Alle stelle

Benzina, il governo proroga il taglio di 30 cent ma i distributori: “Ci vuole altro, i liguri non fanno più il pieno”

Bertagnini (Faib): “Ragionare su un prezzo amministrato dallo Stato e vigilare sulle speculazioni, oggi il prezzo lo paghiamo noi benzinai”

benzinaio benzina diesel

Genova. Ieri il ministro dell’Economia Daniele Franco e quello della Transizione ecologica Roberto Cingolani hanno firmato il decreto interministeriale che proroga – per ora fino al 2 agosto – le misure già in vigore in Italia per ridurre il prezzo finale dei carburanti. Il taglio resta invariato, 30 centesimi al litro per benzina, diesel, gpl e metano per autotrazione.

Un intervento che se nei mesi scorsi era bastato per tenere il prezzo della “verde” al self sotto la soglia psicologica dei due euro al litro ormai è in grado di evitare soltanto che la cifra schizzi molto al di sopra di quella soglia. A oggi in tutti i distributori a Genova si viaggia, per la benzina non servita, tra i 2.01 e i 2.12 euro con punte anche più alte (lo scorso weekend si erano sfiorati o superati quasi ovunque i 2.20).

“Il taglio sulle accise aveva dato subito una boccata d’ossigeno ma gli sconti sono stati subito riassorbiti dai prezzi lievitati – osserva Fabio Bertagnini, presidente ligure dell’associazione di benzinai Faib Confesercenti – quindi la misura non è sufficiente, stiamo parlando di un bene primario, necessario a tutti i settori economici e a ogni cittadino, noi pensiamo, come stanno iniziando a ragionare già in Germania, che si debba valutare il ricorso a un prezzo amministrato dallo Stato”.

Lo sconto di 30 cents rischia di essere il classico pannicello caldo in una società dove chi non è costretto a prendere la macchina non la prende più. E se è vero che questo potrebbe rivelarsi un aspetto positivo sul fronte ambientale è però vero che non deriva da spinte ecologiste ma dall’impossibilità economica di fare il pieno.

“Questo taglio – aggiunge Bertagnini – lo stiamo pagando noi distributori, che ci siamo trovati da un giorno all’altro con 30 centesimi in meno sul prezzo di carburante già acquistato e nei serbatoi, e con soli 2 centesimi di ricavo al litro, parliamo di cifre tra i 5000 e i 7000 euro in meno per un distributore medio, perdite che a oggi non sono ancora state reintegrate dallo Stato“.

“A questo va aggiunto il fatto che i genovesi e i liguri hanno ridotto drasticamente la spesa per il carburante – prosegue il presidente dei benzinai della regione – ma siamo tutti nella stessa barca, ci vorrebbe uno sciopero della benzina da parte di tutti i cittadini, a prescindere dalle categorie, fermarsi per far capire a chi governa che non si può andare avanti così”.

L’opzione suggerita dai benzinai di Faib è quella di un “prezzo amministrato, come accadeva una volta in tempo di emergenza come quella attuale, la guerra in Ucraina, sappiamo che questo va contro le norme Ue sulla concorrenza ma non stiamo parlando di una situazione standard, tant’è che altri Paesi europei, come la Germania, stanno valutando se sia possibile percorrere questa strada”.

L’altro aspetto sottolineato da Bertagnini e dalle associazioni di categoria è il rischio di speculazioni: “Bisognerebbe fermarle, il prezzo al barile non giustifica gli aumenti stabiliti alla pompa”.

Da quando è iniziata la guerra, secondo i dati ufficiali del Mite, il prezzo della benzina è aumentato di oltre 21 cent in più, con un rialzo dell’11,5%, pari a 10 euro e 68 cent per un pieno da 50 litri, mentre il gasolio è maggiore di oltre 28 cent al litro, con un balzo del 16,5%, pari a 14 euro e 18 cent a rifornimento.

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