Problema

Trasporto detenuti a rischio, i sindacati di polizia penitenziaria: “Mezzi fatiscenti”

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Genova. “Non solo sovraffollamento nelle carceri italiane. Da ieri, purtroppo, è anche l’esempio concreto di una situazione logistica caratterizzata dall’assoluta mancanza di mezzi adibiti al trasporto dei detenuti. Questo significa che diversi processi sono a rischio perché potrebbe essere impossibile garantire la presenza dei detenuti nelle aule di giustizia. D’altro canto tempo fa era già successo”.

A lanciare l’allarme è il segretario regionale della Uil Pa Polizia Penitenziaria Fabio Pagani nel denunciare lo stato del parco automezzi in dotazione.

“Durante il trasporto di due detenuti presso il Tribunale di Milano, detenuti appartenenti al circuito Alta Sicurezza, il mezzo in dotazione agli uomini di Genova Marassi è andato in avaria per un malfunzionamento dell’aria condizionata , Milano è intervenuto consegnando un mezzo obsoleto e sicuramente da rottamare”. Diversi i mezzi da riparare e fermi per indisponibilità di fondi.

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“E’ chiaro che in questa situazione si va verso la paralisi e potrebbero saltare molti processi. Non è eresia, quindi, affermare che più di un parco macchine bisogna riferirsi ad un cimitero dei mezzi. Vorrà dire – sottolinea Pagani – che la Polizia Penitenziaria dovrà industriarsi in maniera diversa ricorrendo al “girotondo a moto perpetuo” degli automezzi e semmai anche con traduzioni a piedi. Ciò
testimonia, come più volte denunciato dalla UIL, l’inadeguatezza e l’obsolescenza del parco automezzi in dotazione alla Polizia Penitenziaria.

La UIL torna a criticare la politica economica del Governo in tema di sicurezza – aggiunge il sindacato – ogni giorno i politici si attribuiscono meriti che, invece, sono di esclusiva pertinenza delle forze dell’ordine e della magistratura.

La verità è che lasciare a piedi i Poliziotti Penitenziari, rendendo concreta la possibilità che
saltino processi, non ci pare si possa definire una politica che aiuta la Giustizia e rafforza la
sicurezza. “In ogni caso – conclude Pagani – nel derby tra Salvini e Bonafede vince con grande scarto il primo. Chissà perché il Ministro degli Interni riesce sempre ad approvvigionarsi di uomini e mezzi, mentre il secondo sguarnisce le frontiere penitenziarie e lascia a piedi i suoi uomini a cui non pagano le missioni, bloccano i contratti e che spesso sono costretti, tra l’ altro, ad anticipare le spese per il carburante”.

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