Genova. Un riferimento all’attentato a Stoccolma, ma anche a quelli di San Pietroburgo, Instanbul, Londra, Berlino, Parigi, Nizza: il ministro dell’Interno Marco Minniti, rispondendo ai sindaci e gli amministratori locali, sui temi di “sicurezza e immigrazione” all’iniziativa organizzata da Anci Liguria nella sala Piramide dell’Agenzia delle Entrate, ha sottolineato come l’Europa sia sotto scacco della minaccia terroristica.
“Se vogliamo proteggere l’Italia dobbiamo puntare sull’intelligence e su un efficace controllo del territorio, ma Chiavari, Roma, Reggio Calabria, Milano non sono la stessa cosa. Spetta al nostro ministero stabilire quali sono le modalità, ma queste modalità si devono concordare con i sindaci. Serve una grande alleanza, non uno scaricabarile”.
Marco Minniti ha riportato il discorso al decreto sull’immigrazione appena elaborato, un decreto che porta il suo nome e che si pone l’obiettivo di rendere più semplici le espulsioni di migranti che si trovano irregolarmente in Italia, ma suscita preoccupazione tra le organizzazioni impegnate per la difesa dei diritti umani. Include inoltre la soppressione del secondo grado di giudizio nelle pratiche di chi richiede il diritto di asilo. Un decreto che include, tra le altre cose, maggiori responsabilità e collaborazione da parte dei sindaci e degli enti locali. “Abbiamo quindi inserito anche lo sblocco del turn-over per i vigili urbani, per le polizie locali – dice Minniti – perché queste forze sono fondamentali nel controllo del territorio”.

“L’emergenza immigrazione non è un’emergenza, è una problematica strutturale, che ci impone di fare scelte e prendere decisioni, e di farlo in base a valori di riferimento, il mio riferimento in tal senso è uno solo: Papa Francesco”. Così Marco Doria, rivolgendosi al ministro dell’Interno Marco Minniti e presentando a grandi linee lo stato dell’arte genovese e ligure (Doria è anche presidente di Anci Liguria e della Città Metropolitana di Genova). “Il Comune di Genova sta svolgendo la sua parte anche oltre i parametri numerici richiesti dal Governo – aggiunge Marco Doria – ma ritengo giusto ci sia un lavoro di equilibrio complessivo”. Il sindaco di Genova ha affrontato anche la questione della gestione dei tanti, troppi, minori stranieri non accompagnati, istanza sollevata anche dalla sindaco di Savona Paola Caproglio. Per questo capitolo il comune di Savona ha speso, nel 2016, 300mila euro, di cui solo la metà rimborsati con risorse statali. E poi il tema della sicurezza: “Assurdo avvalorare a scopi di propaganda la convinzione che le responsabilità della tematica migrazione siano dei sindaci”.
“Fermare i migranti prima che arrivino in Italia e in Liguria, permettendo il loro arrivo solo a chi abbia davvero necessità di fuga da persecuzioni e guerre”, questo il punto di vista della Regione e dell’assessore all’Immigrazione Sonia Viale, che ha portato i saluti dell’ente. Viale ha anche espresso perplessità sul passaggio dal sistema dei Cas, gestito dalle Prefetture, a quello Sprar, gestito dai Comuni: “Non siamo pronti, come sindaci, a passare da 500 a 6000 casi di richieste di asilo all’anno”.
Cristina Lodi, consigliere delegato alle tematiche dell’Immigrazione della Città metropolitana di Genova ha incece annunciato la “nascita di uno sportello dedicato che, assieme ad Anci, metterà a disposizione per 20 ore alla settimana un esperto che potrà aiutare i sindaci a districarsi tra le difficoltà legate alla gestione dell’accoglienza”. Sui 67 comuni della Provincia di Genova soltanto 26, però, hanno aperto le loro porte ai profughi. “Ed è soprattutto l’entroterra – spiega Lodi – a sobbarcarsi l’onere di gestire gli arrivi. Il problema è che dove esiste una contrarietà politica all’accoglienza diffusa, né prefettura né Citta Metropolitana possono fare nulla”.
Fabio Natta, presidente della Provincia di Imperia e sindaco di Cesio: “Notificare al ministro le condizioni critiche in cui versano le province liguri. Lo Stato non ci aiuta a far fronte alle incombenze necessarie, che includono anche la tutela dei territori dal rischio idrogeologico. Abbiamo bisogno di un intervento immediato di natura economica e finanziaria
Alessio Cavarra, sindaco di Sarzana, ha portato l’esempio di un’esperienza positiva: “Sarzana si è messa a disposizione sin dal 2014 per accogliere profughi, dopo iniziali diffidenze dei cittadini i quali, però, li hanno poi accettati e integrati”.
Giacomo Chiappori, sindaco di Diano Marina, uno degli amministratori che hanno detto no all’arrivo di migranti ha chiesto che ci sia “Più selezione sugli arrivi, perché Ivoriani, Nigeriani, Senegalesi non sono persone che fuggono da guerre”. Sulla stessa lunghezza d’onda Luigi Pignocca, sindaco di Loano, e Roberto Levaggi, sindaco di Chiavari: “Chiedo chiarezza al Governo perché abbiamo 4000 km di coste, e se non si fanno patti bilaterali chiari, i Comuni non potranno farsi carico del problema”.

