Genova. L’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale valuta l’impugnazione della delibera di Anac che ha ribadito diversi profili di criticità nelle procedure d’appalto della nuova diga foranea del porto di Genova. Ad annunciarlo è il commissario di Palazzo San Giorgio, Paolo Piacenza, al termine dell’incontro coi lavoratori delle riparazioni navali: ” Vedremo se impugnare la delibera di Anac, ma la delibera non incide assolutamente sulla continuità dei lavori che stanno andando avanti“.
L’Autorità anticorruzione ha confermato le osservazioni già contestate in prima battuta dall’ente portuale: il fatto che l’appalto sia stato aggiudicato a Pergenova Breakwater (Webuild) senza una nuova gara dopo che la prima era andata deserta, le troppe varianti al progetto, l’inserimento dell’opera nel programma straordinario di opere legate al crollo del ponte Morandi, quindi in deroga alle norme. a anche l’ipotesi di pantouflage e di “possibile conflitto di interessi dell’ingegner Marco Rettighieri, il quale era prima responsabile dell’attuazione del programma straordinario, tra cui è inserita anche la diga oggetto dell’appalto, e successivamente è divenuto presidente del consiglio di amministrazione di Webuild Italia, azienda facente parte del gruppo Webuild mandatario del raggruppamento vincitore dell’appalto”.
La mossa dell’Anac aveva mandato su tutte le furie il ministero dei Trasporti guidato da Matteo Salvini (e dal vice genovese Edoardo Rixi), tanto che da Roma era arrivata una nota (anonima) di fuoco: “Sorprende lo stop dell’Anac, è come se pezzi di Stato remassero contro l’interesse nazionale. Tutte le obiezioni sollevate dall’autorità nazionale anticorruzione sono fortemente contestate dai nostri uffici, basti pensare che i costi dell’opera non sono aumentati e nessuna contestazione riguarda presunti fenomeni corruttivi”. Posizione che aveva ricevuto il plauso di Toti e Bucci, mentre l’Anticorruzione aveva replicato: non agiamo “per bloccare ma per agevolare la realizzazione delle opere nel rispetto della legalità“.
Al momento, comunque, le contestazioni dell’Anac non hanno effetti concreti sui cantieri. D’altro canto il dossier sarebbe già a disposizione della Procura europea, che potrebbe accendere i fari sulla maxi opera il cui primo lotto cuba 950 milioni, di cui 500 garantiti dal fondo complementare al Pnrr e il resto con altri stanziamenti governativi, mutui e risorse proprie della Regione e dell’Autorità portuale.
“Come da cronoprogramma ieri sono iniziate a Vado le attività di prefabbricazione del primo cassone che nel mese di maggio verrà portato a Genova e vedrà il proprio posizionamento davanti al porto di Sampierdarena – prosegue Piacenza -. Siamo fiduciosi e continuiamo a lavorare come sempre fatto”.
Nel bacino di Vado Ligure sono iniziate le prime attività, tra cui l’approvvigionamento dei ferri di armatura dei cassoni cellulari in cemento. Il primo getto di calcestruzzo sarà avviato verso fine settimana e proseguirà senza sosta fino al completamento del primo cassone che, insieme ai successivi in produzione a ciclo continuo, andrà a realizzare la prima dorsale della nuova che si trova all’incirca di fronte alla Lanterna. In parallelo, sempre nel cantiere di Vado, proseguono sulla testata della piattaforma i lavori per l’installazione delle gru a servizio del secondo impianto galleggiante di prefabbricazione dei cassoni, uno speciale mezzo nautico denominato Tronds Barge 33, dotato di caratteristiche necessarie a sostenere l’allestimento delle attrezzature per la produzione dei cassoni di più grande dimensione. A maggio il primo cassone verrà messo in galleggiamento con una complessa serie di operazioni ed infine trasportato via mare fino al porto di Genova, dove sarà affondato nella sua sede definitiva, al di sopra dello scanno di imbasamento realizzato sulle colonne di ghiaia.