Genova. Un grande striscione bianco con la scritta in rosso “Donna, vita, libertà. Al fianco delle donne dell’Iran” da questa mattina, vigilia dell’8 marzo, campeggia su una delle pareti dell’atrio di palazzo Ducale, davanti all’ingresso delle biglietterie. Il manifesto trova spazio a fianco di un altro striscione, giallo, quello dedicato a Giulio Regeni, il ricercatore torturato e ucciso in Egitto dai servizi segreti nel 2016.
Lo striscione dedicato alle donne iraniane, ma per estensione a tutti coloro che nel paese del medio-oriente stanno combattendo contro il regime, rimarrà esposto per testimoniare la vicinanza delle istituzioni genovesi a tutti coloro che chiedono libertà di espressione.
Questa mattina, a salutare l’iniziativa, c’era anche Sharareh Moghadasi, come rappresentante della comunità iraniana genovese che ha ricordato come “nel nostro Paese si stanno scavalcando tutti i più basilari diritti umani, le donne e le ragazze che combattono vengono incarcerate e uccise brutalmente”. Presenti anche alcune esponenti dei centri Per non subire violenza e Antiviolenza Mascherona che hanno sottolineato come purtroppo ogni giorno almeno una donna si rivolga a loro.
“Abbiamo inserito questa iniziativa negli eventi legati alla giornata unternazionale della donna, accogliendo la mozione sul tema, che era stata approvata all’unanimità dal consialio comunale lo scorso novembre – spiega l’assessore alle Pari opportunità del Comune Francesca Corso – il mio assessorato si è quindi occupato della realizzazione di questo striscione, 185 per 280 centimetri, che vuole essere un segno tangibile di solidarietà per tutte le bambine, le ragazze e le donne iraniane”.
“La cultura deve saper offrire occasioni di riflessione sui temi civili e spunti di approfondimento sulle questioni più stringenti del nostro tempo – sottolinea il presidente di Palazzo Ducale Beppe Costa – e questo il motivo per il quale abbiamo accolto con entusiasmo l’iniziativa scaturita dalla mozione unanime del consiglio comunale. Palazzo Ducale conferma in questo modo il proprio ruolo non soltanto di centro di produzione culturale, ma anche di attore sociale nella crescita di una comunità su temi fondamentali per la convivenza”.