“I cittadini sentono il problema della sicurezza, ma quando si danno risposte concrete, quando gli enti locali sono messi nelle condizioni di dare queste risposte, è facile eliminare le paure, ma sappiamo che le risorse sono zero e allora?”. Lo ha detto Paolo Pezzana, sindaco di Sori ed ex responsabile immigrazione di Anci Liguria, dimesso dopo una polemica scoppiata per critiche “colorite” da parte dello stesso Pezzana al leader della Lega Nord Matteo Salvini.
Mara Bertolotto è sindaco di Pignone, comune spezzino di 600 abitanti che due anni fa si è trovato un centro di accoglienza straordinaria senza che nessuno ne fosse informato preventivamente. “A distanza di due anni gli stranieri ospitati sono 14, e sono nati due bambini – racconta – ma chiediamo di essere aiutati, perché ci siano fondi disponibili per fare lavorare i richiedenti asilo, soprattutto nei piccoli comuni”. Anche Rosario Amico, sindaco di Serra Riccò, ha chiesto un maggiore supporto economico per attivare lavori socialmente utili e una revisione della politica di flussi migratori, adeguandola con parametri più rigidi.
L’ultimo a intervenire è stato il sindaco di Ventimiglia, Enrico Ioculano, sindaco la cui esperienza è diventata paradigmatica a livello nazionale “Siamo stati lasciati soli” ha detto più volte. Recentemente finito nell’occhio del ciclone per un’ordinanza che vietava a chiunque di distribuire cibo per strada ai richiedenti asilo, questo – aveva spiegato – per evitare problemi di ordine pubblico, ha dichiarato di fronte a Minniti: “Ci sono tensioni e situazioni tali da essere preoccupati per la tenuta democratica di questo Paese. O gestiamo questo fenomeno tutti assieme oppure non lo gestiremo”.

“Siamo un Paese che ha fatto tantissime cose per l’accoglienza – ha concluso Minniti – ma l’accoglienza ha un limite, e il limite è nella capacità di integrazione. E’ sbagliata l’equazione immigrazione – terrorismo, ma c’è un rapporto tra terrorismo e mancata integrazione”. I terroristi che hanno colpito in Europa non venivano dalla Siria o dalla Libia, ma erano cittadini francesi, belgi, inglesi, non integrati nella loro società. “Se quelli che accogliamo, non li integriamo, mettiamo un’ipoteca pesante sulla sicurezza del nostro Paese”.