Il commento

Associazioni pro-vita nei consultori, la presidente di Aied: “Così si lede la libera scelta delle donne”

Mercedes Bo commenta l'approvazione di un emendamento al Pnrr che aprirebbe la strada alla presenza di rappresentanti di associazioni contro l'aborto nelle strutture pubbliche

aied

Genova. “Per una donna decidere di ricorrere all’interruzione di gravidanza è già difficile. Figuriamoci se fosse costretta a discuterne con associazioni che sono ideologicamente contrarie”.

A parlare è Mercedes Bo, presidentessa di Aied Genova, l’Associazione italiana per l’educazione demografica. Bo ha iniziato a interessarsi di temi come la contraccezione, la salute e i diritti delle donne e la sessualità nel lontano 1971, quattro anni prima la promulgazione della legge 405 che ha istituito i consultori familiari. Oggi l’Aied di Genova è uno dei consultori più attivi a livello nazionale nella rete, e le parole della sua presidentessa arrivano nei giorni in cui infuria la polemica sull’approvazione, da parte della Camera, di un emendamento al ddl per la conversione in legge del decreto Pnnr a tema sanità presentato dal deputato di Fratelli d’Italia Lorenzo Malagola. Un provvedimento che, se approvato anche dal Senato, potrebbe aprire la strada all’ingresso delle associazioni pro-vita e antiabortiste nei consultori.

La proposta di Malagola prevede che venga inserito nel testo del decreto il seguente articolo: “Le regioni organizzano i servizi consultoriali nell’ambito della Missione 6, Componente 1, del Pnrr e possono avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”. È in primis su questo che Bo esprime la prima perplessità: “Non riesco a capire perché associare un’attività di questo genere al Pnrr, dal testo sembra che sarebbe fatta a costo zero per la sanità pubblica, dunque perché l’hanno messa nel Pnrr?”.

A questo si aggiunge un’altra questione, che è quella su cui si dibatte ormai dal 16 aprile. I consultori devono infatti già svolgere attività di sostegno alla maternità, esaminando – recita la legge 194/78 sul diritto all’aborto – “le possibili soluzioni dei problemi proposti”, e hanno il compito di aiutare la donna “a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto”.

Alla luce del testo di una legge che “a oggi funziona benissimo”, Bo osserva: “Se fossi una dipendente di un consultorio pubblico sarei offesa da questa proposta. Significa ritenere che le persone che lavorano in consultorio, che sono tutte preparate e fanno questo lavoro da anni, non svolgono il loro lavoro come dovrebbero”. Tradotto in parole povere, se il consultorio già svolge attività di “sostegno alla maternità”, così come previsto per legge, a cosa serve approvare una legge che consente ad associazioni del terzo settore di entrare, a titolo gratuito, nei consultori per fare la stessa cosa?

“Non ce l’ho ben chiaro – sorride amara Bo – A Genova i consultori lavorano bene, anche se i pubblici soffrono moltissimo della carenza di personale e di fondi. A Genova sono stati aperti nel 1976, e se è certamente vero che la legge 194 potrebbe essere meglio applicata, è altrettanto vero che in questi anni abbiamo ridotto gli aborti a meno di un terzo di quelli che erano nel ’78 e il tema dell’ivg è residuale. In Liguria siamo siamo i primi in Italia a far fronte al tema del calo della natalità, noi oggi come Aied abbiamo la nostra attività di ordine ginecologico più o meno stabile, ma le richieste più numerose, da dopo la pandemia di Covid, sono legate all’assistenza psicologica”.

L’Aied è iscritta al Registro unico del Terzo settore – rientra quindi sotto l’ombrello delle associazioni cui fa riferimento l’emendamento – e non riceve contributi pubblici. Gli introiti provengono dal tesseramento annuale e dalle visite ginecologiche, appunto (a prezzo calmierato per chi ha meno di vent’anni). L’associazione si occupa poi di educazione sessuale e alla contraccezione nelle scuole.

Al di là delle parole della presidentessa dell’Aied basta guardare i numeri. Secondo i dati del Ministero, nel 2018 in Liguria le interruzioni volontarie di gravidanza sono state 2.257 nel 2021 sono calate a 1.976. Nella nostra regione i consultori sono 50, 30 dei quali effettuano counselling sul tema, e sono 12 i punti in cui vengono effettuate Ivg, l’85,7% delle strutture regionali. Aumentano anche le donne che fanno ricorso all’aborto farmacologico: nel 2021 il 72,5% delle interruzioni volontarie di gravidanza della regione è stato fatto con la RU486, tasso tra i più alti in Italia. Per Bo “il tema portato da Malagola non è prioritario. La legge sui consultori funziona bene. Abbiamo piuttosto un’urgenza di sanità pubblica che non funziona, e su quello bisognerebbe concentrarsi”.

Che cosa comporterebbe, nella pratica, l’approvazione dell’emendamento presentato da Malagola? “Può provocare una cosa molto semplice – sottolinea Bo – invece di favorire l’applicazione completa e corretta della 194 scardinerebbe il principio fondamentale di questa legge, che è quello della libera e autonoma scelta delle donne. La legge prevede che nel consultorio si parli con le donne che richiedono un’interruzione volontaria di gravidanza, che si capisca la ragione della decisione ed eventualmente le si aiuti a superare le ragioni per cui ritengono di dover interrompere la gravidanza. Ma il diritto di scelta è comunque della donna e ciò che lei dice deve essere sempre rispettato: è già difficile fare una scelta di questo genere, figuriamoci essere costrette a discuterne con associazioni che ideologicamente sono contrarie”.

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