Genova. Pioggia di osservazioni sul progetto della nuova marina di Pegli, presentato dalla Società Bagni Castelluccio srl e che prevede la costruzione di un nuovo porticciolo turistico sulla parte di litorale compreso tra – appunto – il Castelluccio e i capo del Risveglio con un nuovo molo e una vera e propria banchina con strada e parcheggi al posto dell’attuale massicciata che sostiene la ferrovia.
A destare perplessità è proprio la dimensione e la posizione del molo – pennello, che stando alle carte sarebbe costruito a ridosso della scogliera del Risveglio, tombando di fatto parte della piccola spiaggia ancora presente. A sollevare i dubbi sono gli uffici tecnici di Regione Liguria e diversi cittadini: “A tal riguardo è necessario valutare una possibile collocazione alternativa del molo di levante – si legge nella relazione della Direzione Generale Ambiente di Regione Liguria – per il quale è previsto l’innesto dal centro della spiaggia presente e sviluppo in prossimità degli scogli emersi alla base del “risveglio”, ove sono ancora presenti elementi naturali; alternativamente, l’innesto di tale molo nei pressi della scogliera artificiali a protezione della linea ferroviaria consentirebbe di salvaguardare il residuo lembo di spiaggia e potrebbe conseguire un minore disturbo alla zona del promontorio del “risveglio””.
Una richiesta che viene ripresa dalle diverse osservazioni depositate in questi giorni anche da diversi cittadini che segnalano la bellezza d’insieme di quello scorcio di paesaggio che di fatto è sopravvissuto alla cementificazione legata alle opere portuali e logistiche della zona: “Ci troviamo dentro ad una area portuale protetta da diga, e un pennello di tali dimensioni ha una scarsa utilità – si legge in uno dei documenti depositati – Si propone di eliminarlo in quanto la sua posizione e’ in una zona archelogica alto rischio, oltre che ad essere eccessivamente vicino alle abitazioni dei residenti”. Nel molo-pennello, inoltre, stando al progetto, sarebbero previsti spazi legati alla manutenzione della barche e al loro lavaggio, considerati da alcuni cittadini come incompatibili con il piccolo borgo storico che sorge a pochi metri.
Ma non solo: anche il ministero di fatto ha “fatto le pulci” al progetto, richiedendo ai proponenti numerose integrazioni tra cui quella di “fornire informazioni più specifiche e dettagliate riguardo ai possibili effetti per le alternative proposte, valutate solo qualitativamente e in maniera non approfondita“, e quella di chiarire alcune lacune del progetto come quale “cava sarà per l’approvvigionamento dei materiali per i riporti pari 88.660 metri cubi”, “individuare le aree di cantiere, di prefabbricazione e di stoccaggio, con analisi anche ai possibili effetti su ricettori sensibili presenti, specificandone le modalità di ripristino”. Lacune che sarebbero presenti anche nella parte ambientale, per cui gli uffici romani chiedono di “verificare l’assenza di specie e di habitat elencati nella Direttiva Habitat all’interno dell’Area di Influenza dell’opera, opportunamente georeferenziata, in un intorno di almeno 500 m dall’area interessata dal sito in cui sarà realizzata l’opera”.
La relazione del ministero – che chiede al proponente di rispondere a tutte le osservazioni – è stata depositato lo scorso 20 maggio, data dalla quale scattano i 30 giorni limite per presentare le integrazioni richieste, pena, come da prassi, l’archiviazioni del progetto.