Genova. Aula magna gremita, molte persone sedute per terra e tante che hanno anche affollato l’ingresso per la presentazione del corso “Musica Pop: senso critico, omologazione e industria” che riporta Ivano Fossati all’Università di Genova.
Un percorso avviato ta il 2016 e il 2028 con il laboratorio “Linguaggi, figure professionali e meccanismi produttivi della canzone”, culminato con la laurea honoris causa, che adesso si concretizza in un vero e proprio insegnamento, articolato in 12 lezioni, accessibile a tutta la comunità studentesca: “Questo corso non sarà una passeggiata – ha spiegato Fossati – perché il parlare di musica pop può dare adito all’idea che si tratti di qualcosa di facile o di qualcosa che sappiamo già. Invece è molto più complicato e si andrà molto più in profondità anche con l’aiuto dei ragazzi stessi”.
Per il cantautore e compositore genovese questa è una sfida molto coinvolgente.“Mi aspetto molto da questa esperienza – aggiunge Fossati – perché ricordo i due anni che ho passato in università facendo i laboratori li ho terminati dicendo: vado via più ricco degli studenti. Ero assolutamente convinto di aver avuto più io da loro che il contrario”.
La presentazione del corso è stata anche l’occasione per parlare della musica italiana partendo da quello che è un momento di forte cambiamento del panorama internazionale: “La musica sta sicuramente cambiando, se c’è un momento in ci il cambiamento è in atto è proprio questo. I cambiamenti ci vogliono, ovviamente la musica stessa è materiale duttile, un materiale che si evolve in continuazione per cui non possiamo aspettarci che rimanga uguale a se stessa per tanto tempo, non lo fa, non è così, non può funzionare in questo modo. Dobbiamo essere pronti a quello che arriva – continua Fossati – negli anni Sessanta le persone che avevano la mia età oggi ascoltavano i gruppi beat, rock e dicevano che non era musica, la definivano ‘rumore’, e questo è un errore che si fa spesso nei confronti di ciò che è nuovo. Ciò che è nuovo invece va abbracciato anche quando ci fa un po’ male, anche quando sentiamo di non appartenergli, dobbiamo provare a capirlo”.
Da parte di Fossati arriva anche una lettura nuova del legame tra la musica e Genova: “La musica leggera e leggerissima genovese è un po’ dimenticata ma Genova ha avuto una produzione musicale formidabile, partendo da Natalino Otto negli anni Quaranta e arrivando ai rapper di oggi, la nostra è una delle città più musicali d’Italia, forse d’Europa. Genova è una città che ha sempre avuto interessi molto approfonditi nella musica: prima agli studenti accennavo della passione per il blues che dominava la città negli anni Settanta, parallelamente ai cantautori. Abbiamo avuto musicisti formidabili e quindi abbiamo una tradizione che va oltre i cantautori e che è molto più vasta e di cui credo la città dovrebbe tenere conto”.