Genova. Che fine hanno fatto i cinghiali nel Bisagno? In tanti se lo sono chiesto negli ultimi mesi, notando una drastica diminuzione – se non proprio la scomparsa – delle famiglie di ungulati che popolavano l’alveo del torrente. Dopo il moltiplicarsi degli allarmi sui social, alimentati dal crescente sospetto di una campagna di abbattimenti o avvelenamenti in massa, oggi la questione è sbarcata in consiglio regionale con un’interrogazione presentata dal Movimento 5 Stelle. E la risposta ufficiale è chiara: sono stati decimati dal virus della peste suina.
La prima positività alla peste suina su una carcassa rinvenuta nel Bisagno è stata segnalata alla Asl lo scorso 9 settembre. I sopralluoghi alla ricerca di altre carcasse infette nei giorni successivi non hanno dato esito: gli ispettori hanno trovato solo resti ossei negativi al virus. Ma poi, tra novembre e gennaio, sono stati segnalati tra novembre e gennaio ben 23 cinghiali morti o agonizzanti nel greto del torrente.
“Sono stati sottoposti tutti a campionamento – ha spiegato l’assessore alla Sanità Angelo Gratarola – e su tutte le carcasse, tranne un solo caso per cui sono ancora in corso gli esami, è stata riscontrata la presenza del Dna del virus. La sintomatologia clinica o le lesioni patologiche erano compatibili con l’infezione da peste suina africana. Non sono stati condotti accertamenti su altre cause di decesso” poiché, anche se “la sintomatologia di un eventuale avvelenamento con anticoagulanti o rodenticidi risulta sovrapponibile, l’attuale quadro epidemiologico e i recenti focolai nel contesto urbano non consentono dubbi sulle motivazioni del decesso, perciò la Asl 3 non ha reputato necessario formulare alcun sospetto. Questo lo dicono gli esperti veri, quelli certificati, tutto il resto è millantato credito”.
A presentare l’interrogazione è stato il consigliere Paolo Ugolini, riportando che “un gruppo di esperti e volontari hanno effettuato un sopralluogo nella zona per comprendere le cause dei numerosi decessi degli ungulati presenti nell’area sopracitata” e “dal sopralluogo si rileva che i cinghiali rimasti sono in salute, anche dal punto di vista comportamentale, portando quindi ad escludere che la riduzione del numero dei cinghiali nel Bisagno sia da attribuirsi a contagio da peste suina africana”.
“Vorrei sapere chi sono esperti volontari andati nel greto del Bisagno a valutare cosa era successo ai cinghiali agonizzanti e alle carcasse”, ha contestato l’assessore Gratarola ricordando che “c’è un’ordinanza che prevede una serie di regole” e che solamente il personale autorizzato può entrare in contatto coi corpi degli ungulati, onde evitare che il virus possa diffondersi tramite gli umani.
Secondo i dati ufficiali raccolti dall’Istituto zooprofilattico sperimentale Genova è il comune col maggior numero di positività accertate alla peste suina con 88 casi dall’inizio dell’emergenza. E, osservando la cartina, la maggior parte dei contagi sembra riguardare proprio il bacino del Bisagno. In base all’aggiornamento di oggi sono 1.278 i positivi in tutto, di cui 26 segnalati nell’ultima settimana (23 in Liguria, tutti in provincia di Genova). Rimangono stabili a 132 i comuni in cui è stata osservata almeno una positività alla peste suina africana.
“I cinghiali stanziali del Bisagno stanno morendo a un ritmo allarmante da settembre 2023. Oggi scopriamo che erano affetti da Peste suina africana. Peccato che ci sia voluta una nostra specifica interrogazione per scoprirlo e apprendere che l’Asl3 sta effettuando da allora indagini del caso – replica Ugolini -. Francamente, non si capisce perché la Regione non abbia ritenuto opportuno comunicare subito alla cittadinanza preoccupata gli esiti delle diagnosi effettuate sulle carcasse e soprattutto perché si sia fermata alle prime indagini. E non si capisce perché l’assessore Gratarola abbia scelto di buttarla in polemica. La nostra interrogazione andava in questa direzione: chiedere per informare”.
“Dalla risposta – prosegue Ugolini – si evince che le indagini non sono state approfondite, perché non hanno infatti appurato al di là di ogni dubbio che i cinghiali sono morti solamente a causa della Psa. Ad ammetterlo è stato lo stesso assessore. Grave che non si sia ritenuto doveroso completare le indagini per escludere un avvelenamento da anticoagulanti o rodenticidi. Ricordo all’assessore che con un’ordinanza ministeriale del 9 agosto 2023 sono state prorogate le norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati”.