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Fine vita, anche in Liguria arriva una proposta di legge regionale: ecco cosa prevede

Dopo lo stop in Veneto, Pastorino (Linea Condivisa) e una parte dell'opposizione depositano un testo sul suicidio medicalmente assistito: al via l'iter legislativo

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Genova. Spunta anche in Liguria una proposta di legge regionale sul suicidio medicalmente assistito, il cosiddetto fine vita. A differenza del Veneto, dove la legge è stata bocciata in consiglio per un solo voto di differenza, la proposta ligure non è di iniziativa popolare ma è stata depositata negli scorsi giorni da alcuni consiglieri d’opposizione, primo firmatario Gianni Pastorino di Linea Condivisa, e si avvia ora all’iter legislativo che la porterà al vaglio dell’assemblea per l’eventuale approvazione finale.

La proposta di legge è stata elaborata e promossa dall’associazione Luca Coscioni, che nel frattempo ha avviato la raccolta firme in altre regioni, senza però riuscirci in Liguria, dove gli uffici del Consiglio avevano respinto il testo. L’aggancio è sempre la sentenza della Corte costituzionale Antoniani/Cappato del 2019 che ha dichiarato l’illegittimità dell’articolo 580 del codice penale nella parte in cui non esclude la punibilità per chi “agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.

“Abbiamo aderito all’invito dell’associazione Luca Coscioni per una legge sul fine vita che riprenda l’esempio del Veneto, sperando sia più fortunata – spiega Pastorino -. È un atto di civiltà, c’è un vulnus legislativo drammatico perché, nonostante l’intervento della Corte costituzionale, a livello centrale non si è riusciti a mettere mano alla normativa. A livello regionale credo si possano fare cose positive. Mi dispiace che mesi fa la Liguria non abbia aderito alla proposta della Coscioni di iniziare la raccolta firme per una proposta di iniziativa popolare. Quando è arrivato l’invito ho aderito subito, ho chiesto agli altri colleghi dell’opposizione e così abbiamo presentato questa proposta di legge”. A firmare il documento anche gli interi gruppi del Pd e del M5s, mentre non hanno aderito Pippo Rossetti di Azione e la Lista Sansa.

La legge è pressoché analoga a quella presentata e bocciata in Veneto. I requisiti per accedere al suicidio medicalmente assistito – completamente gratuito – sono quelli fissati dalla Corte costituzionale: la persona deve essere affetta da una patologia “irreversibile” con sofferenze fisiche o psicologiche reputate intollerabili e “tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale”, ma anche “pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”, esprimendo il suo proposito in modo “libero e autonomo, chiaro e univoco”.

La verifica di questi requisiti spetterà a una commissione medica multidisciplinare permanente istituita dalle Asl, composta da un palliativista, un neurologo, uno psichiatra, un anestesista, un infermiere e uno psicologo più eventuali membri aggiuntivi a discrezione della commissione stessa. Spetterà a questo organismo stabilire le modalità per garantire all’interessato la “morte più rapida, indolore e dignitosa possibile”.

Il procedimento di verifica dovrà concludersi entro venti giorni dalla presentazione dell’istanza: entro quattro giorni la Asl convoca la commissione permanente, entro i successivi otto giorni la commissione trasmette la relazione al comitato etico che deve rispondere nel giro di cinque giorni, infine l’azienda sanitaria comunica all’interessato il risultato del procedimento di verifica entro tre giorni. In caso di esito positivo, l’autosomministrazione del farmaco letale avviene al massimo dopo una settimana, salvo ovviamente la possibilità di sospendere, posticipare o annullare in qualsiasi momento l’erogazione del trattamento.

Ora ci vorranno probabilmente mesi prima che il testo arrivi in consiglio regionale. Dove l’esito della votazione, come era successo in Veneto, è tutt’altro che scontato. Se da un lato il segretario della Lega Matteo Salvini aveva preso una posizione chiara, dicendo che quella legge non l’avrebbe votata, dall’altra il presidente ligure Giovanni Toti, lodando “il coraggio di Zaia”, aveva chiarito subito che da parte sua sarebbe valsa la libertà di coscienza. È ipotizzabile che i voti contrari arrivino dall’area più conservatrice o ancorata ai valori cattolici (difesi anche da alcuni esponenti dell’opposizione), mentre la parte più centrista della maggioranza potrebbe sbilanciarsi a favore del sì.

Della proposta di legge si parlerà nel dettaglio lunedì 5 febbraio a Palazzo Ducale, quando la segretaria dell’associazione Luca Coscioni Filomena Gallo sarà ospite della rassegna L’inizio e la fine della vita in collaborazione col Centro Studi Antonio Balletto. Avvocata cassazionista, Gallo è specializzata in diritto minorile, diritto di famiglia, diritto pubblico e tutela dei diritti umani. È membro del direttivo di Science for Democracy, fondatrice e coordinatrice del comitato dei giuristi, accademici e studiosi per le libertà della Coscioni. L’appuntamento è alle 18.00 nella sala del Minor Consiglio.

“La proposta di legge regionale si inserisce nell’ambito delle competenze delle Regioni, mirando a definire ruoli, tempi e procedure per garantire l’accesso alla morte medicalmente assistita, conformemente alla sentenza della Corte costituzionale – aggiunge il capogruppo in Consiglio regionale del Movimento 5 Stelle Fabio Tosi -. Crediamo fermamente che sul tema ci si debba esprimere e dare anche un minimo di regole, siamo nel 2024 e certi temi a mio avviso non dovrebbero essere più visti o percepiti come dei demoni ma presi in considerazione con la massima serietà”.

“Accogliamo l’appello ad attivare una discussione sulle modalità con cui dare attuazione alla sentenza della Corte costituzionale in merito al fine vita – continua il capogruppo del Partito Democratico Luca Garibaldi -. In assenza di una legge quadro nazionale, resta un vuoto normativo insostenibile, che costringe i pazienti e le loro famiglie a tortuosi e lunghissimi iter processuali per vedere riconosciuti i propri diritti, mentre invece l’applicazione potrebbe essere riconosciuta dai sistemi sanitari regionali, con rigore e trasparenza. Speriamo che anche altre forze in consiglio intendano sottoscrivere la proposta dell’associazione Coscioni e auspichiamo che si possa sviluppare in aula una discussione larga e attenta al riconoscimento di un diritto di civiltà e di libertà”.

“Vi è un urgenza di dotarsi di una legge che tuteli il diritto sul fine vita conquistato a seguito della sentenza della Consulta – dichiara Jennifer Tocci, referente territoriale dell’associazione Luca Coscioni — Ringraziamo per la possibilità dataci di portare la pdl anche in Liguria tramite Loro deposito, dimostrando attenzione e sensibilità al tema. Ci auspichiamo che questo sia il primo passo per riuscire a determinare tempi rapidi e certi per le persone malate che ad oggi rischiano di rimanere incastrate in iter processuali lunghi e tortuosi vedendosi prolungare ingiustamente sofferenze insopportabili”.

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