Genova. Nessun dissequestro per ora dell’oleodotto Iplom a nove giorni dal disastro che ha sversato 600 metri cubi di gregge da Fegino al torrente Polcevera. La Procura di Genova per il momento non ne vuole sentir parlare. Anzi: “Il nostro timore, suffragato dalle carte e dalle prime analisi – spiega il procuratore capo Francesco Cozzi – è che lungo i 18 km di impianto ci siano altri punti a rischio rottura”.
Un tubo vecchio 50 anni, quindi, che ora la magistratura attraverso i suoi periti (il geologo Alfonso Bellini e l’ingegnere esperto in impiantistica Sandro Osvaldella) vuole analizzare palmo a palmo. “Il nostro obiettivo – dice ancora il procuratore capo – è restituire un bene che sia sicuro per le lavorazioni ma anche sopratutto per l’ambiente e la popolazione. E questo è anche interesse dell’azienda”.
Prima di poter riutilizzare l’impianto Iplom dovrà quindi provvedere a sostituire tutte le parti delle tubature considerate a rischio.
Ieri il procuratore capo ha fatto un sopralluogo a Fegino e sul Polcevera per rendersi conto di persona della situazione. Secondo le prime risultanze dei periti l’ipotesi della frana sarebbe assai poco probabile.