La sentenza

Presunte mazzette negli appalti del Terzo valico, assolto Pietro Salini: solo lievi condanne per 7 imputati su 27

Il numero uno di Weibuild era indagato per turbativa d'asta. L'inchiesta nell'ottobre del 2016 aveva portato in carcere 14 persone e decapitato i vertici del Cociv

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Genova. Tutti assolti con poche eccezioni. E’ la sentenza pronunciata dal tribunale di Genova presieduta dal giudice Donatella Aschero  nel processo per le presunte tangenti nella realizzazione del terzo valico ferroviario.

Assolto il numero uno di Webuild Pietro Salini, difeso dall’avvocato Grazia Volo, che era imputato di turbativa d’asta. Condannato invece a un anno di reclusione l’ex direttore del Cociv Ettore Pagani, un anno e 3 mesi per l’imprenditore Giandomenico Monorchio (condannato per turbativa d’asta e per corruzione) e condannati altri 5 imputati (Piersandro Tagliabue 1 anno, Massimiliano Tricomi 1 anno, Fabrizio Fornasieri 10 mesi, Giorgio Zanuso 10 mesi, Pietro Gandolfo 10 mesi) di cui due funzionari del Cociv e tre imprenditori. Assolti anche Astaldi, ex presidente della società Condotte, Andrea Monorchio, ex ragioniere generale dello Stato ed Ettore Incalza.

In pratica secondo il tribunale solo uno degli episodi di turbativa d’asta contestati dalla procura di Genova, è stato provato a sufficienza: quello relativo alla galleria Vecchie Fornaci. Sugli altri “il fatto non sussiste” dicono i giudici nel dispositivo.

L’inchiesta

Era il 26 ottobre del 2016 quando il gico della Guardia di finanza entrò negli uffici del Cociv a Campi per ad eseguire una perquisizione insieme a 14 ordinanze di custodia cautelare per un presunto giro di mazzette (documentato anche in un video) e diversi episodi di turbativa d’asta per oltre 300 milioni di euro. Per i fatti più gravi però, come il passaggio di mazzette nella sede del Cociv 5 imputati avevano patteggiato la pena.

In base a quanto era emerso dalle indagini nelle gare indette dal General Contractor, alcuni dirigenti per pilotare l’assegnazione dei lotti ad alcune società ed escluderne altre, avrebbero fatto in modo, in alcuni casi, che offerte “anomale” divenissero regolari in violazione ai principi della “par condicio” e, in altri, si sono avvalsi della compiacenza di concorrenti di comodo, in realtà non interessati all’aggiudicazione della gara, per indirizzare direttamente l’assegnazione all’unico concorrente interessato.

L’inchiesta aveva decapitato i vertici di Cociv. A processo, cinque anni dopo erano finite 27 persone tra cui Pietro Salini, oggi ai vertici di Webuild (che con Fincantieri ha costruito il ponte San Giorgio), di fatto nuova denominazione della Salini Impregilo, principale socio del Cociv, il general contractor del Terzo valico. Per Salini, indagato per turbativa d’asta, i pm Paola Calleri e Francesco Cardona avevano chiesto 3 anni e 5 mesi di reclusione. I pm avevano chiesto 4 anni e 10 mesi per Giandomenico Monorchio (turbativa d’asta e corruzione), imprenditore e figlio dell’ex ragioniere generale dello Stato Andrea (quest’ultimo inquisito per turbativa d’asta, avrebbe fatto da sponsor al figlio) per cui sono stati chiesti un anno e 6 mesi; un anno e 7 mesi per Ettore Incalza (turbativa d’asta), storico ‘grand commis’ delle maxi-opere, che si sarebbe speso per Monorchio. Tra gli altri imprenditori figurano Stefano Perotti (chiesti 4 anni e sei mesi) e Duccio Astaldi (due anni e tre mesi). Quattro degli imputati avevano patteggiato la pena prima dell’inizio dibattimento. A Salini la procura contestava in particolare una telefonata con l’ex presidente Cociv Michele Longo: il primo chiedeva di escludere il cugino Claudio, che aveva lasciato nel 2005 l’azienda di famiglia per crearne una autonoma ed è poi morto in un incidente stradale, e il secondo lo rassicurava. Salini aveva rimarcato che “in tutte le conversazioni contestate si fa riferimento ad appalti ormai non modificabili: ci sarà modo di dimostrare la buona fede durante il processo”. E la sentenza di primo grado, anche se non definitiva, gli ha dato ragione.

Le reazioni

“La sentenza assolve tutti i Dirigenti di Cociv e l’A.D. di Webuild Pietro Salini da tutte le imputazioni per l’esecuzione delle gare ad evidenza pubblica – commenta l’avvocato Grazia Volo – Condanna un ex Dirigente e 3 dipendenti per aver favorito alcune imprese. E’ un fatto isolato, riconducibile ad interesse personale, contrario a quello del Consorzio. Quanto alla condanna per corruzione dell’ing. Giandomenico Monorchio, sono condotte estranee all’attività del Consorzio Cociv”.

“Siamo lieti che la magistratura abbia ritenuto quello del Terzo Valico un cantiere sano, come sancito dall’assoluzione con formula piena dell’amministratore delegato di WeBuild Pietro Salini e di altri dirigenti. Ora che è stato stabilito questo punto fermo e ogni timore è stato fugato definitivamente, bisogna accelerare il più possibile per arrivare nei tempi programmati al completamento di questa infrastruttura strategica per la Liguria, per l’Italia e per l’Europa, visto che è al servizio dei porti più importanti del Mediterraneo”. Così il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti commenta l’esito del processo sul Terzo Valico che si è celebrato alla II sezione del Tribunale di Genova.

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