Genova. “Ci auguriamo che su questa proposta possa esserci la convergenza di tutte le forze politiche. Votare contro significherebbe votare contro una persona malata che aspetta per mesi e anni una risposta tra sofferenze intollerabili. Sarebbe una tortura“. È l’appello lanciato da Filomena Gallo, avvocata e segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni, intervenuta oggi alla presentazione della proposta di legge sul fine vita Liberi subito depositata in Liguria dai consiglieri regionali d’opposizione. Un testo che “non aggiunge nuovi diritti, perché la sentenza della Corte costituzionale sul caso Cappato è in vigore, ma stabilisce tempi certi per i cittadini”.
La proposta sul suicidio medicalmente assistito, depositata in origine da Gianni Pastorino di Linea Condivisa e dai consiglieri di Pd e M5s, è stata sottoscritta anche dalla Lista Sansa. L’associazione Luca Coscioni aveva provato a presentare una legge di iniziativa popolare per avviare la raccolta firme sul territorio, ma gli uffici del Consiglio regionale hanno detto no.
“È stata un’azione inqualificabile – attacca Gallo -. Per due volte gli uffici hanno rifiutato la richiesta di assistenza redazionale. Inizialmente ritenevano la proposta di legge inammissibile perché non rientrava nelle competenze regionali. Dopo averla riformulata e aver migliorato il dettato, la posizione non è cambiata. Eppure questa legge è stata ammessa da altri Consigli regionali”. Ad oggi sette regioni – Veneto, Friuli, Abruzzo, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Marche – l’hanno già dichiarata ammissibile a prescindere dal colore politico. “Ci riserviamo iniziative giudiziarie se l’azione intrapresa dai consiglieri non portasse a una discussione. Non è una minaccia, ma i cittadini vogliono rispetto”, aggiunge la segretaria dell’associazione.
“Purtroppo questa regione non ha dato l’autorizzazione alla raccolta firme, si è creato un secondo vulnus su una materia che ha già un vuoto a livello nazionale – commenta Gianni Pastorino di Linea Condivisa -. Ci piacerebbe che la Liguria fosse la prima regione ad approvare questa legge, sarebbe una soddisfazione enorme”. “Sono rimasto basito dalla risposta degli uffici – rincara Fabio Tosi, capogruppo del M5s -. Parliamo di disaffezione alla politica ma alcune classi dirigenti ci mettono del loro”. “Spero non ci siano tecniche delatorie per rallentare percorso in aula, c’è un tema di libertà di coscienza. Nelle Marche la proposta è stata presentata insieme a un medico della Lega”, ricorda il capogruppo del Pd Luca Garibaldi. Per Ferruccio Sansa “lo Stato e la sanità non devono lasciare sole le persone che non vogliono continuare a vivere. La sfida dello Stato è trasformare in legge tutti gli aspetti della vita, perfino la morte”.
Secondo i numeri forniti da 209 Comuni liguri all’associazione Luca Coscioni, nella nostra regione almeno 6.903 persone hanno depositato un testamento biologico, uno ogni 173 abitanti, contro una media nazionale di uno ogni 212 abitanti. Almeno 166 persone si sono rivolte al Numero Bianco per chiedere assistenza sul fine vita. Sono state 18.535 le firme raccolte per il referendum sull’eutanasia legale. “Come associazione abbiamo deciso di coinvolgere i consiglieri, non smetterò di ringraziarli per la risposta. Ci auguriamo che questa iniziativa presto possa diventare patrimonio di tutto il Consiglio regionale”, commenta la referente ligure dell’associazione, Jennifer Tocci.
La legge è pressoché analoga a quella presentata e bocciata in Veneto. I requisiti per accedere al suicidio medicalmente assistito – completamente gratuito – sono quelli fissati dalla sentenza della Corte costituzionale: la persona deve essere affetta da una patologia “irreversibile” con sofferenze fisiche o psicologiche reputate intollerabili e “tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale”, ma anche “pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”, esprimendo il suo proposito in modo “libero e autonomo, chiaro e univoco”. La verifica di questi requisiti spetterà a una commissione medica multidisciplinare permanente istituita dalle Asl con un’équipe si specialisti che incontrano il paziente. Il procedimento di verifica dovrà concludersi entro venti giorni dalla presentazione dell’istanza: in caso di esito positivo, viene prescritto un farmaco letale. In qualunque momento si può sospendere, posticipare o annullare l’erogazione del trattamento. Maggiori dettagli qui.
E se la legge non fosse approvata? “Precisiamo che la sentenza della Corte Costituzionale sul caso Cappato è operativa sul territorio, è in vigore dal 2019. Quella sentenza non è impugnabile in alcun modo e va già applicata – spiega Gallo -. La proposta di legge che abbiamo messo a disposizione delle Regioni affianca l’attività delle pubbliche amministrazioni, in questo caso le aziende sanitarie, che devono fornire risposte in tempi certi alle persone che chiedono di essere sottoposte a verifica delle condizioni per poter procedere legalmente all’aiuto alla morte assistita, senza che questo aiuto costituisca reato.
In Veneto, nonostante la libertà di coscienza concessa dal presidente leghista Luca Zaia, la proposta non è riuscita a raggiungere la maggioranza necessaria per l’approvazione, ma una spaccatura si è consumata anche all’interno dell’opposizione. Il presidente Giovanni Toti aveva commentato che “è un tema di coscienza, non credo ci possa essere una disciplina di partito. Ovviamente non solo i singoli partiti ma anche le singole persone si esprimono come credono sia etico e giusto fare“. In Liguria servirebbero 16 voti, solo quattro in più rispetto a quelli assicurati virtualmente dalla minoranza. “Abbiamo il sentore che all’interno della maggioranza ci sia una discussione e sicuramente una parte a favore c’è“, si sbilancia Pastorino.
Alla presentazione è intervenuto anche don Giulio Mignani, ex parroco di Bonassola, ora sospeso per le sue posizioni anticonformiste su famiglie Lgbt, aborto, eutanasia e temi etici: “Non è vero che il mondo cattolico è contro questa legge, in gran parte è a favore. Non è solo di buonsenso, ma anche caritatevole ed evangelica”.