episodio si inserisce in un quadro di crisi inarrestabile se non con interventi immediati e d’impatto che prendano atto dell’emergenza forse davvero senza precedenti, quanto meno a guardare il numero record di coloro che si tolgono la vita. Il sovraffollamento detentivo, con 14mila detenuti oltre i posti regolamentari, la carenza di operatori (alla sola polizia penitenziaria mancano 18mila unità) e le molteplici altre deficienze strutturali, infrastrutturali, d’equipaggiamento e organizzative non sono fronteggiabili con azioni ordinarie”.

“Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il governo Meloni ne prendano concretamente atto e varino un decreto carceri con misure tangibili che non possono riassumersi nella riduzione, sic et simpliciter, a 60 giorni effettivi del corso di formazione per gli agenti di polizia penitenziaria che inciderà in maniera impercettibile sul numero delle assunzioni, ma che finirà per essere deleterio sul piano della professionalità, della competenza e della crescita del corpo”, conclude Pagani.

Oggi a Genova avvocati, operatori penitenziari, sindacati, docenti universitari, volontari, cappellani e ministri di culto e associazioni parteciperanno insieme al presidio sulla scalinata di Palazzo di Giustizia, giovedì 18 aprile alle 12, con lettura dei nomi dei detenuti morti per suicidio, malattia ed altre cause ancora da accertare. Verranno ricordati anche gli agenti di polizia penitenziaria che quest’anno si sono tolti la vita, per non dimenticare le loro storie e il dramma delle loro famiglie.

Nel corso della manifestazione si terrà un flash mob e verrà quindi letto un appello elaborato dalla Conferenza nazionale dei Garanti territoriali, e rivolto al Ministero della Giustizia, all’Amministrazione Penitenziaria, ai membri di Camera e Senato e alla società civile, “ad un mese esatto dalle dichiarazioni del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che, ricevendo il corpo della Polizia penitenziaria, ha ribadito l’importanza di interventi urgenti per frenare l’emergenza dei suicidi in carcere”.

“L’ennesimo tentato suicidio in carcere conferma la necessità di affrontare la questione del sovraffollamento; della carenza di personale di polizia penitenziaria ed educativo; ma anche e soprattutto medico, infermieristico e sanitario, con urgenza e con una pluralità di soluzioni e interventi. Occorre tenere insieme il miglioramento delle condizioni strutturali per rendere gli spazi dignitosi, incentivare, laddove possibile, l’utilizzo delle pene alternative al carcere e migliorare l’accesso ai servizi sanitari. Sarebbe importante moltiplicare le occasioni di integrazione sociale per rendere più dignitosa la detenzione. Il numero impressionante di suicidi in carcere in Italia, episodi che hanno caratterizzato anche diversi carceri in Liguria nei mesi scorsi, sono indice di un problema che deve essere affrontato al più presto e con determinazione”, così la deputata e vicepresidente PD alla Camera Valentina Ghio.

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