Genova. “Sperimentazione di un modello di casa di comunità spoke basato su principi di accreditamento e committenza con sistemi erogativi più flessibili, sotto governance pubblica”. È quanto prevede un emendamento al piano socio-sanitario presentato dal consigliere Stefano Anzalone (in maggioranza, ma uscito dalla Lista Toti) e firmato anche dal resto del centrodestra. “Un emendamento che spalanca le porte della sanità ligure ai privati“, attacca il consigliere d’opposizione Ferruccio Sansa secondo il quale “il rischio è che così cominci la privatizzazione dei medici di base”.
Intanto oggi il nuovo piano sociosanitario della Liguria è stato approvato dalla seconda commissione regionale Salute e sicurezza sociale dopo aver sentito più di 100 persone nelle varie audizioni. Sarà all’esame dell’assemblea legislativa della Liguria martedì 21 novembre. “Un contributo fondamentale per raccogliere pareri e fornire ulteriori contributi sul provvedimento che ha tenuto conto delle diverse esigenze dei nostri territori. Un grande lavoro che ha portato ad avere un documento strategico che definisce le linee guida e gli obiettivi per la fornitura di servizi sociali e sanitari della nostra comunità per gli anni 2023-2025”, dice la consigliera della Lega Mabel Riolfo.
“Quattro righe scritte con la biro che cambiano la salute a 1,5 milioni di persone – denuncia Sansa -. Cosa dice l’emendamento? Le case di comunità realizzate in Liguria con soldi pubblici potranno essere affidate ai privati. È il classico cavallo di Troia. Le case di comunità infatti sono l’architrave del nuovo sistema sanitario nato con il Pnrr. Saranno luoghi dove i cittadini troveranno ambulatori, medici di base e specialisti, prevenzione e servizi sociali. È la base della nuova sanità”.
“Da tempo manifestiamo un timore: si investono soldi pubblici per realizzare queste strutture, ma non ci sono i soldi per pagare il personale.
Cosa succederà? La risposta era ovvia e ora è scritta nell’emendamento Anzalone: si realizzano le case con soldi pubblici, cioè di tutti, e poi si affidano ai privati che ci fanno le palanche. Non solo: il personale così potrà essere assunto dai privati. Il gioco è fatto”, sostiene Sansa. I medici di base così “potranno essere assunti magari dai privati, che ovviamente potrebbero voler scegliere medici e infermieri meno esperti e costosi”.
In realtà le case di comunità spoke sono previste dal Dm 77 del ministero della Salute e non sono finanziate dal Pnrr. Saranno strutture più snelle e diffuse in cui i medici di famiglia potranno liberamente aggregarsi. Dovranno garantire continuità di assistenza medica 12 ore al giorno e 6 giorni alla settimana, a differenza della versione hub (questa sì, coperta dal Pnrr) che dovrà essere prevista ogni 40-50mila abitanti e aperta tutti i giorni 24 ore su 24. Nessun commento, per ora, dall’assessore Angelo Gratarola.