Spettacolo

Genova scompare nel “caligo”, la nebbia di mare tipica di inizio primavera fotogallery

La nebbia da avvezione è un fenomeno sempre più frequente negli ultimi tempi

Video di Fabrizio Cerignale

Genova. Temperature miti, aria umida e calda, superficie del mare fredda. Sono gli ingredienti ideali per il caligo, la tipica nebbia di mare genovese che oggi pomeriggio ha nuovamente fatto la sua comparsa a Genova e sulle coste intorno alla città.

Una densa coltre ha invaso le spiagge dove decine di genovesi si stavano godendo il sole di questo febbraio decisamente poco invernale: così a Boccadasse, Vernazzola, Quarto, Quinto, Nervi, ma anche al Porto Antico, a Sestri Ponente, Pegli e Voltri. Il caligo ha lentamente avvolto le gru del porto, dove le sirene delle navi hanno iniziato a suonare per segnalare il pericolo ai naviganti.

Anche la nebbia da avvezione – così si chiama in termini scientifici – è un chiaro segnale di primavera anticipata, se mai ce ne fosse bisogno. E negli ultimi tempi è sempre più frequente. 

Come si forma. L’acqua marina al contatto con l’aria mite in scorrimento sopra la superficie evapora e tende a condensare rapidamente formando piccolissime gocce di vapore. Se la temperatura dell’aria raggiunge il punto di rugiada si forma la nebbia, che viene sospinta sulle coste dalle brezze di mare.

Ma perché si chiama così? E, soprattutto, è maschile o femminile? A spiegarlo a Genova24 era stato, prima della scomparsa, Fiorenzo Toso, arenzanese, già professore ordinario di linguistica all’Università di Sassari: “È un termine tecnico marinaresco. La parola è di origine latina e colta, infatti riprende il nominativo, e risale alla tradizione nautica medievale“. Dal latino caligo, caliginis deriva infatti l’italiano caligine, non molto usato ai nostri tempi per la verità.

Ma si dice il caligo la caligo? “Dovrebbe essere di genere femminile in base alla sua etimologia (cālīgo), e così suona in italiano, ma comprensibilmente nella nostra lingua è passata al maschile, o caligo“, aveva chiarito il docente. Insomma, sono corretti sia il maschile sia il femminile.

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