Iniziativa

ProMed, al via il nuovo progetto di ricerca della Fondazione Acquario per la tutela dei cetacei

Il progetto, finanziato da Aderholt, Goh Trust, valuterà lo stato di conservazione dei Cetacei e monitorerà la diversità delle specie in relazione ai cambiamenti climatici

delfino acquario

Genova. La Fondazione Acquario di Genova dà il via a PROMED (PRotecting MEditerranean Diversity)un nuovo importante progetto di ricerca per la tutela della diversità dei Cetacei nel Mar Mediterraneo. Obiettivo principale della ricerca è valutare lo stato di conservazione dei Cetacei che vivono nel Mare Nostrum e il monitoraggio della diversità delle specie, soprattutto in relazione agli effetti del cambiamento climatico.

Il progetto, della durata di 3 anni, è finanziato da Aderholt Goh Trust, fondo benefico impegnato a salvaguardare la biodiversità marina, sostenendo la ricerca scientifica, e prevede il coinvolgimento di una grande rete di ricerca a livello Mediterraneo.

I dati raccolti dalla Fondazione Acquario di Genova e dagli altri istituti scientifici verranno caricati e condivisi su Intercet www.intercet.it/, la piattaforma GIS su Web di proprietà della Regione Liguria per lo studio e la conservazione dei mammiferi e dei rettili marini. La piattaforma è stata sviluppata all’interno del progetto GIONHA, un progetto Interreg cofinanziato dall’Unione Europea, è gestita dalla Fondazione e raccoglie oggi i dati provenienti da oltre 50 enti di ricerca che hanno partecipato negli anni ad altri progetti di networking coordinati dalla Fondazione Acquario di Genova, come TursioMed e InterMed.

La piattaforma sarà aggiornata periodicamente al fine di garantire la piena compatibilità dello strumento con l’ambiente informatico continuamente e rapidamente in evoluzione.

Uno degli obiettivi del progetto PROMED è sostenere campagne di ricerca a livello locale per espandere l’area di raccolta dati, includendo zone oggi poco coperte dal network di ricerca, come la costa adriatica italiana. Questo consentirà di avere un quadro più esaustivo della presenza dei Cetacei nel bacino del Mediterraneo.

All’interno del progetto verranno sviluppate analisi approfondite dei dati disponibili, anche dottorati di ricerca e borse di studio, utilizzando modelli predittivi per mappare la distribuzione dei cetacei al livello di bacino, anche in relazione agli effetti del cambiamento climatico.

Il Mar Mediterraneo è infatti considerato un hotspot del cambiamento climatico, proprio in conseguenza della sua posizione “mediterranea”, stretta tra Africa ed Eurasia. Con la diminuzione delle precipitazioni, per esempio, si osserva anche una riduzione del flusso di nutrienti dalla terra ferma al mare, nutrienti che sono fondamentali per la “produzione primaria”, ovvero per la fioritura del plancton vegetale che sta alla base della piramide alimentare. Questo fenomeno, assieme a un aumento di eventi estremi come le ondate di calore (Heat Waves), potrebbe avere conseguenze negative su alcuni organismi marini, inclusi naturalmente i cetacei, che potrebbe risultare in un’alterazione della diversità di specie nell’intero bacino.

Parallelamente verranno condotte campagne di informazione e comunicazione per condividere i risultati della ricerca e sensibilizzare istituzioni, aziende, cittadini sulla necessità sempre più impellente di una maggiore tutela del mare e dei Cetacei, attraverso l’implementazione di piani di gestione integrata che consentano un corretto equilibrio tra l’attività antropica e la tutela del patrimonio naturale.

Sin dal 2000 la Fondazione Acquario di Genova e l’Acquario di Genova conducono attività di ricerca in mare per studiare i cetacei che nuotano lungo le coste della Liguria, all’interno del Santuario Pelagos.

I ricercatori si muovono a bordo di gommoni, armati di binocoli, macchine fotografiche con teleobiettivo, idrofono, GPS.

Quando avvistano un gruppo di delfini segnano la posizione geografica esatta, la specie, il numero di individui e scattano un gran numero di fotografie. Queste fotografie permettono di distinguere un individuo dall’altro, grazie ai “segni particolari” presenti soprattutto sulla pinna dorsale.

Le immagini utili alla “foto-identificazione” vanno ad arricchire un catalogo che consente di stimare il numero di animali presenti nell’area e seguire i loro spostamenti.

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