Genova. Si chiama Streptococcus pyogenes ed è un batterio che sta tornando a diffondersi rapidamente in tutto il mondo, soprattutto dopo la pandemia di Covid. In Liguria, secondo i dati della sorveglianza interaziendale di Alisa, sono stati registrate 57 infezioni gravi dall’inizio del 2023 con 8 decessi e 4 forme della sindrome da shock tossico, la cosiddetta mangiacarne. “Non c’è da fare allarmismo – spiega Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova – ma bisogna sensibilizzare e lavorare per intercettarlo precocemente e gestirlo in maniera multidisciplinare”.
Per dare un’idea, in Giappone dall’inizio dell’anno si contano 474 casi di sindrome da shock tossico (che ha un tasso di mortalità del 30%). In Spagna tra il 2007 e il 2019 sono stati rilevati 523 casi di sepsi, 292 celluliti, 153 polmoniti, 141 sindromi mangiacarne, 94 fasciti necrotizzanti, sempre a causa dello streptococco. Tra i pazienti liguri finiti in ospedale ben 28 presentano batteriemia, 22 hanno un’infezione alla cute o ai tessuti molli (14 in forma di cellulite), 5 accusano infezioni respiratorie (con 2 casi di polmonite) e 2 sono stati colpiti da meningite.
“In verità non arriva nulla dall’Oriente, è un batterio che abbiamo da sempre in Europa e in Italia – chiarisce Bassetti -. È una patologia tempo-dipendente, quindi è fondamentale una diagnosi precoce. I sintomi? Dipende da quale organo è colpito, evitiamo di correre al pronto soccorso. I medici sanno bene quando si è di fronte a un’infezione particolarmente impegnativa. Diciamo che queste forme tossiche possono colpire soprattutto la cute e possono evolvere verso forme molto impegnative. C’è anche una variante molto aggressiva, M1UK, che sembra essere più contagiosa. Dobbiamo ancora determinare se qualcuno dei nostri casi è stato colpito da questa variante”.
L’infezione de Streptococcus pyogenes si cura con antibiotici, compresi farmaci in grado di sopprimere la produzione di tossine come clindamicina e liezolid. In alcuni casi si valuta la somministrazione di immunoglobuline per via endovenosa per ridurre il successivo danno ai tessuti.