Corte d'assise

Ucciso e decapitato a 18 anni perché voleva lasciare il lavoro sottopagato, gli assassini di Mahmoud rinviati a giudizio

Il processo comincerà il 30 maggio davanti alla Corte d'assise di Genova. Rischiano il carcere a vita

tito e bob
Tito e Bob in tribunale per l'udienza preliminare

Genova. La gup Angela Nutini ha rinviato a giudizio Mohamed Ali Abdelghani Ali, detto Bob e Abdelwahab Ahmed Gamal Kamel, detto Tito, responsabili secondo l’accusa in concorso dell’efferato omicidio del 18enne Mahmoud Abdalla, il giovanissimo barbiere che voleva lasciare il lavoro presso la barberia dei due in via Merano a Sestri ponente perché lamentava di essere sfruttato e sottopagato.

Sono accusati di omicidio volontario in concorso aggravato dalla premeditazione e dai motivi abietti e futili oltre che di occultamento di cadavere. il processo comincerà il 30 maggio davanti alla Corte d’Assiste presieduta dal giudice Massimo Cusatti.

Mahmoud era stato ucciso il 23 luglio 2023 in un appartamento di via Vado. Quel pomeriggio Tito e Bob avevano convocato in una trappola mortale il ragazzo che voleva il suo stipendio e voleva trovare un lavoro migliore. Lo hanno accoltellato a morte in quell’appartamento e poi, a bordo di un taxi, con il cadavere del ragazzo in una valigia sono andati a Chiavari e nella notte hanno portato il corpo sulla spiaggia, gli hanno tagliato la testa e le mani gettando i resti in mare.

Mahamoud sosteneva infatti che in quella barberia di via Merano avevano contratti da 4 ore e ne lavoravano 12 e aveva molti stipendi arretrati per qualche migliaio di euro. E dopo la ‘ribellione del 18enne, un altro ragazzo aveva deciso di andarsene per la stessa ragione. Scatenando probabilmente anche per questo la rabbia dei suoi datori di lavoro.

Bob e Tito, sono stati arrestati grazie alle indagini dei carabinieri guidati da Michele Lastella, che hanno ricostruito meticolosamente i movimenti degli indagati prima e dopo il delitto anche grazie alle numerorissime telecamere di sorveglianza. I due sostanzialmente hanno ammesso il delitto seppur scaricandosi addosso a vicenda parte delle responsabilità . Tito in particolare ha detto che era stato il giovane a tirargli un pugno e che poi nella colluttazione sarebbe finito sopra il coltello, ricostruzione incompatibile con le lesioni riportate e con il fatto che i due avessero comprato il coltello e la mannaia poco prima del delitto

Sia Tito, difeso dagli avvocati Carlo Manti e Fabio Di Salvo sia Bob (difeso dagli avvocati Salvatore Calandra e Elisa Traverso) potrebbero a breve proporre ai famigliari di Mahmoud una prima piccola tranche di risarcimento ai famigliari. Il fratello di Mahmoud , che vive a Milano, oggi era in attesa fuori dall’aula. I genitori e altri due parenti vivono invece in Egitto. Secondo quanto appreso ciascuno dei parenti avrebbe chiesto un risarcimento danni di 140mila euro.

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