Recensione

Ovazioni per la coloratissima Bohème al Teatro Carlo Felice fotogallery

Debutto con teatro strapieno e grandi applausi per cast, direzione e regia. Piacciono sempre scenografia e costumi firmati dall'artista genovese Francesco Musante

bohème, teatro carlo felice

Genova. Un allestimento che era già stato proposto al Teatro Carlo Felice, ma che è sempre un piacere rivedere e che è stato apprezzato dal folto pubblico presente alla prima della Bohème (repliche sino al 21 aprile). L’artista genovese Francesco Musante ha firmato scene e costumi con il suo stile inconfondibile fatto di colori pastello e i suoi ‘omini’ dai cappelli a tuba che sono stati riproposti proprio anche nel vestiario dei cantanti. Sembrava di vedere qualcuno dei suoi tanti quadri prendere vita. Applausi e ovazioni per tutti. Un successo, insomma, con addirittura un applauso a scena aperta al cambio scena tra primo e secondo quadro, con la soffitta che ruota come un carillon, dopo che un bambino ha girato in scena la tipica chiave a farfalla.

Certo, Puccini con la musica, Giacosa e Illica con il libretto, hanno firmato un capolavoro, però può capitare che qualcosa non funzioni o non piaccia. Qui, se vogliamo proprio trovare il pelo nell’uovo, abbiamo solo avuto un lieve fastidio quando, nell’aria di Musetta, “Quando men vo soletta per la via” grandi mani di uomini mascherati provano a toccarla. Tutto il resto funziona, anche la soluzione registica di Augusto Fornari che sceglie di accompagnare i bohémien in diverse scene con dei bambini vestiti come loro e che nel finale, con la morte di Mimì, salutano a simboleggiare la spensieratezza e la gioventù che se ne va per sempre, cambiando definitivamente Rodolfo e tutti gli altri.

Apprezzati tutti i cantanti, a partire dalla Mimì di Anastasia Bartoli, che ha regalato sfumature di sofferenza alla sua interpretazione con l’evolversi tragico della vicenda. Particolarmente applaudito anche il Rodolfo di Galeano Salas, apprezzabile nelle note più alte. Alessio Arduini è un Marcello di gran presenza vocale e timbrica. Benissimo anche gli altri, con la genovese Benedetta Torre deliziosa Musetta senza sbavature, Gabriele Sagona nei panni di Colline (è piaciuto molto al pubblico nella romanza Vecchia zimarra) e Pablo Ruiz in quelli di Schaunard.

La direzione di Francesco Ivan Ciampa, che ha sostituito Riccardo Minasi, ha incassato i complimenti di pubblico e orchestra, trovando linee melodiche interessanti al servizio dei cantanti.

Trama

Nella Parigi del 1830, alla vigilia di Natale, il pittore Marcello e il poeta Rodolfo vivono in una fredda soffitta. Rodolfo sacrifica la carta di un suo dramma per scaldare l’ambiente. Il filosofo Colline si lamenta per un prestito su pegno non concesso e il musicista Schaunard ha buone notizie: ha guadagnato e portato una cesta di cibo. I festeggiamenti sono interrotti dalla visita di Benoît, il padrone di casa venuto a reclamare l’affitto, ma viene preso in giro dai giovani e liquidato. I quattro bohémien decidono di andare al caffè Momus ma Rodolfo si attarda per finire l’articolo di fondo per il giornale “Il Castoro”.
Sente bussare alla porta ed è Mimì, vicina di casa: le si è spento il lume e cerca una candela per poterlo riaccendere. La ragazza ha una brutta tosse e quando si rialza per andarsene, si accorge di aver perso la chiave della stanza: inginocchiati sul pavimento, al buio, i due iniziano a cercarla. Rodolfo la trova per primo ma la nasconde in una tasca e, al buio, sfiora la mano della ragazza. Tra i due scocca la scintilla, si dichiarano l’amore e decidono di raggiungere gli altri amici al caffè.
Rodolfo presenta Mimì agli amici e le regala una cuffietta rosa. A un tavolo vicino giunge Musetta, vecchia fiamma di Marcello che lo ha lasciato per il vecchio e ricco Alcindoro. Visto Marcello, Musetta finge di essersi slogata una caviglia per attirare la sua attenzione. Manda via Alcindoro a comprarle un nuovo paio di scarpe e Marcello non può resisterle, così i due si riconciliano.
Febbraio. Nevica e i doganieri fanno passare le lattaie. Nell’osteria del luogo, Marcello lavora come ritrattista e vive con Musetta tra gli stenti. Mimì confida a Marcello le sue pene: la vita con Rodolfo è impossibile a causa della gelosia di lui che la accusa di infedeltà. Anche Marcello è in crisi con Musetta. Arriva Rodolfo e Mimì si nasconde per origliare. Lui prima conferma le gelosie poi rivela all’amico la preoccupazione per la malattia di Mimì. Un colpo di tosse di lei svela la sua presenza. Con Rodolfo si lasciano dandosi appuntamento alla primavera successiva. Nel frattempo, Marcello e Musetta litigano duramente. Marcello e Rodolfo si confidano le pene d’amore. Colline e Schaunard li raggiungono. All’improvviso giunge Musetta: ha incontrato Mimì sofferente sulle scale e la sta portando in soffitta. La giovane giunge, è arrivata alla fine dei suoi giorni.

 

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