Proteste

Peste suina africana, animalisti contro la delibera regionale: “200mila euro pubblici regalati ai cacciatori”

Proteste per il provvedimento che dispone l'erogazione di 80 euro per ogni femmina uccisa, 40 per i maschi: "Regione ancora al servizio del mondo venatorio"

cinghiali bisagno

Genova. Contributi regionali per chi abbatte i cinghiali, 80 euro per ogni esemplare di femmina adulta e subadulta (esemplari rossi e striati) all’interno del Comune di Genova, 40 euro per i maschi. L’ultima iniziativa della Regione per il contenimento della peste suina africana ha – prevedibilmente – suscitato le ire delle associazioni animaliste, che sono insorte chiedendo che venga immediatamente ritirato.

“Una taglia da 200.000 euro di denaro pubblico regalato ai cacciatori autorizzati al depopolamento – tuonano da Gaia, Lav e Animalisti Genovesi – ovvero sterminio  di cinghiali femmine in periodo riproduttivo e anche cuccioli, per accontentare le lamentele della Federcaccia Liguria che il 29 febbraio scorso  aveva inviato a tutte le autorità competenti una lettera per chiedere una contropartita alle loro attività di uccisione, sia economica che di autorizzazione all’autoconsumo delle carni. Poiché questo ultimo punto non è possibile per le norme sanitarie in atto per la PSA la giunta Toti concede la taglia, di questo si tratta”

Le associazioni puntano il dito contro Regione Liguria e il commissario straordinario per la peste suina africana, Vincenzo Caputo, accusandoli di essere “nuovamente al servizio del mondo venatorio, dimostrando l’inefficienza nell’affrontare l’epidemia di  PSA perseverando nella fallimentare politica delle catture e uccisioni, tramite gli agenti della Vigilanza Faunistica, e battute tramite i GOT, in sostanza cacciatori, nelle zone di restrizione I e II con conseguente dispersione dei cinghiali in altre aree, movimentazione di persone e mezzi,  quindi espansione delle contaminazioni”.

Gaia, Lav e Animalisti Genovesi denunciano quindi “l’assenza di ascolto verso le associazioni animaliste e nemmeno di quella parte di comunità scientifica che propone da molto tempo interventi alternativi e non cruenti, che con l’enorme quantità di finanziamenti  elargiti al settore avrebbero avuto già dei risultati. Chiediamo a Vincenzo Caputo, che fine hanno i progetti per la sterilizzazione farmacologica attraverso farmaci immuno contraccettivi di cui annunciava il sostegno lo scorso anno?”

Alle proteste delle associazioni si è unita quella di Tiziana Nanni del gruppo Diritti Animali di Europa Verde Liguria: “Dilaga la peste suina in Liguria e la Regione mette una taglia dai 30 agli 80 euro per ogni cinghiale abbattuto o segnalato morto. Tale piano dovrebbe rispondere quindi non solo all’emergenza della peste suina ma intervenire anche sui “pochi” abbattimenti conseguenti ai recenti scioperi della caccia al cinghiale decisi per protestare contro le norme giudicate troppo restrittive – sottolinea – Contemporaneamente la destra italiana, ed in prima fila quella ligure, promuove una campagna contro la presenza del lupo in Italia e vota in Europa per abbassarne la tutela consentendo gli abbattimenti. Lo fa ignorando che gli studiosi da sempre considerano il lupo come il principale elemento di riequilibrio dell’ecosistema forestale perché controlla la sovrappopolazione di ungulati in modo selettivo, con una efficienza ineguagliabile da qualsiasi cacciatore e gratuitamente. Per l’amministrazione Toti a trazione leghista l’unica soluzione pare essere come sempre la “cura del piombo”, somministrata ad alte dosi dagli amici cacciatori”.

Alle associazioni ha risposto il deputato ligure Francesco Bruzzone: “Regione Liguria sta facendo il possibile per arginare il problema della pandemia di peste suina africana, insieme alla struttura commissariale nazionale. L’auspicio è che tutte le forze, anche quelle sociali, lavorino in quella direzione – è il commento – Dispiace apprendere nuovamente che qualcuno, all’insegna di squilibrate forme di animalismo, non condivida la necessità di combattere la pandemia mettendo a rischio sanitario le attività umane. Di queste associazioni apprezzo soltanto il coraggio che hanno, assumendosi la responsabilità di fare proposte che se dovessero essere attuate rischierebbero di incrementare la pandemia in corso.”

La contestata delibera porta la firma dell’assessore regionale alla Sanità, Angelo Gratarola. Secondo le fonti della Dire il costo di questo finanziamento complessivo è stato stimato in 200.000 euro e rientra negli oltre 3,3 milioni già accantonati e messi a disposizione di Alisa per il rimborso delle spese sostenute dagli Ambiti territoriali di caccia per il contrasto alla pandemia. Le risorse saranno riconosciute fino all’apertura della prossima stagione di caccia, ma, se si dovessero rivelare incisive, potrebbero anche essere rinnovate nel corso della stagione stessa. Tutti gli interventi di prelievo dovranno essere condotti sotto il coordinamento e la programmazione dei Gruppi operativi territoriali e per il riconoscimento dei contributi il numero dei capi abbattuti dovrà essere puntualmente rendicontato dagli Ambiti territoriali di caccia.

Al 9 aprile i casi positivi di peste suina africana erano 651 in Piemonte, 759 in Liguria, per un totale di 1.410. Gli ultimi cinque casi in Liguria sono stati rilevati tutti in provincia di Genova: due a Genova (124 totali), uno a Mezzanego (2), uno a Rovegno (54), uno a Sant’Olcese (6). I due casi piemontesi sono stati registrati in provincia di Alessandria, uno a Cassano Spinola (otto), uno a Cassine (sette). Rimangono stabili a 146 i Comuni in cui è stata osservata almeno una positività alla Peste Suina Africana.

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