Genova. “Erano stanziali da tanti e tanti anni, circa 120 nei mesi caldi, con le cucciolate, alcuni dei piccoli non sopravvivevano, e circa 80 nei mesi freddi, dati censiti dagli attivisti di zona. Per l’amministrazione sono deceduti a causa della peste suina, ma i numeri, le dinamiche lasciano perplessi. Stiamo facendo accertamenti al riguardo. Chi abita nei quartieri adiacenti, racconta un’altra storia, molto diversa e non congrua con la motivazione data dall’amministrazione”.
Queste le parole degli Animalisti Genovese e chiaramente l’oggetto del discorso sono i cinghiali del Bisagno, di fatto scomparsi dal greto del grande torrente nel giro di pochi mesi dopo anni di colonizzazione pacifica e spontanea. Il commento arriva dai canali social dell’associazione, in accompagnamento ad una video-rassegna di quello che era la vita del Bisagno fino a pochi mesi fa e che in queste ore sta ricevendo sostegno dal popolo della rete.
Ma non solo. Oltre a fare una fotografia della situazione attuale, gli animalisti rilanciano: “Tanti, troppi dubbi, e i dubbi vanno chiariti, lo dobbiamo a loro, i cinghiali del Bisagno, amati dalla maggior parte delle persone dell’Alta e Bassa Val Bisagno, e sopportati da altre, in fondo vivevano separati nel loro territorio, non avevano interazioni ne’ con umani ne’ con il traffico cittadino – si legge nella nota – Li abbiamo difesi negli anni passati quando venivano minacciati dalla Regione, ora andremo a fondo, per questo motivo e’ stata nominata una Commissione interna, affiancata da esperti non allineati con la Regione. Una Regione da sempre nemica dei cinghiali che ha promosso la loro eliminazione con uccisioni, sia parte dei cacciatori e degli Agenti Faunistico Regionali. Una Regione che mai ha voluto prendere in considerazione la coesistenza civile, mettendo in atto progetti non cruenti, recinzioni, sterilizzazioni, promossi da esperti del settore faunistico”.
Nelle scorse settimane, infatti, l’assessore regionale Gratarola aveva spiegato in Consiglio regionale che la scomparsa dei cinghiali nel Bisagno era dovuto alla peste suina, le cui tracce erano state riscontrate su numerose carcasse trovate nel greto del torrente. Una spiegazione che, oltre a far sorgere inquietanti dubbi sulla gestione sanitaria dell’epidemia (sull’efficacia delle misure prese e sui soldi spesi, soprattutto), non ha convinto gli ambientalisti che in queste settimane stanno raccogliendo testimonianze di molti residenti che avrebbero visto persone armate sparare agli ungulati.
“Sarebbe potuta diventare un’oasi cittadina di flora e fauna – continuano gli animalisti – Il Bisagno, un corridoio ecologico ricco di vegetazione, della cui varietà sono soggetti attivi proprio i cinghiali, seminatori naturali. Con un’adeguata cartellonistica distribuita sulle sponde, che racconti la vita degli abitanti, ungulati, caprioli, pennuti di varie specie, anche pavoni, miracolosamente sfuggiti alla morte, dopo essere stati liberati all’inizio attività venatoria per essere uccisi i dagli stessi allevatori/cacciatori. Il Bisagno, un’esplosione di natura e fauna selvatica, un’attrazione turistica, con visite programmate e guidate da etologi. Nel 2023 era partita una splendida iniziativa, le gite scolastiche sul Bisagno da parte di alunni e alunne di alcune classi, con la guida dell’etologo Francesco De Giorgio, per imparare ad osservare i cinghiali e capire le loro movenze e comportamenti dal vivo. Progetto interrotto nel corrente anno scolastico per la scomparsa degli stessi ungulati”.