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La Liguria cresce a ritmo record su reddito e Pil, ma i ritardi sulle opere costano 2 miliardi

La fotografia di Ambrosetti, Toti: "Dati straordinari, e il meglio deve ancora venire". Ma aumenta la povertà e siamo ultimi per energia da fonti rinnovabili

panorama genova

Genova. Seconda regione italiana per crescita del reddito pro capite, quarta per crescita del Pil, regina incontrastata della blue economy. Ma con ritardi accumulati nella realizzazione delle infrastrutture che peseranno ben 2,3 miliardi di euro da qui ai prossimi cinque anni e segnali poco incoraggianti su giovani, persone a rischio povertà, energie rinnovabili e rifiuti.

È la fotografia dell’economia della Liguria realizzata da The European House – Ambrosetti, la società di consulenza che nel 2017 ha lanciato la piattaforma Liguria 2030 per monitorare e indirizzare le politiche pubbliche. Oggi la prima sessione dell’anno col presidente Giovanni Toti, nei prossimi mesi i quattro tavoli tematici per ciascuna provincia e il 1° luglio il forum finale coi dati del rapporto strategico aggiornati al 2024.

“I dati dell’osservatorio Liguria 2030 mettono in mostra una realtà del tessuto economico regionale molto positiva – sintetizza Valerio De Molli, managing partner e amministratore delegato di The European House – Ambrosetti -. L’andamento del Pil è a tassi di crescita superiori alla media nazionale e tra i primi d’Italia, l’export del sistema regione ha passato i 10 miliardi per la prima volta nella storia e anche i dati congiunturali più recenti mostrano una dinamica tre volte meglio della media del Paese. Anche l’occupazione, sia maschile sia femminile, resta su posizioni di crescita superiori alla media nazionale”.

Nel dettaglio, secondo elaborazioni di Ambrosetti su dati Istat, il tasso di crescita del reddito pro capite in Liguria nel 2021 è stato del 4,9%, superato solo dalla Lombardia (5,1%) e superiore alla media nazionale (4,5%). La crescita del Pil nel 2022 si è attestata al 5,1% (meglio solo Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Toscana) contro una media italiana del 3,7%. E anche per il 2023 si stima una crescita superiore a quella nazionale (0,9% contro 0,7%).

L’occupazione ha registrato un exploit nel 2022 pari al 3,6% (in Italia 2,4%, nel Nord Ovest 2%) e tale crescita è proseguita anche nei primi nove mesi del 2023 con un aumento del 2,8% (in Italia 2%, Nord Ovest 1,6%). La percentuale di Neet (giovani di 18-24 anni che non studiano e non lavorano) ha toccato il minimo storico nel 2022 raggiungendo il 14,8% (stesso record a livello nazionale, ma col 19%).

La Liguria si conferma protagonista della blue economy: il 10,5% delle imprese della Regione è attivo nell’economia del mare contro il 3,8% censito a livello nazionale. Ma la nostra regione si conferma al primo posto in classifica anche per incidenza di occupati (14,4%) e valore aggiunto (11%) del settore sul totale regionale. Spicca il primato in Teu movimentati (35,1% del totale italiano), mentre le crociere valgono un secondo posto dopo il Lazio (2,101 milioni di passeggeri, il 23,3% del totale nazionale).

Secondo le stime degli economisti, l’impatto strutturale del Pnrr potrà innescare un aumento duraturo del tasso di crescita medio del Pil della Liguria, portando a un differenziale positivo dell’11,4% (equivalente a 6,7 miliardi di euro in più) calcolato al 2036.

“Sono dati straordinari – commenta il presidente Giovanni Toti -. La Liguria, che per molti decenni è stata una regione piuttosto sonnacchiosa, oggi guida la classifica di quasi tutti i principali indicatori economici. Il meglio deve ancora venire, perché le opere infrastrutturali in corso, che ci pongono ben al di sopra delle altre regioni per investimenti del Pnrr, del Pnc e del Fsc, faranno sì che anche quei limiti strutturali (orografia, numero di strade presenti, gallerie e viadotti) vengano superati. Quindi una regione che cresce tanto senza lasciare nessuno indietro”.

Il tallone d’Achille è sempre lo stesso: le infrastrutture. E in particolare i tempi per portarle a termine. Il Terzo Valico, la Gronda, il nodo ferroviario con le nuove fermate, la nuova viabilità Vado-Quiliano-Savona, il nuovo casello di Vado, il collegamento con l’aeroporto Colombo: tutte opere che viaggiano a rilento sulla tabella di marcia. The European House – Ambrosetti stima che, senza questi ritardi, l’impatto degli investimenti sul Pil (passato da 49,8 miliardi a 56,6 miliardi dopo il Covid) sarebbe stato superiore di 2,3 miliardi di euro cumulati al 2030.

Ritardi che “non sono solo causati da incapacità locali ma anche dal rapporto centro-periferie e da una pluralità di attori – precisa De Molli -. Ma, come dico sempre per chi esprime critiche sul Pnrr, dobbiamo guardare il lato positivo. Il Pnrr è il doppio del piano Marshall sulla dimensione economica dell’epoca. Se anche riusciamo a mettere a terra l’80% di tutto il piano facciamo una cosa senza precedenti“.

Dal punto di vista sociale e ambientale, però, la Liguria registra una serie di peggioramenti nel 2023 rispetto all’anno procedente: arretrano ad esempio gli indicatori su popolazione giovane, percentuale di laureati, start-up innovative, speranza di vita, bambini iscritti al nido. Le persone a rischio povertà sono il 17,8% della popolazione, in crescita di 1,5 punti percentuali (0,1 punti a livello nazionale). “La parte di struttura demografica e anagrafica resta una croce – evidenzia De Molli -. Bisogna stimolare di più l’attrattività per giovani famiglie”. La Liguria risulta inoltre l’ultima regione italiana per produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (in ulteriore diminuzione) e perde terreno anche sul conferimento dei rifiuti in discarica.

 

 

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